Anoressia nervosa: come riconoscerla e aiutare chi ne soffre

Anoressia nervosa: come riconoscerla e aiutare chi ne soffre

Indice

Domande e Risposte

Che cosa è l’anoressia nervosa?

L'anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una restrizione estrema dell'assunzione di cibo, un intenso timore di aumentare di peso e una distorsione dell'immagine corporea, che porta la persona a percepirsi in sovrappeso anche quando è gravemente sottopeso. Questo disturbo può avere gravi conseguenze fisiche e psicologiche, e spesso è associato a una riduzione dell'autostima, una preoccupazione ossessiva per il controllo del peso e comportamenti compensatori come l'esercizio fisico eccessivo, l'uso di lassativi o il vomito autoindotto. L'anoressia nervosa può portare a conseguenze anche molto gravi, compromettendo la salute fisica, portando a danni agli organi vitali e a problematiche psicologiche, tra cui ansia, depressione e disfunzioni sociali. Il trattamento richiede un approccio multidisciplinare che comprende psicoterapia, supporto nutrizionale e, se necessario, un intervento medico.

L'anoressia nervosa è dunque un disturbo complesso che richiede un trattamento accurato, multidisciplinare e personalizzato. La sua prevenzione, la diagnosi precoce, e il coinvolgimento attivo della famiglia sono essenziali per garantire un percorso di recupero efficace. Sebbene non esistano farmaci specifici per trattare l'anoressia, la psicoterapia, il supporto nutrizionale e, quando necessario, il ricovero in strutture specializzate possono fare una grande differenza nel successo del trattamento. La consapevolezza dei segnali precoci e l'accesso a un trattamento tempestivo sono fondamentali per combattere questo disturbo debilitante.

Immagine che mostra una ragazza con il disturbo alimentare

Quante persone soffrono di anoressia in Italia?

Secondo le stime dell'ISS (Epicentro), in Italia la prevalenza dell'anoressia nervosa è compresa tra lo 0,2% e lo 0,8% della popolazione generale.  La fascia d'età più colpita è quella delle giovani donne tra i 15 e i 25 anni, sebbene il disturbo possa manifestarsi anche in età diverse. 

È importante sottolineare che questi dati si riferiscono ai casi diagnosticati e trattati nei centri specializzati. È probabile che esista un numero significativo di persone con anoressia nervosa che non cercano o non ricevono assistenza, suggerendo che la prevalenza reale potrebbe essere più elevata.

Quali sono le cause dell'anoressia

Le cause dell'anoressia nervosa sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo una combinazione di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. La predisposizione genetica gioca un ruolo significativo: alcune ricerche suggeriscono che i familiari di persone con anoressia nervosa possano avere un rischio maggiore di sviluppare disturbi simili. Tuttavia, non si tratta di un disturbo ereditario in senso stretto, ma piuttosto di una vulnerabilità che interagisce con altri fattori.

I fattori psicologici sono altrettanto importanti: una bassa autostima, il perfezionismo, l'ansia e la difficoltà a gestire le emozioni possono spingere una persona a cercare un controllo estremo sulla propria vita e sul proprio corpo, spesso come risposta a un disagio interiore. La percezione del corpo distorta, che porta a vedere sé stessi come sovrappeso anche in condizioni di grave malnutrizione, è uno degli aspetti centrali del disturbo.

Inoltre, la pressione sociale e culturale ha un impatto notevole: la visione di un corpo "perfetto", che è spesso estremamente magro, è un ideale che viene promosso dai media, dalla moda e da vari contesti sociali. Questa idealizzazione può spingere le persone, in particolare le donne giovani, a perseguire un corpo magro a ogni costo, alimentando così la spirale del disturbo alimentare.


Le conseguenze dell’anoressia sugli ormoni e sul metabolismo

I cambiamenti ormonali associati all'anoressia nervosa sono profondi e influenzano vari sistemi endocrini, con effetti significativi sulla salute generale. In particolare, uno dei primi impatti si osserva sul sistema riproduttivo: nelle donne, l'anoressia nervosa provoca una marcata riduzione dei livelli di estrogeno, l'ormone che regola il ciclo mestruale e le funzioni riproduttive. Questo abbassamento dell'estrogeno è una delle cause principali dell'amenorrea, ossia l'assenza di mestruazioni, un sintomo comune nell'anoressia nervosa. Negli uomini, invece, si verifica una riduzione dei livelli di testosterone, l'ormone sessuale maschile, che può influire negativamente sulla libido, sulla massa muscolare e sulla funzione sessuale.

In aggiunta, l'anoressia nervosa comporta anche un abbassamento dei livelli di ormoni tiroidei, come la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). Questi ormoni sono cruciali per il metabolismo e il corretto funzionamento di numerosi organi e tessuti. La riduzione della loro produzione rallenta il metabolismo, contribuendo alla perdita di peso e alla riduzione dell'energia complessiva, che sono caratteristiche principali dell'anoressia nervosa.

Infine, si osserva un aumento dei livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. L'ipersecrezione di cortisolo può contribuire a vari problemi, tra cui una maggiore vulnerabilità alla depressione e all'ansia, nonché alterazioni del sistema immunitario e danni alla salute ossea. L'alto livello di cortisolo, combinato con la carenza di estrogeno e testosterone, aumenta il rischio di osteoporosi, una condizione caratterizzata dalla fragilità delle ossa, che è particolarmente preoccupante nei pazienti con anoressia nervosa, che già presentano un basso peso corporeo.

Questi cambiamenti ormonali possono avere effetti a lungo termine sulla salute fisica e psicologica, rendendo fondamentale un intervento tempestivo per ristabilire l'equilibrio ormonale e prevenire complicazioni gravi.

Perché le donne sono più predisposte all'anoressia?

L'anoressia nervosa è un disturbo che colpisce principalmente le donne, con un rapporto di circa 9 donne affette per ogni uomo. Le cause di questa maggiore predisposizione non sono ancora del tutto comprese, ma si ritiene che siano coinvolti fattori biologici, psicologici e sociali

I modelli culturali e sociali che enfatizzano la magrezza come ideale estetico influenzano in modo significativo le donne, soprattutto durante l'adolescenza, quando l'autostima è particolarmente vulnerabile.

Come capire se mia figlia è anoressica? I sintomi da non sottovalutare

I sintomi dell'anoressia nervosa sono vari e si manifestano sia a livello fisico che psicologico. Tra i principali segnali da riconoscere ci sono:

  • Restrizione alimentare estrema: riduzione significativa dell'assunzione di cibo, con un disinteresse per i pasti e un'attenta gestione delle quantità;
  • Paura di ingrassare: una paura irrazionale di aumentare di peso, che porta al rifiuto di mangiare anche quando il corpo ha bisogno di nutrienti;
  • Distorsione dell'immagine corporea: vedere sé stessi come "grassi", nonostante una condizione fisica di grave malnutrizione;
  • Comportamenti compensatori: esercizio fisico estremo, vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici per "eliminare" il cibo ingerito;
  • Sintomi fisici: perdita di peso significativa, stanchezza cronica, pelle secca, capelli fragili, amenorrea (assenza di ciclo mestruale) nelle donne, bradicardia (battito cardiaco lento) e abbassamento della pressione sanguigna.

Riconoscere precocemente i segni dell'anoressia è fondamentale, poiché il trattamento precoce aumenta significativamente le possibilità di recupero completo. Le persone che sviluppano l'anoressia nervosa tendono a isolarsi socialmente, evitando eventi in cui il cibo è centrale, come pranzi o cene con amici o familiari.

Si può guarire dall’anoressia? Le linee guida sui trattamenti e i farmaci oggi disponibili

Le linee guida più recenti, come quelle fornite dal Ministero della Salute e da organizzazioni internazionali come l'American Psychiatric Association (APA) e la National Institute for Health and Care Excellence (NICE), puntano a un approccio integrato che consideri non solo gli aspetti fisici del disturbo, ma anche quelli psicologici e sociali.

Una delle principali novità introdotte dal DSM-5 nel 2013 è il raggruppamento dei disturbi alimentari sotto un'unica categoria, denominata "disturbi della nutrizione e dell’alimentazione". Il manuale fornisce una definizione più chiara e articolata: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. Questa definizione ha permesso una maggiore precisione nel trattamento e nell’identificazione dei disturbi alimentari, adattandosi meglio alle diverse fasce di età e alle specificità dei disturbi. 

Nelle Linee di indirizzo nazionali italiane per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell’alimentazione, pubblicate dal Ministero della Salute nel 2017, gli autori evidenziano che la revisione dei criteri diagnostici pubblicata nel DSM-5 si è proposta l’obiettivo di definire una maggiore continuità diagnostica fra adolescenza ed età adulta, adattando i criteri alla possibilità di formulare la diagnosi anche in età infantile e adolescenziale.

Inoltre, la diagnosi dell'anoressia deve essere effettuata da uno specialista esperto, attraverso un'accurata valutazione psico-sociale e fisica. Il trattamento si articola in diverse fasi, con l'obiettivo principale di ripristinare un'alimentazione sana, correggere il comportamento alimentare disfunzionale e affrontare le problematiche psicologiche sottostanti.

Gli approcci terapeutici contro l’anoressia dunque sono i seguenti:

  • Psicoterapia: la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è la forma di psicoterapia più utilizzata, poiché aiuta i pazienti a modificare i pensieri distorti riguardo al cibo, al corpo e al peso. La Terapia Familiare Basata sul Modello Maudsley (FBT) è particolarmente efficace nei pazienti adolescenti e coinvolge i genitori nel processo di recupero;
  • Trattamento nutrizionale: è essenziale ripristinare un'alimentazione equilibrata. L'intervento di un nutrizionista è fondamentale per garantire un piano alimentare sicuro e sostenibile. Il recupero del peso deve essere graduale per evitare complicanze fisiche gravi;
  • Farmaci: attualmente non esistono farmaci specifici per trattare l'anoressia nervosa. Tuttavia, in alcuni casi, i medici possono prescrivere antidepressivi o antipsicotici, specialmente se sono presenti disturbi concomitanti come depressione o ansia. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono i farmaci più comunemente usati, anche se non hanno effetti diretti sul comportamento alimentare.

Consulta le strutture sanitarie che effettuano Colloquio psicologico clinico:Dove effettuare un Colloquio psicologico clinico?

Quando ricorrere al TSO e come funziona in Italia

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è una misura che può essere adottata in Italia nei casi più gravi di anoressia nervosa, quando il paziente rifiuta il trattamento e c'è un rischio imminente per la sua salute. In genere, il TSO viene attivato quando il paziente non riconosce la gravità della propria condizione e il suo stato fisico è compromesso, mettendo in pericolo la vita.

Il TSO è una misura legale che richiede una valutazione medica da parte di due specialisti, e l'eventuale decisione deve essere convalidata dal giudice tutelare. In caso di TSO, il paziente viene ricoverato in ospedale, dove riceve il trattamento necessario per stabilizzare le sue condizioni fisiche e psicologiche.

Quanto dura la riabilitazione nelle strutture per l’anoressia

La riabilitazione in strutture specializzate per il trattamento dell'anoressia nervosa è un processo lungo e complesso. Queste strutture, che possono essere ospedali o cliniche residenziali, offrono un supporto intensivo per il recupero fisico e psicologico.

Le strutture specializzate in disturbi alimentari offrono programmi di riabilitazione che possono includere:
  • Trattamento residenziale: ricovero a tempo pieno per monitorare e supportare il recupero;
  • Programmi diurni: partecipazione a trattamenti intensivi durante il giorno, con ritorno a casa la sera;
  • Supporto ambulatoriale: sessioni di terapia regolari senza ricovero.

La durata della riabilitazione varia a seconda della gravità del disturbo e delle risposte individuali del paziente. In genere, il programma di riabilitazione dura dai 3 ai 12 mesi, ma alcuni pazienti possono aver bisogno di trattamenti più lunghi. Durante questo periodo, i pazienti partecipano a sessioni di psicoterapia, ricevano supporto nutrizionale, vengono monitorati da medici e psicologi, e partecipano a gruppi di supporto.

L'anoressia si può prevenire?

La prevenzione dell'anoressia nervosa è un compito difficile ma fondamentale, soprattutto in un contesto sociale in cui l'immagine corporea è spesso sovraesposta e idealizzata. Le iniziative di prevenzione devono partire dalla scuola, dai servizi sanitari e dalla comunità in generale. L’educazione all’autostima, il rispetto per il corpo e la promozione di stili di vita sani sono le basi su cui costruire una prevenzione efficace.

Le recenti linee guida sottolineano l'importanza di programmi di prevenzione che coinvolgano attivamente giovani, famiglie e scuole. Tali programmi devono mirare a sensibilizzare i ragazzi sui rischi legati a diete estreme e disturbi dell'alimentazione, insegnando loro a riconoscere i segnali di allarme del disturbo.

Come supportare una persona anoressica?

La famiglia gioca un ruolo fondamentale nel trattamento dell'anoressia nervosa, sia nella fase di prevenzione che in quella di recupero. Il supporto familiare è un fattore determinante per il successo del trattamento, e le linee guida moderne evidenziano come un coinvolgimento attivo e informato dei familiari possa accelerare il percorso di guarigione.

In particolare, la Terapia Familiare Basata sul Modello Maudsley (FBT) è un approccio molto utilizzato nel trattamento dell'anoressia, che coinvolge i genitori in un ruolo attivo. L’obiettivo di questo trattamento è quello di dare ai genitori gli strumenti per gestire la malattia in modo positivo, aiutando a rinforzare la motivazione del paziente e facilitando la ripresa del peso corporeo. La terapia mira anche a migliorare la comunicazione familiare e a ridurre i conflitti interni che potrebbero peggiorare la situazione.

Ecco alcuni consigli:

  • Monitoraggio delle abitudini alimentari: i familiari devono essere attenti alle abitudini alimentari del paziente, incoraggiando i pasti regolari e prevenendo l’adozione di comportamenti disfunzionali, come il rifiuto dei pasti o il ricorso a esercizi fisici eccessivi;
  • Creare un ambiente non giudicante: è essenziale che i familiari creino un ambiente di supporto emotivo, evitando commenti critici sul corpo o sul peso del paziente. L’approccio deve essere empatico e non colpevolizzante;
  • Comunicazione aperta: le famiglie devono imparare a comunicare apertamente con il paziente, senza forzare discussioni sul cibo o sul peso, ma lasciando che sia il paziente a parlare quando è pronto;
  • Educazione e informazione: i familiari devono essere ben informati sulla natura del disturbo e sulle strategie terapeutiche, partecipando a sessioni educative o gruppi di supporto per imparare come affrontare le sfide quotidiane;
  • Incoraggiamento del trattamento professionale: la famiglia deve incoraggiare il paziente a continuare il trattamento psicoterapico e nutrizionale, rispettando le indicazioni dei professionisti senza cercare di risolvere la malattia autonomamente.




RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quali sono le cause e le conseguenze dell'anoressia nervosa?

Le cause dell'anoressia nervosa sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo una combinazione di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. I fattori psicologici sono altrettanto importanti: una bassa autostima, il perfezionismo, l'ansia e la difficoltà a gestire le emozioni possono spingere una persona a cercare un controllo estremo sulla propria vita e sul proprio corpo, spesso come risposta a un disagio interiore.

L'anoressia nervosa può portare a conseguenze anche molto gravi, compromettendo la salute fisica, portando a danni agli organi vitali (cuore, stomaco, polmoni, fegato, reni) e a problematiche psicologiche, tra cui ansia, depressione e disfunzioni sociali.

Cosa causa l'anoressia al sistema nervoso?

I cambiamenti ormonali associati all'anoressia nervosa sono profondi e influenzano vari sistemi endocrini, con effetti significativi sulla salute generale. In particolare, uno dei primi impatti si osserva sul sistema riproduttivo: nelle donne, l'anoressia nervosa provoca una marcata riduzione dei livelli di estrogeno. Negli uomini, invece, si verifica una riduzione dei livelli di testosterone, l'ormone sessuale maschile, che può influire negativamente sulla libido, sulla massa muscolare e sulla funzione sessuale.

In aggiunta, l'anoressia nervosa comporta anche un abbassamento dei livelli di ormoni tiroidei, come la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). Questi ormoni sono cruciali per il metabolismo e il corretto funzionamento di numerosi organi e tessuti. 

Infine, si osserva un aumento dei livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. L'alto livello di cortisolo, combinato con la carenza di estrogeno e testosterone, aumenta il rischio di osteoporosi, una condizione caratterizzata dalla fragilità delle ossa, che è particolarmente preoccupante nei pazienti con anoressia nervosa, che già presentano un basso peso corporeo.

Cosa non dire ad un anoressico?

Evita frasi come "Basta mangiare", "Sei troppo magro/a", "Ti stai rovinando la vita", "Non hai niente di cui preoccuparti", "Sei egoista", o "Non hai forza di volontà". Questi commenti possono risultare offensivi, inutili o addirittura dannosi, poiché non considerano la complessità dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) e la profondità della sofferenza della persona.

Non fare paragoni tra la persona che sta affrontando un DCA e altre persone, sia che abbiano o meno lo stesso problema. Ogni individuo ha una storia, un percorso e una situazione unica, e le esperienze personali non sono comparabili.

Inoltre, è fondamentale evitare qualsiasi commento sul peso, sull'aspetto fisico o sull’alimentazione della persona, sia in sua presenza che in presenza di altre persone. Non colpevolizzare mai. Commenti di questo tipo possono alimentare le sue ossessioni legate a cibo, corpo e autostima, facendola sentire giudicata, inadeguata o vulnerabile.

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