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Allergie respiratorie o COVID-19? Come riconoscere i sintomi
Un leggero
mal di gola, il
naso congestionato, che cola, un po’ di
tosse… e la domanda che sorge spontanea nel proprio intimo:
“Avrò contratto il COVID-19?" Panico.
Se ti capita di avvertire sintomi diversi dal solito, se ti sembra di non stare proprio bene, e se, infine, questi sintomi ti appaiono amplificati perché il
bombardamento mediatico cui siamo sottoposti e che verte pressoché univocamente sulla pandemia da coronavirus e sulle sue conseguenze sulla salute pubblica, allora sappi che sei in ottima compagnia. Tutti, nessuno escluso,
oggi come non mai ascoltiamo il nostro corpo per capire se siamo stati contagiati. Se quei disturbi che ci preoccupano, sono attribuibili proprio all’infezione da COVID-19, o se sono altro.
La “buona” notizia è che effettivamente potrebbero essere “altro”. Ad esempio, i
sintomi di un’allergia respiratoria.
Non dobbiamo scordarci, infatti, che oltre alla succitata pandemia, esistono anche altri malanni stagionali che non si sono eclissati ma che, al contrario, riprendono vigore proprio in questo periodo dell’anno. Le
allergie stagionali sono per lo più provocate dai
pollini delle piante in piena fioritura, e le loro manifestazioni infiammatorie non vengono certo frenate dal fatto che siamo per lo più chiusi in casa.
Basta aprire le finestre – peraltro ampiamente consigliato per
arieggiare gli ambienti e far entrare i raggi UV del sole che distruggono il coronavirus – per dare il benvenuto anche i pollini.
Come sappiamo, le
allergie respiratorie possono dare disturbi anche piuttosto intensi e sgradevoli, che in qualche misura
possono essere confusi con quelli del COVID-19, dal momento che anche quest’ultima è un’
infezione che va a colpire le vie respiratorie. Proprio per aiutarci a decifrare i segnali anomali che rileviamo in noi, senza farci prendere da inutili angosce, l’
Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri (AAIITO), ha diramato un comunicato in cui vengono messi a confronto i sintomi delle allergie respiratorie da pollinosi (la cosiddetta “febbre da fieno”), con quelli dell’infezione da nuovo coronavirus, secondo quanto a sua volta specificato dall’OMS. Vediamoli.
Sintomi più comuni dell’infezione da COVID-19:
- Febbre;
- Tosse;
- Dispnea (mancanza di respiro, difficoltà a respirare);
- Altri sintomi meno comuni includono diarrea, emissione di sangue con muco (emottisi), mal di testa e dolori osteoarticolari (simili a quelli influenzali).
Ma febbre, tosse e soprattutto respiro che manca, sono i tre indicatori principali della malattia.
E le allergie? Sintomi delle allergie respiratorie (da agenti inalanti quali
pollini,
acari della polvere,
muffe,
peli di animali):
Fermiamoci un momento sugli
ultimi due sintomi, presenti in molti casi di pollinosi, anche tra i bambini/e, e che
possono essere confusi con la dispnea da COVID-19. In realtà, non esiste il pericolo di sovrapposizione. Infatti i
soggetti allergici affetti da asma bronchiale o tosse vedono tali
disturbi regredire facilmente grazie ai farmaci antistaminici e cortisonici che “spengono” la risposta infiammatoria.
La causa delle
allergie, infatti, è una
reazione abnorme del sistema immunitario contro agenti esterni – ovvero molecole di natura proteica – che una volta entrati nel corpo tramite contatto diretto o ingestione, vengono attaccati da specifici anticorpi, perché percepiti come nocivi.
In realtà il “nemico” non è tale, perché in questo caso il polline delle piante o gli acari della polvere, per quanto “irritanti”,
non sono in grado di moltiplicarsi nel nostro corpo danneggiandolo, come fanno i
virus.
Tosse, febbre e dispnea da COVID-19 NON passano assumendo farmaci antiallergici.
