Indice
Cosa significa demenza senile?
La demenza senile è un
deterioramento cognitivo:
-
Globale;
-
Cronico;
- Generalmente irreversibile che può riconoscere diverse cause.
La demenza
è conseguente alla morte dei neuroni presenti in alcune
aree del
cervello responsabili di importanti funzioni quali la
memoria,
l’attenzione e la
coscienza.
Si tratta di una malattia
cronica, caratterizzata da deficit cognitivi e disturbi del comportamento, con
progressione più o meno rapida, a cui consegue la
perdita dell’autonomia e
dell’autosufficienza.
Cosa
significa demenza senile? La demenza senile comporta un
declino cognitivo ed una serie di
alterazioni comportamentali associate a malattie che si manifestano a causa dell’invecchiamento. Tale
malattia, pertanto, conduce a vari
gradi di
disabilità e dipendenza dagli altri, spesso i familiari, fino alla immobilizzazione a letto.
Quali tipi di demenza esistono
Secondo una delle classificazioni più usate, le demenze vengono distinte in:
-
Demenze corticali, che includono la malattia di Alzheimer che è la più frequente forma di demenza, sono caratterizzate da atrofia corticale, cioè morte e degenerazione dei neuroni della corteccia cerebrale. Questa demenza causa, principalmente, alterazioni della memoria;
-
Demenze sottocorticali, caratterizzate principalmente dal rallentamento dei processi cognitivi (cioè difficoltà a ragionare o a prendere decisioni), dal rallentamento dei movimenti, da alterazioni della personalità, che si manifestano con disturbi affettivi come apatia (cioè assenza di interesse per persone, esperienze e cose ogni cosa) e depressione.
- Nelle demenze sottocorticali la perdita della memoria non è molto frequente; infatti, spesso le persone continuano a mantenere anche dopo diversi anni di malattia. Una delle demenze sottocorticali più note è quella associata alla malattia di Parkinson.
È opportuno ricordare che la demenza senile
compare spesso in forma
mista, caratterizzata sia dalla perdita della memoria che da alterazioni psichiche.
Demenza: cosa succede
I sintomi principali della demenza senile hanno un
esordio graduale e sono:
-
La perdita della memoria, soprattutto per i fatti più recenti, quella che conosciamo come memoria a breve termine, una manifestazione precoce della malattia. Le persone con demenza dimenticano i fatti accaduti nell’ultimo periodo più di recente, ma spesso conservano i ricordi degli eventi avvenuti molti anni prima;
-
La perdita della capacità critica, cioè della capacità di giudicare i fatti che avvengono, del pensiero astratto;
-
Le disfunzioni del linguaggio (afasia), che portando le persone con demenza senile ad avere difficoltà nella ricerca delle non sapere parole, o a non sapere attribuire il nome ad come si chiama un oggetto di uso comune come, per esempio, un cucchiaio;
-
Il disorientamento spazio-temporale, a causa del quale spesso che i pazienti con demenza si perdono, se escono da casa soli, o non sanno dove si trovano se lontani dalle mura domestiche e tendono a girovagare con aria inquieta;
-
Alterazioni della personalità e disturbi comportamentali, che possono svilupparsi precocemente o tardivamente: il 10% dei pazienti con demenza può manifestare sintomi psicotici, allucinazioni, delirio, paranoia. In generale, inoltre, i pazienti reagiscono alla perdita dell’autosufficienza e della memoria sviluppando irritabilità, irascibilità (che può portare ad atteggiamenti aggressivi), agitazione ed una forte labilità emotiva. La sintomatologia psichica e comportamentale associata alla demenza viene definita con l’acronimo BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia). La demenza ha inoltre legami abbastanza profondi con il disturbo bipolare, che, secondo alcuni studi, ne aumenta il rischio di insorgenza;
-
Disturbi motori: subentrano soprattutto tardivamente, quando per il soggetto diventa impossibile camminare, alimentarsi in autonomia (una delle conseguenze della demenza senile è la denutrizione dovuta all’impoverimento della dieta e al rifiuto del cibo) e compiere le normali azioni quotidiane. Talvolta il paziente non riesce più a deglutire (disfagia): in questi casi il rischio di polmonite dovuta ad inalazione accidentale di particelle di cibo (polmonite ab ingestis) è elevato;
- Le crisi epilettiche hanno un’incidenza superiore nelle persone affette da demenza senile rispetto alla popolazione generale.
