Aggiornato il 06.02.2023
Quella che siamo soliti chiamare ansia è un insieme di sensazioni che percepiamo come negative e che possono manifestarsi cronicamente, cioè essere costanti nelle nostre giornate, anche per lunghi periodi, oppure sfociare in episodi acuti più feroci. Parliamo di quel mix di nervosismo, senso di inquietudine, anche in assenza di una ragione apparente. Ansia è anche quello stato generato da una forte preoccupazione per un problema concreto oppure in generale per il proprio futuro.
In realtà la medicina distingue sotto il termine ombrello “ansia” una serie di condizioni diverse fra di loro ma accomunate da alcuni sintomi. Fra questi:
Non rientrano più nelle classificazioni dei manuali diagnostici (DSM-V) il disturbo l’ossessivo-compulsivo (DOC), il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e quello da stress acuto.
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Tutti prima o poi nella vita, magari anche spesso, viviamo dei momenti di forte stress che possono provocarci le suddette sensazioni negative. L’essere umano convive con un po’ di ansia, e se si tratta di episodi legati allo stress di alcuni periodi, riesce a tenerla a bada, anche facendosi aiutare con qualche tecnica di rilassamento.
L’ansia estesa, che si manifesta in momenti fuori dal nostro controllo e che ci impedisce alcune normali attività quotidiane, al contrario, essendo un insieme di disturbi codificati da certi sintomi e da comportamenti che induce, può essere diagnosticata come patologia solo da uno specialista.
A seconda del tipo d’ansia vi sono sintomi diversi (vedi paragrafi successivi). Generalmente se con il termine ansia intendiamo stati ansiosi, possiamo identificare i seguenti sintomi generici che possono comparire:
Ogni persona che soffre di ansia ha la sua storia e le proprie caratteristiche psicofisiche.
Non è nota “la” causa dell’ansia; in generale tuttavia si riscontrano quattro origini dell’ansia:
Per capire la causa della propria ansia è bene prima diagnosticare di che forma di ansia si tratta.
Dal punto di vista biochimico, la ricerca ha chiarito nei decenni passati il ruolo del cortisolo, detto “ormone dello stress” come fattore che innesca i sintomi di stato d’ansia che conosciamo, ma che in realtà è un “amico” dell’organismo, perché lo aiuta ad affrontare la situazione di pericolo, che ci genera appunto una reazione di negatività. Il cortisolo è prodotto dal surrene ed è lui che nei momenti di forte stress viene rilasciato per “preparare” il nostro corpo: aumenta la glicemia per essere pronto a fornire energia all’organismo. Nei momenti di forte stress si liberano adrenalina e noradrenalina per aumentare la pressione sanguigna e la prontezza dei riflessi.
Con questo termine si intende una forma di ansia cronica che non trova spiegazione specifica apparente. Le persone la descrivono come una preoccupazione e un’inquietudine eccessiva, rispetto a quanto percepiscono le altre persone. È inoltre costante, e si manifesta in situazioni anche diverse fra loro e apparentemente non correlate. La causa scatenante di questa condizione è spesso non nota. Si considera cronica quando l’ansia è presente quasi tutti i giorni della settimana per più di sei mesi.
La diagnosi in questo caso è clinica. Lo specialista valuta l’intensità di questo stato di preoccupazione e paura unitamente alla presenza di sintomi fisici, come affaticamento frequente, che rende difficile concentrarsi, e tensione muscolare.
La fobia specifica è una paura irrazionale focalizzata su un certo tipo di episodio o di oggetto, che ci fa reagire in modo esagerato, cioè incontrollato. Rientrano in questo novero la fobia di volare, la fobia per i ragni o i topi, o la fobia di non prendere l’ascensore per il terrore che si blocchi. In questo caso si distingue l’agorafobia, il terrore non spiegato di trovarsi intrappolati senza via d’uscita.
Esistono poi le fobie sociali che invece non riguardano oggetti ma situazioni. È la paura che il giudizio delle persone intorno ci creino un imbarazzo che non riusciamo a gestire. Chi soffre di questa condizione effettivamente fatica a gestire tutto questo. La fobia sociale può portare a evitare situazioni pubbliche, che richiedano il contatto con altre persone,impedendo la vita quotidiana. Nei bambini si notano episodi di mutismo selettivo, cioè un’incapacità incontrollata di parlare in alcuni luoghi o contesti, per esempio davanti a una certa persona.
L’ansia può manifestarsi in un’escalation rapida e intensissima, che spesso fa spaventare la persona che la vive, perché la sensazione esperita è che la propria vita sia in pericolo, come accade durante una sincope, quando sentiamo che stiamo per svenire. Il corpo trema, la respirazione si fa affannosa, il cuore batte più forte e più velocemente. Ci si sente confusi, con le vertigini (testa leggera) e spesso si ha la nausea. Sembra che la pressione sanguigna ceda, e che si stia per svenire, ma non è così: la pressione sanguigna è tendenzialmente più alta, e quindi non si sviene mai. I sintomi iniziano piano e poi via via raggiungono un picco in una decina di minuti. Il più delle volte non ci si capacita del perché sia accaduto: gli attacchi di panico capitano quasi sempre in momenti “tranquilli”.
