Appendicite: sintomi, diagnosi e cura, tutto quello che devi sapere

Appendicite: sintomi, diagnosi e cura, tutto quello che devi sapere

Indice

Domande e Risposte

Che cosa è l’appendice e a che cosa serve

L’appendice è un organo lungo dai 5 ai 10 centimetri e si trova nella parte dell’intestino crasso chiamata cieco. Può capitare che questo piccolo organo all’estremità della parte destra dell’ intestino, si infiammi.  Le statistiche ci dicono che oltre il 5% della popolazione sviluppa appendicite nel corso della propria vita, in particolare in giovane età, fra i 6 e i 30 anni, molto spesso nei bambini sopra i 4 anni. Nell’arco della vita, ognuno di noi ha un rischio dell’8-9% di incorrere in un’appendicite acuta; il tasso di perforazione (una delle possibili gravi complicanze) varia dal 16 al 40% ed è più frequente tra i giovani e tra gli over 50. Ogni anno si eseguono circa 50.000 interventi chirurgici di rimozione dell’appendice solo in Italia.

Se l'infiammazione è improvvisa e veloce come un’escalation, si parla di appendicite acuta.  La diagnosi precoce che si basa sul riconoscimento dei primi sintomi e sul trattamento rapido è importante per evitare conseguenze pericolose dovute alla perforazione dell’appendice, che porta a un ascesso e dunque in peritonite, cioè l’infiammazione grave della cavità addominale, con esito fatale.

Un tempo ogni infezione all’appendice si curava con la chirurgia, cioè operando e togliendo l’appendice (l'appendicectomia). Oggi si valuta caso per caso e non sempre si decide di operare, e in caso si opti per la chirurgia, esistono tecniche robotiche avanzate e meno invasive per l'appendicectomia che lasci meno ferite e permetta un recupero più rapido.

La medicina non ha dato una risposta definitiva su a che cosa serva l’appendice. Sappiamo che non è considerata fondamentale per il nostro organismo – tanto che si vive benissimo anche senza -  ma recenti studi sono propensi a ritenere che in realtà l’appendice abbia una funzione positiva contro le infezioni del tratto intestinale, perché favorirebbe la presenza dei cosiddetti “batteri buoni”. L’appendice è infatti ricca di tessuto linfoide, che si ritiene coinvolto nella produzione di questi batteri utili alla salute intestinale. È interessante infatti che in milioni di anni di evoluzione, diversi mammiferi non la abbiano mai veramente persa.

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Perché si infiamma l’appendice e viene l’appendicite? Cause più e meno comuni 

A scatenare l’appendicite è un ristagno di materiale fecale nell’appendice che provoca un’infezione e quindi una potente infiammazione.

Questo ristagno può essere provocato da vari cause, che sono quindi fattori di rischio per l’insorgenza dell’appendicite:

  • Nella maggior parte dei casi a dare il via all’infezione è un blocco all’interno dell’appendice, dovuto dalla presenza di corpi estranei come piccole feci dure (chiamate coproliti). La presenza di coproliti provoca un ascesso detto “appendicolare” all’interno dell’addome, che si riempie di pus. Se l’infiammazione continua senza trattamento, l’appendice si può perforare, trasformandosi in peritonite, cioè infettando la membrana che riveste la cavità e gli organi addominali. L’infezione fa curata il prima possibile perché i batteri non infettino il sangue, provocando sepsi;
  • In altri casi a scatenare l’appendicite è un’infiammazione da patologie quali mononucleosi, morbo di Crohn, gastroenteriti, morbillo;
  • In casi più rari a provocare l’ascesso possono essere calcoli biliari o tumori.
immagine infografica che mostra le caratteristiche dell'appendicite

Come riconoscere i primi sintomi di appendicite

Non tutte le persone manifestano gli stessi sintomi. Questi possono variare a seconda della posizione dell’infezione. È fondamentale però riconoscerli auspicabilmente entro le 24 ore dalla loro insorgenza per evitare che l’infezione degeneri in peritonite.