Qual è l’aspettativa di vita? La demenza senile è una malattia progressiva che evolve con velocità variabile. Per questa ragione è difficile stimare la sopravvivenza dei pazienti. In generale, è accertato che riduca l’aspettativa di vita, ma non è possibile stabilire di quanto. Generalmente, la morte subentra a causa di un’infezione.
La demenza senile e il fine vita

In uno
stadio relativamente
avanzato, le
dimenticanze di cui soffre il paziente sono sempre più significative, tanto da impedirgli di ricordare il nome dei familiari. Inoltre,
aumenta il suo
disorientamento topografico,
spaziale e
temporale. Il malato tende a
trascurare sempre di più il proprio aspetto, l’alimentazione, l’igiene personale ed è soggetto a violenti sbalzi d’umore.
Progressivamente si riduce la sua
autonomia e comincia ad avere bisogno di
assistenza anche per le azioni più elementari.
In questo
secondo stadio della demenza senile, una delle possibili complicazioni è rappresentata dalle
fratture, che possono verificarsi anche per traumi lievi, a causa dello stato di indebolimento della struttura ossea e di disorientamento spazio-temporale del paziente. Si stima che il 2
0% degli anziani che cadono muoia a causa delle
sequele di questi episodi traumatici entro sei mesi e che il
60% di essi perda l’autonomia residua. Diventa quindi
indispensabile, al fine di prevenire queste pericolose evenienze,
predisporre un’organizzazione di
casa sicura, rimuovendo i tappeti e proteggendo gli spigoli, accompagnando la persona quando deve andare in bagno, aumentando il livello di attenzione in caso abbia malattie concomitanti (come l’
influenza).
La demenza
grave subentra nell’ultimo
stadio della malattia, quando la persona è completamente
immobile e dipendente e necessita di assistenza continua e totale. In questo stadio finale le funzioni del linguaggio e della comprensione verbale, la capacità di
riconoscere anche le persone affettivamente molto
vicine vengono completamente
perdute, malgrado il malato possa esprimere emozioni e sentimenti attraverso le espressioni del viso.
Poiché
l’ultimo stadio della malattia può durare anche mesi o anni, le
complicazioni associate alla permanenza a letto in uno stato di immobilità sono frequenti. La persona allettata può avere:
-
Lesioni da decubito: si tratta di ulcerazioni più o meno profonde della pelle che necessitano di medicazione regolare. Per ridurre al minimo il rischio delle piaghe da decubito, è opportuno cambiare la posizione del paziente ogni due/tre ore, verificando che non ci siano pieghe tra le lenzuola e nella biancheria (che possono generare una pressione anomala sulla cute e contribuire alla formazione di nuove piaghe) e verificare che la biancheria sia asciutta;
-
Infezioni (broncopolmoniti, infezioni delle vie urinarie);
-
Stipsi ostinata e ritenzione urinaria;
-
Disturbi della circolazione venosa degli arti inferiori, come le flebiti agli arti inferiori, ad alto rischio di evoluzione in embolie polmonari. Ai fini della prevenzione dell’anchilosi e delle flebiti, è importante mobilizzare passivamente gli arti del paziente e favorire fino a quando è possibile la permanenza in carrozzina o in poltrona.
Quando il
carico dell’assistenza diventa
insostenibile per la
famiglia, la persona con demenza viene
ospedalizzata in una struttura specializzata, generalmente una struttura di comunità o un hospice. Questa è la fase di gestione del fine vita, un tema doloroso che tuttavia deve essere affrontato, perché la persona conservi la sua dignità fino alla morte. Occorre che il
paziente abbia
accesso a
tutti i farmaci necessari e che venga accompagnato anche in questo ultimo percorso della sua vita: il saluto finale è tanto importante per chi se ne sta andando quanto per chi rimane.