Spesso però sono concomitanti con episodi di separazione (si parla di ansia da separazione) sia nel bambino (più comuni) che nell’adulto, e che si risolvono nella maggior parte dei casi con la terapia comportamentale.
Dopo dieci minuti i sintomi cominciano ad attutirsi, e può essere utile imparare qualche esercizio di respirazione e rilassamento per calmarsi. La paura infatti genera paura, in questo caso i sintomi sono simili a quelli di un problema al cuore – che invece è assente. La cosa da fare è arrestare il loop della paura. Un attacco di panico è una “sensazione di morire”, come viene spesso descritto, ma in realtà non sta accadendo nulla di pericoloso.
Alcuni consigli:
Ciò che rende l’ansia un problema è la sua cronicità, se si alternano episodi acuti con frequenza, se la vita quotidiana della persona ne risente.
Non sempre dunque essere ansiosi significa soffrire d’ansia.
Mentre valutano la diagnosi di ansia, gli specialisti indagano la presenza concomitante di:
Ansia e depressione non sono sinonimi, anche se spesso la persona li esperisce entrambi. Chi soffre d’ansia “vive male”, cioè ha sensazioni negative, un malessere dettato dall’eccessiva preoccupazione e inquietudine nella propria individualità, mentre la persona che soffre di depressione esperisce alcuni o molti di questi sintomi: mancanza di voglia di vivere, voglia di nascondersi da tutto e da tutti, sensi di colpa, alterna stati di apatia con altri di inattività, e insonnia.
La cervicalgia è un dolore che sprigiona dalla zona cervicale e che molte persone correlano con un periodo di forte stress. È l’ansia a provocare dolore alla cervicale o viceversa? Non è semplice capirlo.
Il punto è che i sintomi dell’ansia – magari da stress – sono simili a quelli della cervicalgia:
Chiunque soffra un periodo di forte stress e di malessere, anche senza che abbia un disturbo d’ansia diagnosticato, può beneficiare di una terapia comportamentale che può essere suggerita da uno psicologo o da uno psicoterapeuta, per indagare meglio sulle cause che provocano il malessere e imparare a gestirlo.
Quando l’ansia è diagnosticata dal medico, può essere trattata sia a livello farmacologico, qualora lo si rendesse necessario, sia comportamentale, attraverso la psicoterapia.
Non esiste un trattamento comune per l’ansia: ogni paziente va valutato singolarmente a seconda della sua forma d’ansia. Talvolta il medico consiglia gli antidepressivi, come le benzodiazepine e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, che risultano efficaci anche per tenere sotto controllo i disturbi d’ansia mentre si segue un percorso psicoterapeutico.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Tutti prima o poi nella vita, magari anche spesso, viviamo dei momenti di forte stress che possono provocarci le suddette sensazioni negative. L’essere umano convive con un po’ di ansia, e se si tratta di episodi legati allo stress di alcuni periodi, riesce a tenerla a bada, anche facendosi aiutare con qualche tecnica di rilassamento.
L’ansia estesa, che si manifesta in momenti fuori dal nostro controllo e che ci impedisce alcune normali attività quotidiane, al contrario, essendo un insieme di disturbi codificati da certi sintomi e da comportamenti che induce, può essere diagnosticata come patologia solo da uno specialista.
A seconda del tipo d’ansia vi sono sintomi diversi (vedi paragrafi successivi). Generalmente se con il termine ansia intendiamo stati ansiosi, possiamo identificare i seguenti sintomi generici che possono comparire:
Dal punto di vista biochimico, la ricerca ha chiarito nei decenni passati il ruolo del cortisolo, detto “ormone dello stress” come fattore che innesca i sintomi di stato d’ansia che conosciamo, ma che in realtà è un “amico” dell’organismo, perché lo aiuta ad affrontare la situazione di pericolo, che ci genera appunto una reazione di negatività. Il cortisolo è prodotto dal surrene ed è lui che nei momenti di forte stress viene rilasciato per “preparare” il nostro corpo: aumenta la glicemia per essere pronto a fornire energia all’organismo. Nei momenti di forte stress si liberano adrenalina e noradrenalina per aumentare la pressione sanguigna e la prontezza dei riflessi.
Ogni persona che soffre di ansia ha la sua storia e le proprie caratteristiche psicofisiche.
Non è nota “la” causa dell’ansia; in generale tuttavia si riscontrano quattro origini dell’ansia:
Chiunque soffra un periodo di forte stress e di malessere, anche senza che abbia un disturbo d’ansia diagnosticato, può beneficiare di una terapia comportamentale che può essere suggerita da uno psicologo o da uno psicoterapeuta, per indagare meglio sulle cause che provocano il malessere e imparare a gestirlo.
Quando l’ansia è diagnosticata dal medico, può essere trattata sia a livello farmacologico, qualora lo si rendesse necessario, sia comportamentale, attraverso la psicoterapia.
Non esiste un trattamento comune per l’ansia: ogni paziente va valutato singolarmente a seconda della sua forma d’ansia. Talvolta il medico consiglia gli antidepressivi, come le benzodiazepine e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, che risultano efficaci anche per tenere sotto controllo i disturbi d’ansia mentre si segue un percorso psicoterapeutico.
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