Attenzione: l’essere
allergici e soffrire di pollinosi
non aumenta il rischio di ammalarsi di COVID-19, e non peggiora i sintomi in caso di contagio. La raccomandazione è pertanto quella di stare molto tranquilli, e di tenere a portata di mano i farmaci normalmente usati per controllare i sintomi dell’allergia prescritti dal proprio medico. Per il resto, valgono esattamente le
stesse indicazioni di prudenza per la prevenzione del contagio da nuovo coronavirus che valgono per i soggetti non allergici.
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Herpes virus: c'entrano i coronavirus?
Parliamo di
herpes virus. Perché?
Perché in questo momento di grande confusione, molti di noi stanno cominciando a farsi
domande sulle infezioni virali, sulla loro pericolosità, e sull’influenza che possono avere sul nostro sistema immunitario. Non c’è niente di male ad avere paura, a essere assaliti da mille dubbi, anche del tutto privi di consistenza. Perché di fronte a una
minaccia globale quale quella da COVID-19 per la salute pubblica, è legittimo preoccuparsi, anche in modo “scomposto”. Per tale ragione, è ancora più importante fare chiarezza e spazzare via qualche ingiustificato timore.
Ad esempio: soffrire in modo ricorrente di
infezioni da Herpes simplex, può rendermi
più vulnerabile al COVID-19? Significa che il mio sistema immunitario è più debole?
La risposta è
no, a meno che non si appartenga alle categorie fragili, esposte a tutti i tipi di infezione e alle loro complicanze che ben sappiamo:
persone anziane afflitte da patologie croniche (
cardiopatici,
diabetici,
dializzati ecc.), persone con
malattie autoimmuni o in cura con
farmaci immunosoppressori e cortisonici,
malati di AIDS, persone che abbiano subito
trapianti di recente, persone in cura per
malattia oncologica ecc.
Ma
cosa sono le infezioni da Herpes virus? Vediamone una panoramica (Fonte|Oms):
Esistono due tipologie di Herpes simplex virus:
Herpes simplex virus del tipo 1 (HSAV-1), e
Herpes simplex virus del tipo 2 (HSV-2).
- Il tipo 1 (HSV-1) si trasmette principalmente per via orale (per contatto diretto con soggetto infetto o con utensili usati dal soggetto quali bicchieri, posate, spazzolini, asciugamani ecc.), ma si può trasmettere anche per via genitale;
- Il tipo 1 (HSV-1) si manifesta prevalentemente con la “febbre del labbro”, ovvero l’eruzione di vescicole sierose e dolorose che compaiono sulle labbra (ma, meno di frequente, anche in altri punti della pelle);
- Il tipo 2 (HSV-2) è un’infezione erpetica genitale che si trasmette per via sessuale,
- Sia l’infezione da HSV-1 che da HSV-2 una volta contratte sono croniche, ovvero perdurano per tutta la vita, anche in forma latente, senza sintomi;
- Si stima che il 67% della popolazione mondiale sotto i 50 anni di età (circa 3,7 miliardi di persone), abbia contratto l’HSV-1;
- Si stima che l’11% della popolazione mondiale under 50 (circa 417 milioni di persone) abbia contratto l’HSV-2.Nella maggior parte dei casi le infezioni erpetiche orali e genitali sono asintomatiche;
- Qualora sintomatiche, le infezioni da Herpes simplex virus si manifestano con la comparsa di ulcere o vescicole pruriginose e dolorose nella zona infettata (bocca o genitali);
- Le infezioni erpetiche (HVS-1 e HVS-2) sono più contagiose in fase acuta, ovvero quando compaiono i sintomi, ma si possono trasmettere anche quando sono asintomatiche;
- Aver contratto l’HVS-2 aumenta il rischio di contrarre anche altri virus a trasmissione sessuale, tra cui il virus dell’HIV;
In generale, quindi, stiamo parlando di un tipo di infezione molto diffusa, specialmente se ci riferiamo all’
infezione erpetica di tipo 1, quella oro-labiale, che
nulla ha a che vedere con il COVID-19 e che non ne aumenta l’eventuale vulnerabilità.
La caratteristica degli herpes virus del tipo simplex, è di restare dormienti nel corpo, “nascosti” per lo più nei gangli nervosi, e di manifestarsi con sintomi quando la difese immunitarie siano un po’ allentate. Ad esempio per le
donne in gravidanza o nel
periodo che precede l’arrivo del flusso mestruale, quando siamo molto stressati, e nei
cambi di stagione. I sintomi – ovvero le tipiche vescicole sul labbro, o le lesioni genitali – si curano con dei
farmaci antivirali ad uso topico (per lo più pomate), ma l’infezione permane, perché il virus non viene eliminato mai del tutto.