Chi colpisce la demenza
La demenza senile colpisce
tra l’1 e il 5% della popolazione
con più di 65 anni di età. Inoltre, diversi studi scientifici hanno dimostrato che la
percentuale di persone con demenza senile
aumenta con
l’avanzare dell’età. Infatti, raddoppia ogni 4 anni, fino ad arrivare ad una percentuale pari a circa il 30% nella popolazione di età 80 anni ed oltre. In Italia si stima che ci siano circa 500 mila persone con demenza di Alzheimer (la più frequente delle demenze senili), mentre in Europa si stima che la demenza di Alzheimer rappresenti il 54% di tutte le demenze.
Netto l’aumento dei casi di demenza nel mondo, saliti a
47 milioni di malati, con un incremento di ben 12 milioni dal 2010 a oggi. Lo rivela il “Rapporto mondiale Alzheimer 2016", a cura dell'Alzheimer's Disease International (Adi) con una proiezione decisamente allarmante: si stima che la diffusione della demenza sia destinata a raddoppiare ogni 20 anni.
Il dato attuale in Italia stima che ne siano afflitte 1.241.000 persone e le proietta a quota 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050. I nuovi casi registrati in Italia nel 2016 sono 269.000, il resto del mondo ne ha registrati quasi 10 milioni. Imponenti i costi correlati: attualmente ammontano a 818 miliardi di dollari, cifra che nei prossimi tre anni salirà a 1.000 miliardi di dollari. In Italia i costi associati alla malattia nel 2015 hanno raggiunto quota 37,6 miliardi di euro.
Come si diagnostica la demenza senile
Chi
diagnostica la demenza? La diagnosi di demenza si basa sull’analisi:
- Dei sintomi;
- Dei risultati dell’esame obiettivo condotto dal neurologo;
- Dall’esito dell’esame dello stato mentale (che consiste in una serie di domande a cui rispondere e compiti da svolgere) e delle procedure di imaging cerebrale.
In alcune circostanze sono necessari
test neuropsicologici, che valutano le funzioni mentali e permettono la diagnosi differenziale.
Dal punto di vista clinico e di laboratorio può essere
molto difficile stabilire l’origine della demenza. Talvolta, la causa può essere identificata con esattezza solo post mortem.
Quali esami sono utili
Per comprendere se la
demenza è
secondaria ad una specifica condizione clinica, è possibile sottoporsi ad esami di laboratorio:
- Il dosaggio del TSH (il fattore che stimola la secrezione degli ormoni tiroidei) può servire a identificare uno stato di ipotiroidismo che può causare deficit cognitivo;
- La rilevazione dei livelli di vitamina B12: è stata osservata una correlazione fra la demenza senile e la carenza di vitamina B12;
-
Test per la diagnosi di malattie quali l’AIDS e la sifilide;
-
Biomarker per l’Alzheimer: sono disponibili ma poco utili nella pratica clinica.
La
TC e la
risonanza magnetica possono essere utilizzate per la valutazione iniziale di uno stato di demenza o di alterazione cognitiva, come strumento per individuarne le cause e stadiare la malattia.
La
PET con fluorodesossiglucosio descrive le modalità di perfusione cerebrale e permette di distinguere fra le
diverse forme di demenza (Alzheimer, demenza frontotemporale, demenza con corpi di Lewy).
La PET con i
traccianti radioattivi amiloidi, che si legano specificamente ai depositi caratteristici della malattia di Alzheimer, consente la visualizzazione delle placche per la diagnosi della malattia.
La diagnosi differenziale delle demenze senili
La
demenza senile può essere
confusa con il
delirium, un’altra condizione che comporta un’alterazione della capacità cognitiva.
Ma, mentre la demenza colpisce prevalentemente la
memoria, il delirium disturba molto di più
l’attenzione. Inoltre, a differenza della demenza, provocata da alterazioni strutturali progressive e irreversibili del cervello, il
delirium è uno stato generalmente
reversibile e causato da una malattia acuta o da un evento accidentale (come la reazione avversa ad un farmaco).
La differenziazione deve essere effettuata precocemente mediante
l’anamnesi e l’
esame neurologico del paziente, per poter mettere in atto eventuali soluzioni terapeutiche, nel caso si tratti di delirium.
Qualche volta il delirium
può essere
presente anche nelle persone con
demenza senile.
Demenza senile o depressione?
La
depressione può, nell’anziano,
confondersi con la demenza senile. Si tratta di due aspetti che spesso coesistono e non è raro che la depressione sia il primo sintomo della demenza.
La demenza senile può essere
confusa con
l’ansia, soprattutto nelle circostanze di maggiore confusione mentale e irrequietezza del paziente.
Quando è demenza e quando è solo invecchiamento?
Occorre anche, in fase
diagnostica, distinguere la fisiologica compromissione della
memoria legata
all’età, che porta gli anziani ad avere bisogno di più
tempo per richiamare un’informazione alla mente, con il deterioramento cognitivo vero e proprio. Questa
discriminazione può essere
difficile, nelle fasi
iniziali della malattia.
Anche in presenza di un deterioramento cognitivo lieve, se il soggetto
rimane fondamentalmente
autonomo nelle funzioni quotidiane
non si tratta di demenza.
Demenza senile o schizofrenia
La
schizofrenia è una patologia
psichiatrica ad insorgenza
precoce (intorno ai 20 anni) che porta ad un deterioramento delle facoltà mentali. Per le sue manifestazioni, presenta analogie con le demenze: per questa ragione è stata definita, nel passato,
dementia praecox. È proprio l’età il fattore principale che permette la
distinzione fra le due patologie.
Le cause della demenza senile
La demenza può avere
diverse cause e
spesso questi
aspetti si manifestano
contestualmente.
Le demenze vascolari
La
demenza vascolare (demenza ischemica) rappresenta la
conseguenza di ripetuti
micro-infarti, ovvero interruzioni del flusso di sangue (
ischemia) in piccoli vasi del cervello responsabili della morte dei neuroni localizzati nel territorio irrorato.
L’incidenza di queste forme è più
frequente nei maschi di età superiore ai 70 anni.
Questi micro-infarti, molto spesso, sono troppo
limitati per causare sintomi nel momento in cui avvengono come, invece, accade nell’ictus. Ma il ripetersi di questi episodi e, conseguentemente, il coinvolgimento di un numero
significativo porta alla comparsa dei sintomi.
L’eliminazione, o il
controllo, dei
fattori di
rischio cardiovascolare (
ipertensione,
diabete, aterosclerosi, fibrillazione atriale, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia,
fumo, precedenti eventi cardiovascolari) alla base di questi micro-infarti permette una
prevenzione efficace anche della demenza vascolare.
Per quanto riguarda l’aspettativa di vita, circa 6 pazienti su 10 muoiono entro 5 anni dall’insorgenza dei primi sintomi, generalmente a causa di un evento cardiovascolare (ictus, infarto).
Come si manifestano le demenze vascolari?
Le alterazioni vascolari sono la
seconda causa di demenza negli anziani. Provocano perdita di memoria (più lenta rispetto all’Alzheimer) e
difficoltà nella
pianificazione e nell’esecuzione delle azioni (più repentina rispetto all’Alzheimer).
A
seconda della
posizione delle
lesioni, il soggetto può mantenere più a lungo la consapevolezza della propria confusione mentale. Inoltre, nel tempo, possono comparire
deficit motori, come la paralisi ad un arto, o del linguaggio.
Quali tipi di demenza vascolare si conoscono?
La demenza vascolare può
assumere diverse forme:
-
Demenza multi-infartuale: è dovuta alla sovrapposizione degli effetti di micro-ictus successivi;
-
Sindrome lacunare: è la demenza multi-infartuale causata da ictus lacunari;
-
Demenza di Binswanger: è una particolare variante della sindrome lacunare che causa atrofia della sostanza bianca del cervello, provocando perdita di memoria a breve termine, incapacità di attenzione, cambiamenti repentini di umore, andatura lenta e instabile e cadute frequenti;
-
Demenza da singolo infarto strategico: la lesione ischemica è concentrata in un’unica area ristretta del cervello, ma strategica dal punto di vista funzionale.
Come si cura la demenza vascolare
Oltre al
trattamento generale previsto per tutte le forme di demenza senile è necessario controllare le
alterazioni cardiovascolari alla base della patologia.