I segni dell’appendice infiammata, anche nei bambini sono:
  • Dolore forte o crampi addominali, inizialmente più lievi che però nel giro di 24 ore diventano sempre più intensi e continui. L’intensità aumenta quando ci si muove, o si tossisce o si respira forte; 
  • Segno di Blumberg. Un aspetto caratteristico dell’appendicite in corso è che la pressione manuale su quest’area risulta dolorosa e aumenta nel momento in cui la pressione termina (si parla di segno di Blumberg);
  • Segno di Rovsing. Un altro sintomo è il dolore al quadrante inferiore destro (dove si trova l’appendice) quando si applica una palpazione del quadrante inferiore sinistro;
  • Il dolore si riscontra prevalente intorno all'ombelico o a livello dello stomaco, e solo dopo un po’ di ore, man mano che diventa più intenso e continuo nella zona dove si trova l’appendice cioè in basso a destra. Se si sente dolore in tutto l’addome può significare che l’infiammazione è già in fase più avanzata, verso una peritonite;
  • Accanto al dolore si possono sentire nausea e vomito, perdita di appetito, gonfiore addominale  febbre anche alta, difficoltà a defecare o espellere gas intestinali;
  • In casi più rari la persona sente dolore alla gamba destra
  • Le analisi del sangue mostreranno un elevato numero di globuli bianchi (leucocitosi) a testimonianza di un’infezione in atto.

Che cosa fare in caso di appendicite acuta

Le appendiciti acute non sono tutte uguali: si distinguono in base all’evoluzione del processo infiammatorio. In ogni caso in presenza di dolori forti è fondamentale recarsi immediatamente al pronto soccorso per capire se si tratta davvero di appendicite acuta da trattare subito.

Si parla di:
  • Appendicite acuta catarrale quando l’appendice è estremamente infiammata, tumefatta e di colore rosso. Il lume viene è ostruito da secrezioni di muco e ancora non vi è stato un coinvolgimento del peritoneo. È l’opzione meno grave, poiché il processo infiammatorio può addirittura regredire, ma sarà il medico, dopo aver fatto gli esami, a valutare come intervenire;
  • Appendicite acuta purulenta o flemmonosa, quando l’infiammazione è più estesa e l’appendice si presenta di colore violaceo ricoperto da uno strato grigio, con l’estremità ingrossata. Il pus è presente sia nel lume che nelle pareti dell’appendice e possono essere presenti piccoli ascessi;
  • Appendicite acuta gangrenosa, quando l’infiammazione è al massimo stadio, e l’appendice è completamente di colore grigio per presenza di aree necrotiche, già perforate e fuoriuscita di pus e feci. In questi casi più gravi è necessario intervenire immediatamente per evitare la perforazione che porta a peritonite.

Quali sono le complicanze dell’appendicite

In caso di appendicite acuta l’intervento tempestivo è cruciale. L’appendice infiammata non diagnosticata e trattata porta a complicanze potenzialmente fatali quali:
  • Peritonite (l’appendice si perfora portando a un’infiammazione grave della cavità addominale, con esito fatale);
  • Ascessi addominali;
  • Sepsi (potente infezione).

Come si fa la diagnosi di appendicite: test e analisi

Se i disturbi persistono per almeno 12-24 ore facendosi più intensi, è necessario recarsi dal medico o al Pronto Soccorso. Il medico anzitutto visiterà il paziente e verificherà la presenza del segno di Blumberg. In caso positivo è necessario sottoporre il paziente a degli esami per escludere altre condizioni addominali (si parla di diagnosi differenziale).

La diagnosi dell’appendicite richiede:
  • L’ecografia dell’addome, per escludere la presenza di altre malattie;
  • Un prelievo di sangue per valutare i livelli di globuli bianchi (leucocitosi);
  • Eventualmente una TAC come test di conferma.

Come è cambiata la cura dell’appendicite

Nel 2015 si è tenuto a Gerusalemme il World Society of Emergency Surgery (WSES) sulla diagnosi e il trattamento dell’appendicite acuta negli adulti, di modo per fissare linee guida internazionali basate sulle evidenze scientifiche. Nel 2020 una nuova conferenza tenuta a Nijemegen (Olanda) ha aggiornato le linee guida chiarendo quando considerare l’infezione meritevole di chirurgia necessariamente e quando invece non è un’appendicite complicata e può essere trattata con antibiotici.

Nella maggior parte dei casi la scelta resta comunque l’intervento chirurgico. Se non c’è ancora stata perforazione, si opera solitamente una chirurgia mininvasiva (laparoscopia), che prevede tre o quattro piccole incisioni sulla parte destra dell'addome per inserire una microtelecamera e speciali strumenti chirurgici di precisione in grado di rimuovere l'appendice. Il recupero fisico e il rientro a casa sono più rapidi.

In caso di appendice perforata, si opta per la chirurgia aperta con metodo tradizionale (appendicectomia), che prevede con un’unica incisione al fianco destro (più o meno estesa al variare della gravità dell’infezione). Questo intervento richiede una permanenza più lunga in ospedale e in alcuni casi di applica un un tubicino per qualche giorno nella cavità addominale per il drenaggio di pus e di altri liquidi.