Questo non significa che ci siano rischi per la vita, a meno che, come anticipato, non vi siano condizioni di particolare indebolimento del sistema immunitario, come accade in caso di AIDS.
Attenzione:
le infezioni erpetiche NON danno sintomi respiratori, l’infezione da COVID-19 sì. Dalla seconda si guarisce, dalla prima no, ma ciò non complica il quadro generale di salute del soggetto infettato. Con le infezioni da Herpes simplex virus si convive tranquillamente senza che la presenza del virus modifichi le proprie aspettative di vita generali.
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Differenze tra i virus influenzali e il COVID-19
Nel pieno dell’emergenza dal COVID-19, non dobbiamo dimenticarci che l’
influenza stagionale, con i suoi strascichi finali, è ancora tra noi. Legittimo, quindi, domandarsi
come poter distinguere i sintomi delle due diverse infezioni virali, in caso di contagio.
L’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), ha dedicato una piccola sezione proprio a questo argomento. Vediamo cosa
come gli esperti rispondono ai quesiti relativi alle differenze tra le due malattie infettive.
I virus dell'influenza e il COVID-19 sono simili?
Sia l’
influenza che il
COVID-19, presentano
sintomi simili. Entrambi, infatti, causano
disturbi respiratori che possono manifestarsi con un ampio ventaglio di gradi di gravità: dalla pressoché totale
asintomaticità, fino a
polmoniti e crisi respiratorie acute.
Secondo punto in comune:
entrambi i virus si trasmettono per via orale, ovvero attraverso le
goccioline di saliva,
o per
contatto diretto. Pertanto, sotto il profilo della
prevenzione pubblica, le
stesse misure che si adottano per evitare il contagio da COVID-19 valgono per la “comune” influenza.
Quali sono le differenze tra il virus influenzale e quello che causa il COVID-19?
Sono tre principali, vediamole:
- Velocità di diffusione: i tempi sono più brevi per l’influenza, sia per quanto riguarda l’incubazione media che il cosiddetto “intervallo seriale”, ovvero il tempo di trasmissione tra un soggetto e il successivo. Per l’influenza bastano tre giorni, per il COVID-19 ne occorrono cinque-sei di media, il che equivale a dire che l’epidemia influenzale si muove più rapidamente.
Inoltre, sembra che durante il periodo in cui si è infetti, ma asintomatici, che dura di meno nell’influenza, sia più facile contagiare quest’ultima che non il COVID-19. Tuttavia, il numero di infettati, a partire da un primo caso, è superiore nel caso del COVID-19 rispetto all’influenza, stimando che a fronte dei due contagiati per persona influenzata, ve ne siano quasi tre per persona ammalata di nuovo coronavirus;
- Complicanze: sebbene i sintomi tra influenza e COVID-19 siano simili, le complicanze, quindi l’incidenza delle forme severe di entrambe queste malattie infettive differiscono. Come sappiamo, infatti, il 15% dei casi di COVID-19 si presenta in forma grave, degenerando in polmonite interstiziale bilaterale e conseguente insufficienza respiratoria che comporta la necessità di una ventilazione meccanica (nel 5% dei casi, secondo i dati OMS, ma superiore in Italia).
La letalità del COVID-19 nel nostro Paese, sebbene sia molto difficile, in realtà, stabilirne una percentuale reale finché non si conosca il numero globale dei contagiati, è molto più elevata di quella legata all’influenza, e più elevata di quella media considerata dall’OMS stessa (3-4% sul totale);
- Cure: contro l’influenza stagionale abbiamo l’arma della vaccinazione che serve a proteggere le fasce più fragili della popolazione, che rischiano maggiormente di sviluppare forme gravi di infezione, tra cui anziani, bambini piccoli, donne in gravidanza ecc.
La vaccinazione serve anche a impedire che l’infezione si diffonda troppo. Per quanto riguarda il COVID-19, invece, il vaccino non è al momento disponibile, e i pazienti vengono curati con supporto respiratorio laddove necessario, farmaci antivirali e terapia immunomodulante in via sperimentale.