Questo significa:
-
Rinunciare al fumo;
- Mantenere il peso forma (e i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue nella norma);
- Praticare attività fisica;
- Ridurre il consumo di alcol;
- L’ipertensione, se presente, deve essere trattata.
Le demenze degenerative
Nelle
demenze degenerative la causa della
morte dei
neuroni, sempre
lenta e
progressiva, è la
degenerazione cellulare, che evolve verso l’atrofia cerebrale, ovvero la
riduzione di
volume del cervello.
Le forme di demenza degenerativa
I
sintomi di tipo cognitivo-comportamentale variano a seconda dell’area interessata dalla degenerazione e dalla tipologia di demenza:
-
Alzheimer: è il più frequente tipo di demenza senile; il primo sintomo di questa patologia è il deficit di memoria, che riguarda la posizione di oggetti di uso quotidiano (il paziente non ricorda più dove ripone le cose e non ricorda neppure cosa stesse cercando, in maniera sistematica). I sintomi riguardanti la memoria peggiorano nel tempo e si affiancano alle alterazioni comportamentali e motorie, per arrivare alla completa dipendenza dai caregiver. Per identificare correttamente la patologia nell’ambito delle demenze possono essere somministrati test specifici di valutazione neuropsicologica, secondo i criteri stabiliti nelle linee guida internazionali dell’Alzheimer. Devono essere considerate funzioni quali la capacità di acquisire e ricordare nuove informazioni, il ragionamento e la capacità di giudizio, il linguaggio, le funzioni visuospaziali, la personalità e il comportamento;
-
Demenza frontotemporale: con questa espressione si indicano diverse forme di deterioramento cognitivo che si manifestano con una compromissione più o meno marcata del linguaggio e del comportamento; per identificarle può rendersi necessaria la diagnosi differenziale rispetto ad un disturbo psichiatrico. Si tratta di una forma che rappresenta fino al 10% dei casi di demenza, esordisce tipicamente in età più giovane (55-65 anni) e colpisce in eguale misura uomini e donne. È associata ad atrofia cerebrale, ossia riduzione del volume del cervello e ad alterazione cognitiva e del comportamento la demenza frontotemporale; Come per le altre forme di demenza, anche per la demenza frontotemporale spesso è possibile confermare la diagnosi solo dopo la morte. L’attore e regista Terry Jones, dei Monty Pithon, ha rivelato nel 2016 di essere affetto da demenza frontotemporale ed è diventato uno dei paladini delle attività di advocacy intorno alla malattia;
-
Demenza a corpi di Lewy e demenza associata al Parkinson: un tempo considerate separatamente, oggi vengono inquadrate come Lewy Body Diseases (LBS), che si manifesta con parkinsonismo (disturbi simili a quelli causati dal Parkinson), deterioramento cognitivo e allucinazioni visive. La LBS è la terza demenza per frequenza. Esordisce tipicamente ad un’età superiore ai 60 anni ed è caratterizzata da inclusioni neuronali di alfa-sinucleina. Comporta sintomi quali deficit della memoria più riferibili a problemi di attenzione che non ad aspetti analoghi all’Alzheimer. L’ereditarietà è uno dei fattori di rischio della malattia, ma, benchè avere avuto un caso in famiglia possa aumentare il rischio di svilupparla, la demenza a corpi di Lewy non è ereditaria. Anche per la demenza a corpi di Lewy si pone il punto del miglioramento della qualità di vita del paziente e, nella fase terminale, della gestione del fine vita. Alcuni anni dopo la morte per suicidio del celebre attore americano Robin Williams, la moglie ha rivelato la malattia la cui diagnosi sembra spiegare il suo gesto estremo, che è proprio questa forma di demenza;
-
Degenerazione corticobasale (CBS) e paralisi sopranucleare progressiva: si tratta di sindromi rare che associano deficit cognitivi a disturbi motori quali la rigidità asimmetrica, la bradicinesia (lentezza nei movimenti), i tremori e il deficit visuo-spaziale. L'esordio della CBS avviene fra i 60 e i 70 anni, con segni ambigui che inizialmente tendono ad essere monolaterali, con un maggiore interessamento delle braccia rispetto alle gambe. È caratterizzata da anomalie dell'andatura e dei movimenti oculari, instabilità posturale e disturbi comportamentali. Nelle fasi più avanzate compare la demenza;
-
Malattia di Creutzfeldt-Jacob: più nota come malattia della mucca pazza, questa patologia è causata da un prione infettivo presente nelle carni bovine. La variante animale del morbo di Creutzfeldt-Jacob è l’encefalite spongiforme bovina (BSE).
Le cause delle demenze degenerative: l’ipotesi prionica
Uno dei
fattori comuni di queste demenze è l’
accumulo di proteine insolubili. Quando una proteina presente fisiologicamente nel tessuto nervoso viene, per diverse ragioni,
ripiegata in maniera anomala costituisce un
modello (sbagliato, definito prione) per il
folding di altre proteine.
Nei casi in cui la
diversa conformazione spaziale delle proteine le rende insolubili, queste precipitano e formano depositi che alterano il metabolismo dei neuroni. Questo fenomeno accade nell’Alzheimer, in cui il prione è l’amiloide, e sia nella demenza a corpi di Lewy che in quella correlata al Parkinson, provocata dalla deposizione di alfa-sinucleina.
Esistono anche
prioni infettivi, come per la Malattia di Creutzfeldt-Jacob, che possono essere
trasmessi ingerendo le carni degli animali infetti (nell’animale la patologia è denominata BSE, encefalopatia spongiforme bovina).
La demenza per trauma cranico
Esiste, poi, una
forma di demenza provocata da ripetuti
traumi cranici (commozioni cerebrali) e definita demenza pugilistica per la sua incidenza fra gli sportivi che praticano la boxe. L’encefalopatia traumatica cronica può verificarsi anche a seguito di
ferite da
scoppio.
Si tratta di una
patologia degenerativa associata:
- Alla deposizione di una proteina anomala insolubile e caratterizzata da disturbi dell’umore (irritabilità, depressione, disperazione);
- Del comportamento (irascibilità, aggressività);
- Deficit cognitivo (problemi di memoria, difficoltà nell’esecuzione di azioni abituali);
- Disturbi motori (parkinsonismo, difficoltà nell’articolazione del linguaggio).
La diagnosi della demenza pugilistica viene effettuata sulla base dell’anamnesi e dell’esclusione delle altre forme, ma può essere confermata solo post mortem.
Il
trattamento è il
medesimo delle altre forme di demenza.
La demenza alcolica
Di recente è stato
appurato che i
casi di
demenza dovuti
all’abuso di
alcol sono decisamente più
numerosi di quanto si pensasse. L’alcol danneggia il cervello in maniera
permanente, pertanto la
disintossicazione non è utile a ridurre il rischio di andare incontro ad una forma di declino cognitivo.
L’etanolo ha un effetto diretto di
neurotossicità, di per sé e anche attraverso un suo metabolita (l’acetaldeide). Inoltre, il suo abuso nel tempo porta ad un deficit di tiamina, che aumenta il rischio di insorgenza della Sindrome di Wernicke-Korsakoff, una forma di demenza legata alla carenza di micronutrienti.
Infine, la cirrosi epatica, patologia degenerativa del fegato la cui incidenza è maggiore negli alcolisti, comporta una encefalopatia epatica, un disturbo del cervello che può contribuire al deterioramento delle funzioni cognitive.
- Un brutto caso di cronaca e gossip ha visto protagonista negli ultimi mesi la popolare cantante americana Britney Spears, secondo il padre in uno stato di demenza dovuta all’assunzione cronica di alcol e bisognosa di un tutore legale che la affiancasse nella gestione dei figli e del patrimonio. La causa non sembra avere ancora trovato una conclusione.
La demenza nei bambini
Anche i
bambini possono sfortunatamente essere colpiti da sintomi simili a quelli della demenza. Può verificarsi a causa di patologie quali:
- La malattia di Niemann-Pick di tipo C;
- La malattia di Huntington giovanile;
- La malattia di Alexander;
- La malattia di Batten;
- La demenza frontotemporale;
- Aalcune malattie metaboliche.
Altre cause di sintomi di demenza infantile possono derivare da
infezioni,
traumi cerebrali,
tumori e
intossicazioni.
Demenza: cosa fare
In primo luogo, il paziente affetto da demenza deve essere
protetto da
possibili traumi. La sua abitazione deve essere messa in condizione di non nuocergli: devono essere allontanati tutti gli utensili con cui potrebbe ferirsi e chiuse le porte che consentono l’accesso a locali non controllati.
Può anche essere utile, almeno nelle
prime fasi della malattia, disporre in casa degli
oggetti che possano
ridurre il
senso di
confusione:
- Un orologio digitale a caratteri grandi;
- Un calendario su cui sia possibile annotare le date da ricordare;
- Etichette rimuovibili che indichino il contenuto di cassetti o armadi;
- Fotografie delle persone care.
Un punto molto importante è
rappresentato dalle
terapie che il paziente
segue, generalmente numerose per via dell’età. È importante che siano gestite correttamente, per evitare possibili interazioni o sovradosaggi, potenzialmente fatali.
Organizzare le dosi giornaliere con portapillole può venire incontro a questa esigenza.
Demenza: come comportarsi?
Se è vero che la demenza senile è una patologia progressiva, è anche vero che l’
evoluzione ha una velocità diversa a seconda del paziente e che soggetti più stimolati e coinvolti socialmente possono avere un declino più lento. È consigliata un’attività fisica regolare, almeno finché il paziente è in condizioni fisiche compatibili con essa: una camminata può unire il beneficio del movimento alla sosta all’aria aperta, specialmente durante le belle giornate.
Come si cura la demenza

Per la demenza
non sono
disponibili farmaci risolutivi, né molecole che interferiscano con il decorso della malattia, ma solo medicinali che
contribuiscono a
migliorare la sintomatologia e a rallentare, se somministrati nelle fasi iniziali, il declino cognitivo.
Inibitori reversibili della acetilcolinesterasi
Molecole quali il
donepezil e la
rivastigmina agiscono ritardando la degradazione della acetilcolina e quindi prolungandone l’attività come neuromediatore; se
somministrati tempestivamente possono ritardare la degenerazione delle facoltà intellettive, ma non possono interferire con il decorso della malattia.
Gli
effetti collaterali più comuni sono la nausea, il vomito e i crampi agli arti inferiori: per limitarne l’incidenza è bene che vengano somministrati alla minima dose efficace, individuabile con la prescrizione di dosi crescenti.
Questi farmaci, di efficacia
limitata ma con impatto clinicamente importante sui sintomi, sono indicati nella malattia di Alzheimer, nella demenza associata al morbo di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy.
Poiché alcuni
farmaci, come gli
anticolinergici e i
sedativi, hanno un effetto di
potenziamento dei sintomi di alterazione cognitiva, l’eventuale terapia con questi medicinali deve essere sospesa.
Memantina
La
memantina è un antagonista del recettore del NMDA (N-metil-D-aspartato), che agisce bloccando l’azione dei neurotrasmettitori che generano eccitotossicità, coinvolti nei processi infiammatori che contribuiscono alla degenerazione dei neuroni.
Viene prescritta in una fase più avanzata della demenza di grado moderato-severo correlata alla malattia di Alzheimer, di Parkinson e nella forma a corpi di Lewy.
I dati
sperimentali depongono per un
beneficio lieve ma statisticamente significativo per quanto riguarda le funzioni cognitive, il mantenimento dell’autonomia nelle azioni quotidiane ed il controllo dei disturbi del comportamento.
Aducamumab
È in corso di
valutazione da parte di
FDA, l’agenzia del farmaco statunitense,
l’approvazione di un farmaco
innovativo (un anticorpo monoclonale) che sembra avere prodotto
esiti soddisfacenti sull’Alzheimer.
Dopo decenni di ricerche infruttuose, la comunità scientifica potrebbe avere a disposizione uno strumento di valore cha faccia la differenza nella progressione della demenza dovuta alla deposizione di amiloide.
Farmaci per dormire adeguatamente
La demenza senile è accompagnata da
alterazioni dell’equilibrio del
sonno. Il paziente tende ad avere un sonno disordinato, frammentato, a restare sveglio per ore durante la notte, a girovagare per casa.
- Per limitare questo fenomeno, è opportuno evitare che faccia più sonnellini durante il pomeriggio, provando a distrarlo e a mantenerlo vigile e attivo;
- In secondo luogo, è utile intervenire sui fattori che potrebbero migliorare la qualità del suo sonno (ridurre la temperatura della camera se è troppo elevata, arieggiare il locale prima che si corichi) e offrirgli una tazza di latte tiepido la sera. Il latte contiene l’aminoacido triptofano, che il nostro organismo usa per sintetizzare l’ormone del benessere, la serotonina: per questo concilia il sonno;
- Se, malgrado questi comportamenti, permangono le alterazioni del sonno, il medico può valutare la prescrizione di farmaci. Fra le molecole che inducono il sonno, le benzodiazepine (clonazepam), che però presentano diversi problemi nella somministrazione ai pazienti con demenza.
La
melatonina garantisce buoni risultati, in alcuni casi, ma non può essere somministrata ai pazienti con malattie cardiovascolari o cerebrovascolari.
Ad alcuni pazienti
vengono prescritti
antipsicotici atipici.
Non esistono, al momento, integratori o vitamine che abbiano mostrato efficacia contro i sintomi della demenza senile.
Demenza: come si previene
Come evitare la demenza senile?
Non sono ancora chiaramente
note, ad
oggi, le modalità con cui la
demenza insorge ed
evolve. Pertanto, non è possibile indicare comportamenti che permettano di evitare la malattia. Tuttavia, sono noti i fattori che aumentano il rischio di andare incontro a demenza.
Il più
importante fattore di rischio per la demenza senile è
l’età. Infatti, più è
avanzata l’età e più si è a rischio di sviluppare una demenza senile.
L’età, però,
è un fattore sul quale
non si può
intervenire.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo di demenza senile sono rappresentati dalle
malattie cardiovascolari, da una
alimentazione non variegata e da
stili di vita scorretti. Infatti, il
cervello si nutre solo di zuccheri e ossigeno che vengono trasportati grazie al sangue presente nei vasi. Quindi, un danno ad un vaso sanguigno del cervello o l’si interruzione del flusso di sangue al suo interno si possono causare un danno ai neuroni, che, non ricevendo più zuccheri per nutrirsi e ossigeno, muoiono.
Pertanto, la
presenza di fattori di rischio cardiovascolari, come il
diabete o la
pressione arteriosa alta, può
contribuire all’insorgenza di
demenza senile. In un’ottica di prevenzione della demenza, risulta quindi utile
ridurre i fattori di rischio cardiovascolari.
Un’altra
modalità di
prevenzione della demenza senile è quella di
mantenere una
alimentazione sana ed equilibrata. Infatti, quello che
mangiamo influisce sulla
salute del
cervello.
Studi recenti indicano che una alimentazione salutare ed equilibrata, come può essere la
dieta mediterranea,
protegge dall’insorgenza della demenza senile. Quindi, è utile diminuire la quantità di carne rossa presente nella dieta ed aumentare quella di cereali integrali e verdura.
Utilissimo, per proteggere nel prevenire dalla demenza, è l’apporto di
acidi grassi omega 3 presenti nell’olio d’oliva e nella frutta secca, come le noci.
Esistono esercizi contro la demenza senile?
Inoltre, è stato dimostrato che p
raticare attività sportiva regolarmente aumenta il flusso di sangue al tessuto cerebrale e
riduce il rischio di insorgenza di alcune tipologie di demenza senile.
La demenza senile negli animali
Segni di
declino cognitivo legati all’età sono stati osservati anche
nei cani e nei gatti (demenza felina). Alcuni studi statunitensi hanno mostrato che:
- Quasi il 30% dei cani di 11-12 anni;
- Quasi il 70% dei cani di 15-16 anni è interessato da questi sintomi (demenza canina).
Anche in questi casi, come nell’uomo, non si tratta di
lieve indebolimento delle funzioni mentali dovuto all’età, ma di una vera e propria patologia, che nei
cani si manifesta con:
- Una perdita del senso dell’orientamento;
- La riduzione della socializzazione con gli altri cani;
- L’alterazione dell’equilibrio del sonno.