In alcuni casi non è necessario ricorrere alla chirurgia. In alcuni casi non particolarmente acuti, si propone al paziente di iniziare con antibiotici mirati volti a tenere sotto controllo il processo infettivo. Tuttavia, un numero significativo di pazienti trattati solo con antibiotici ha una recidiva entro l’anno e richiede quindi l'appendicectomia.

Quando operare l’appendicite? Le differenze fra appendicite acuta e cronica

L’appendicite può essere acuta o cronica.

Spesso si sente parlare di “appendicite non acuta”, che in realtà significa che l’infezione, per quanto acuta, nel senso che compare in poco tempo e improvvisamente, non è comunque gravissima, tanto che il clinico può decidere in questi rari casi di non operarla e di trattarla con antibiotici. La chirurgia rimane comunque la prima linea di trattamento per la grande maggioranza dei casi. Nel 2020 sono state pubblicate delle linee guida sul World Journal of Emergency Surgery che riportano in quali rare condizioni è possibile evitare il bisturi. Chiaramente sono possibile recidive in futuro. Nei casi di routine senza particolari complicanze la durata dell'intervento di appendicectomia è di circa 40 minuti. 

Si parla invece di appendicite subacuta o cronica, quando si presentano numerosi e episodi di appendicite, tutti leggeri che non richiedono intervento.

Cosa non fare in caso di sospetta appendicite

Nel dubbio che si tratti di appendicite acuta si raccomanda di non somministrare alimenti o bevande, per essere pronti per un eventuale intervento. È importante evitare il fai da te farmacologico: un’infezione non trattata può avere effetti anche letali sull’organismo. Non somministrare inoltre antidolorifici, antispastici o antibiotici, perché è importante che il medico capisca qual è il vero quadro clinico.

Quanto tempo per recuperare dopo un’appendicectomia

Dopo l’intervento chirurgico sarà possibile entro pochi giorni riprendere una vita normale, anche rispetto alla dieta da seguire. Non è necessario ribaltare le proprie abitudini e i medici ospedalieri sapranno suggerire le accortezze da avere nei primi giorni post-operatori.

Per quanto riguarda i tempi medi di recupero dopo l’intervento chirurgico all’appendice, se l’intervento è stato di routine il paziente viene dimesso negli immediati giorni successivi all’operazione. Il recupero pieno richiede solitamente 3-5 giorni in caso di intervento laparoscopico e da 10 a 14 giorni in caso di intervento a cielo aperto.

Per una guarigione ottimale si consiglia di:
  • Evitare cibi infiammatori, un consumo eccessivo di grassi e mantenere a lungo termine un corretto apporto di vitamine e fibre;
  • Evitare alcol;
  • Mantenersi ben idratati;
  • Evitare sforzi come sollevamento di pesi e sport.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Come riconoscere l'appendicite nei bambini?

I segni dell’appendice infiammata, anche nei bambini sono: dolore forte o crampi addominali, inizialmente più lievi che però nel giro di 24 ore diventano sempre più intensi e continui. L’intensità aumenta quando ci si muove, o si tossisce o si respira forte. 

Il Segno di Blumberg quando la pressione manuale risulta dolorosa e aumenta nel momento in cui la pressione termina. Un altro sintomo è il segno di Rovsing, che prevede dolore al quadrante inferiore destro (dove si trova l’appendice) quando si applica una palpazione del quadrante inferiore sinistro.

Il dolore si riscontra prevalente intorno all'ombelico o a livello dello stomaco, e solo dopo un po’ di ore, man mano che diventa più intenso e continuo nella zona dove si trova l’appendice cioè in basso a destra. Accanto al dolore si possono sentire nausea e vomito, perdita di appetito, gonfiore addominale  febbre anche alta, difficoltà a defecare o espellere gas intestinali.

L'appendicite può risolversi da sola?

No. Spesso si sente parlare di “appendicite non acuta”, che in realtà significa che l’infezione, per quanto acuta, nel senso che compare in poco tempo e improvvisamente, non è comunque gravissima, tanto che il clinico può decidere in questi rari casi di non operarla e di trattarla con antibiotici. La chirurgia rimane comunque la prima linea di trattamento per la grande maggioranza dei casi. 

Quanto dura l'intervento di appendicectomia?

Nei casi di routine senza particolari complicanze la durata dell'intervento di appendicectomia è di circa 40 minuti.

Si può prevenire l'appendicite?

No. La strategia è la diagnosi precoce che si basa sul corretto riconoscimento dei primi sintomi di modo da evitare le complicanze dell’infezione.

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