Herpes labiale: cosa fare e come prevenire
L'Herpes labiale è la manifestazione dell’
Herpes Simplex Virus 1 (HSV 1), un'infezione che si presenta con piccole
bolle o
vescicole biancastre o rossastre vicino a
bocca o
occhi. Si differenzia dall’
Herpes Simplex Virus 2 (HSV 2) che è il cosiddetto
Herpes Genitale. Una volta penetrato nel nostro corpo, il virus si “accasa”, sistemandosi nei
gangli neuronali locali, dove può rimanere
inattivo anche per lunghi periodi e attivarsi nei momenti di
debolezza immunitaria (stress, stanchezza, basse difese). Si tratta di un’
infezione molto frequente e per lo più non grave, ma che in persone immunocompromesse potrebbe anche dare esiti più importanti.
L’unica cosa che possiamo fare è iniziare il prima possibile ad applicare le
creme apposite, che si acquistano in
farmacia senza bisogno di ricetta. La terapia è
sintomatica, nel senso che il
virus non si debella dal nostro corpo, ma si combatte a livello
cutaneo. Il trattamento
antivirale avviene con
aciclovir,
valaciclovir, o
famciclovir e va iniziato il prima possibile per accorciare i tempi di guarigione.
Possibili sintomi
Ci rendiamo conto che si tratta di herpes perché compaiono
vescicole rosse ripiene di
liquido limpido, simili spesso a un piccolo foro sul labbro. Queste vescicole sono
dolorose e bruciano al contatto. Spesso
prudono e il senso del tatto può risultare alterato.
Le vescicole possono
scoppiare, esponendo la pelle al rischio di ulteriori infezioni. Con il passare dei giorni, si formano piccole
crosticine umide che poi si seccano, facendo
sanguinare il labbro.
Alcune persone, con difese particolarmente basse, possono avere anche i classici sintomi
simil-influenzali come
febbre,
mal di testa,
dolori muscolari e
stanchezza diffusa.
Cosa fare
La
prevenzione delle infezioni virali si effettua osservando le principali
norme igieniche:
- Lavarsi spesso le mani;
- Evitare di entrare in contatto con persone con herpes in fase di infezione, o con utensili che queste persone hanno toccato.
È conveniente tenere in casa una confezione di
antivirale da applicare alle
prime avvisaglie per più giorni,
più volte al giorno.
Cosa non fare
Aspettare che l’herpes passi autonomamente, poiché potrebbero volerci molti giorni. Inoltre, nel caso in cui le nostre
difese non siano altissime, l’infezione lasciata progredire potrebbe portarci sintomi
simil influenzali. Nei casi
più gravi (persone in chemioterapia, sieropositivi), potrebbe avere anche conseguenze sistemiche, per esempio al
sistema nervoso centrale, o portare alla
diffusione della manifestazione herpetica in
altre aree del corpo (dita, occhi).
Quando chiamare il 118
L’Herpes è un’infezione che non dà
quasi mai conseguenze importanti. Tuttavia, può capitare che colpisca persone con
altre patologie, o bambini molto piccoli. Si consiglia di rivolgersi al
Pronto Soccorso in caso di:
- Rifiuto del cibo da parte del bambino e perdita di peso;
- Sonnolenza profonda;
- Febbre molto alta;
- Difficoltà a respirare;
- Tachicardia;
- Colorito bluastro.
PRONTO SOCCORSO: COME INDIVIDUARE IL PIÙ VICINO
Se si ha la necessità di recarsi in Pronto Soccorso, su Doveecomemicuro.it è presente una lista: per individuare il più vicino basta attivare la geolocalizzazione.
Pronto Soccorso
Se l’infortunato è un bambino, a parità di distanza, è meglio orientarsi su un Pronto Soccorso pediatrico.
Pronto Soccorso pediatrico
DOVE ESEGUIRE UNA VISITA DERMATOLOGICA
Su Doveecomemicuro.it è disponibile una lista di strutture che effettuano visite dermatologiche. Sono presenti anche alcune informazioni riguardo a costi, attesa media e numero di casi trattati.
Visita Dermatologica
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI