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Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per aneurisma non rotto dell'aorta addominale
Di seguito i dati sulle migliori strutture per aneurisma non rotto dell’aorta addominale. La valutazione di queste strutture si basa sui dati del Programma Nazionale Esiti (dati del 2023, riferiti al 2022), resi pubblici per conto del Ministero della Salute. Micuro analizza e sintetizza questi dati per stilare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze.
Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro “È stato dimostrato in letteratura che all’aumentare del numero di casi di aneurisma non rotto dell’aorta addominale trattati da una struttura sanitaria aumenta la sopravvivenza dopo l’intervento chirurgico. Perciò, è importante scegliere le strutture che raggiungono le soglie minime fissate dal gruppo di lavoro del Programma Nazionale Esiti (n. 60 interventi/anno) al di sotto delle quali il rischio di esiti negativi aumenta notevolmente. Oltre al numero totale di interventi eseguiti in un anno è fondamentale considerare anche la percentuale di sopravvivenza a 30 giorni dall’intervento che dovrebbe essere superiore al 99%”.
Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2022 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici per aneurisma non rotto dell’aorta addominale
- IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano - Gruppo San Donato (n° interventi: 232, sopravvivenza: 98,54%)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona - Presidio Umberto I (n° interventi: 187, sopravvivenza: 98,78%)
- Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 151, sopravvivenza: 99,6%)
- Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino (n° interventi: 144, sopravvivenza: 98,69%)
- Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma (n° interventi: 121, sopravvivenza: 98,96%)
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Che cosa sono gli aneurismi
Per aneurisma si intende una
dilatazione progressiva e pulsante di un segmento vascolare, dovuta a indebolimento delle pareti arteriose.
Strutturalmente le pareti delle arterie sono formate da tre strati: uno interno (denominato tunica intima) a contatto con il sangue, uno intermedio (
tunica media), e uno esterno (
tunica avventizia). Si parla di aneurismi veri quando sono coinvolti tutti e tre gli strati della parete di un'arteria, mentre un falso aneurisma, o pseudoaneurisma, si ha quando del sangue fuoriesce completamente da un'arteria o una vena ma la coagulazione è sufficientemente per sigillare la rottura dal tessuto circostante. Se il danno ha interessato invece lo strato più interno dell’arteria e il
sangue è rimasto intrappolato nello strato medio allora l’aneurisma si definisce dissecante.
Gli aneurismi si dividono in “
congeniti", presenti già alla nascita e “
acquisiti", riconducibili nel tempo alla debolezza congenita delle pareti arteriose. In base alla quantità di parete coinvolta si distinguono inoltre in aneurismi “
sacciformi" quando interessano solo un tratto della circonferenza del vaso - è il caso per esempio delle grandi arterie alla base dell’encefalo in cui si localizzano soprattutto in corrispondenza dei punti di biforcazione o di curvatura delle stesse, dove maggiore è la forza esercitata dalla corrente ematica sulla parete del vaso - e “
fusiformi", quando interessano tutta la circonferenza con sfiancamento globale.

Come dimensioni, gli aneurismi si suddividono in:
- Micro, inferiori a 5 millimetri (mm);
- Piccoli, tra i 5 e i 12 mm;
- Grandi, tra i 12 e i 25 mm;
- Giganti, maggiori di 25 mm.
L’aneurisma può essere pericoloso e anche mortale se non diagnosticato e trattato per tempo, per due ragioni:
- Per il rischio di rottura del segmento vascolare interessato dalla dilatazione, con successivo sviluppo di una emorragia dei tessuti circostanti e dissanguamento del paziente;
- Per il rischio di trombosi acuta dovuta all’accrescimento del trombo parietale.
La sopravvivenza dopo rottura di una sacca aneurismatica è del 10-15% e dipende dalla tempestività della rianimazione cardio-polmonare e dell’intervento terapeutico. La chiave è quindi prevenirne la rottura.
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Cause e sintomi dell’aneurisma
L’aneurisma può verificarsi per
diverse ragioni. La causa più frequente è l’
aterosclerosi, un irrigidimento delle arterie, dovuto ad alterazioni delle pareti, che mano a mano perdono la propria elasticità per accumulo di sostanze fra cui il
colesterolo.
In molte persone c’è tuttavia una predisposizione genetica allo sviluppo di aneurismi, sia per familiarità che per la presenza di malattie genetiche. Oltre a questo, l’aneurisma è una condizione strettamente correlata con fattori di rischio comportamentali, come
obesità,
fumo, scarsa attività fisica e
abuso di sostanze stupefacenti.
Non è semplice intercettare la presenza di
sintomi premonitori di un aneurisma prima che si verifichi un evento acuto. La rottura è associata, solitamente, alla comparsa di dolore. Nel caso di aneurisma addominale
il dolore sarà addominale e/o
irradiato alla schiena, all’inguine e anche alle gambe per la presenza di una emorragia retro-peritoneale.
Spesso però la scoperta di un aneurisma è accidentale, in seguito a un esame effettuato per altre indagini, in quanto l’aneurisma cresce lentamente, non dando inizialmente segno di sé. Alcune volte può causare sintomi legati alla compressione delle strutture anatomiche circostanti (stridore vocale, disfagia, dispnea nel caso riguardi il tratto toracico, sintomi neurologici, spesso disturbi visivi,
cefalea nel caso di aneurisma intracranico) o a fistolizzazione con visceri cavi circostanti (emottisi, ematemesi in quello toracico). Circa il 50% degli aneurismi asintomatici diventano sintomatici entro 1 anno e il 75% entro 5 anni. Gli aneurismi sintomatici, di solito, sono di dimensioni maggiori di 2 cm.
Aneurisma aortico, il più frequente
Gli aneurismi possono insorgere in qualsiasi distretto arterioso, ma la localizzazione più frequente è nell’aorta, con netta prevalenza dell’aorta addominale rispetto a quella toracica, dove si localizza a livello dell’aorta ascendente con eventuale interessamento della valvola aortica, condizione tipicamente associata alla sindrome di Marfan a livello dell’arco aortico o dell’aorta discendente. Gli aneurismi aortici più frequenti interessano l'
aorta addominale sottorenale.
Lo spessore dell’aorta è di circa 2,5 cm ma può aumentare fino a raggiungere i 5 cm, richiedendo l’intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi è asintomatico ma può dare dei sintomi:
- Dolori che colpiscono il collo, la regione cervicale, la mandibola, ma anche il torace e la parte che sta dietro lo sterno;
- Difficoltà nella respirazione o nella deglutizione;
- Eventuali emboli.
Gli aneurismi cerebrali
Gli aneurismi cerebrali non rotti difficilmente danno sintomi e vengono spesso individuati per caso durante altri accertamenti e a seconda della gravità possono essere trattati chirurgicamente o tenuti sotto osservazione. La
localizzazione più comune riguarda le arterie della base cranica, conosciute come Poligono di Willis; in particolare, gli aneurismi si formano in corrispondenza dei punti di biforcazione o di curvatura delle arterie dove maggiore è la forza esercitata dalla corrente ematica sulla parete del vaso.
Possono verificarsi casi di “
emorragia sentinella”, quando da un aneurisma cerebrale fuoriesce una piccola quantità di sangue. Quando si rompe invece, oltre a perdita di conoscenza (svenimento) ed esiti fatali si possono avere improvvisi e forti mal di testa, visione sfocata, rigidità del collo, nausea o convulsioni.
Il team multidisciplinare valuterà quale opzione terapeutica proporre a seconda della sede, della dimensione dell’aneurisma e dell’età e delle condizioni cliniche del paziente. Il trattamento microchirurgico consiste nell'escludere la sacca aneurismatica mediante il posizionamento di una o più "clip" nella zona in oggetto (clipaggio) e presenta rischi contenuti.
Possono verificarsi casi, seppur rari, di
emorragie cerebrali non traumatiche nel bambino, che sono generalmente dovute a malformazioni vascolari come angiomi e fistole artero-venose, cavernomi, angiomi venosi, aneurismi della vena di Galeno, una vena profonda contenuta nella cavità del cranio.
Quest’ultima in particolare è una
malformazione aneurismatica della vena di Galeno (MAVG) congenita, che insorge durante l’embriogenesi e caratterizzata dalla dilatazione dei precursori embrionali della vena di Galeno, che provoca un’anomala comunicazione tra questa e le arterie cerebrali, aumentando la pressione all'interno della vena.
Aneurismi in altre sedi:
- Gli aneurismi viscerali possono interessare il 2% della popolazione. Sono insidiosi perché difficili da diagnosticare, tranne quelli delle arterie renali che si presentano con insorgenza di ipertensione arteriosa o ematuria.;
- Gli aneurismi splenici (della milza) sono quelli più frequenti. Molti sono asintomatici e vengono diagnosticati casualmente nel corso di una ecografia richiesta per altre indagini;
- Gli aneurismi delle arterie mesenteriche (della zona attorno all'intestino) colgono il 6-7% della popolazione;
- È frequente il caso di aneurismi alla gamba, in particolare interessando l’arteria femorale e l’arteria poplitea, posta dietro al ginocchio. Nella maggior parte dei pazienti non ci sono manifestazioni sintomatiche evidenti, se non in alcuni casi di dolore dietro al ginocchio, o edema alla parte superiore o inferiore della gamba e ai piedi. A seconda delle dimensioni dell’aneurisma e della sede, lo specialista deciderà se intervenire chirurgicamente oppure monitorare la situazione farmacologicamente.
Diagnosi dell'aneurisma
Una diagnosi tempestiva è fondamentale ma solo nel caso dei grossi aneurismi aortici addominali è utile l’esame obiettivo, che può solo rilevare la presenza di una massa pulsante accompagnata al reperto auscultatorio di soffio.
Come da linee guida ella maggior parte dei casi, se si sospetta la presenza di un aneurisma si ricorre alla diagnostica per immagini per la conferma.
- Ecografia con ecocolordoppler: utile per una prima ricerca e scoperta di aneurisma addominale. Aiuta a valutare anche le dimensioni dello stesso;
- Angiotomografia computerizzata (angio-TC): l’angio-TC è da considerarsi un esame diagnostico alternativo all’angiografia che presenta una accuratezza diagnostica simile ma, rispetto a quest’ultima, è meno invasivo. Infatti, nel caso dell’angio-TC, il mezzo di contrasto viene iniettato in una vena periferica senza la necessità di ricorrere ad un catetere vascolare;
- Angiorisonanza magnetica (angio-RM): l’angio-RM è un esame non invasivo. Riveste al momento un ruolo complementare all’angiografia e all’angio-TC ed è utilizzata soprattutto per lo studio degli aneurismi di grandi dimensioni (aneurismi giganti).
Lo screening deve essere riservato alla popolazione ad alto rischio: uomini di età > 60 anni, fratelli o figli di pazienti affetti da aneurismi dovrebbero essere sottoposti ad esame fisico e a doppler; negli uomini tra i 65-75 anni fumatori è necessario eseguire un esame fisico ed un doppler almeno una volta.
Negli individui affetti è raccomandata, inoltre, la sorveglianza sulla base delle dimensioni dell’aneurisma: per
aneurismi con diametro inferiore ai 4 cm è indicato eseguire un controllo almeno ogni 2 anni; per aneurismi con diametro compreso tra 4-4,5 cm è indicata la consulenza del chirurgo vascolare ed un esame doppler ogni 6-12 mesi.
Come si interviene su un aneurisma
Il trattamento della patologia aneurismatica in ogni sua sede è necessariamente chirurgico e l’obiettivo è prevenirne la rottura.
Le indicazioni chirurgiche all’intervento per quanto riguarda gli aneurismi aortici sono le seguenti:
- Aneurisma di diametro ≥ 5 cm;
- Aneurisma in rapido accrescimento (> 1cm/anno);
- Dolore (espressione di rapida espansione o rottura dell’aneurisma);
- Sindrome di Marfan.
Si può intervenire in due modi:
- Con laparotomia. Si esegue mediante l’apertura della sacca aneurismatica e l’interposizione di una protesi in materiale sintetico inerte, di calibro adatto. Richiede un ricovero di circa dieci giorni ed è gravato da una mortalità a 30 giorni del 2-3%.;
- Con terapia chirurgica mediante accesso endovascolare. È una tecnica da destinarsi a quei pazienti le cui condizioni generali sconsigliano il ricorso agli interventi tradizionali. La tecnica di riparazione endovascolare si basa sull’introduzione attraverso gli assi femorali e iliaci di una endoprotesi (stent) che viene posizionata all’interno del lume vasale. Richiede un ricovero mediamente di 3-4 giorni ed è gravato da una mortalità a 30 giorni inferiore all’1%. Tuttavia, frequenti sono anche i reinterventi (nei successivi 6 anni un secondo intervento si realizza nel 20-30% dei casi, per lo più dovuto allo svilupparsi di endoleak, ossia persistenza di sangue all'interno del lume aneurismatico);
- Nei pazienti con piccoli aneurismi, che non richiedono correzione chirurgica, è indicato invece un trattamento medico mirato alla correzione dei fattori di rischio come lo stretto controllo dei valori pressori, l’ottimizzazione dei livelli ematici di lipidi, l’abolizione del fumo e la riduzione degli altri fattori di rischio per aterosclerosi.
Dopo qualche settimana dall’intervento (circa dopo 4-6 settimane) solitamente si può riprendere una vita regolare, facendo attenzione a non esagerare con l’affaticamento, per esempio evitando di portare pesi e riposando non appena ci si sente stanchi. Si consiglia di camminare, lentamente, perché è un’attività che stimola la circolazione senza affaticare. Sarà comunque cura del medico fornire le indicazioni necessarie.
Salvo controindicazioni del medico, si può riprendere una normale vita sessuale non appena ci si sente bene, di solito da 2 a 4 settimane dopo la dimissione.
Se l’aneurisma si rompe: conseguenze
La rottura di un aneurisma, cerebrale o aortico, è un evento con conseguenze potenzialmente molto
gravi. La via più sicura per scongiurare eventi avversi gravi è prevenirne la rottura, facendo attenzione ai sintomi e sottoponendosi a controlli. Se l’evento si verifica, tuttavia, si ha in caso di aneurisma al cervello, un’emorragia subaracnoidea, che dà un quadro clinico differenziato quanto a gravità, a seconda del paziente: da una semplice cefalea in caso di piccola emorragia, al coma o alla morte. Anche in caso di sopravvivenza possono esserci danni permanenti, specie se il paziente non viene trattato entro poco tempo dall’evento.
Il
trattamento chirurgico in questi casi deve essere tempestivo e vi sono due procedure: intervento per il posizionamento di una protesi microvascolare, ed embolizzazione.
La rottura di aneurisma aortico ha invece esiti spesso fatali data la rapidità del processo che coinvolge l’arteria principale del cuore.
Esistono delle linee guida per la gestione chirurgica di questi eventi, pubblicate dalla Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE, 2015), e dei Criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale nell'assistenza alle malattie del sistema cardiovascolare del Ministero della Salute (2010).

Aneurisma, ictus, ischemia: le differenze
La differenza fra aneurisma e
ictus è che l’aneurisma è una condizione patologica (dilatazione di segmento vascolare e indebolimento progressivo delle pareti di un’arteria) mentre l’ictus è l’evento acuto, che può verificarsi in seguito alla rottura di un aneurisma (si parla in questo caso di ictus emorragico), oppure quando un’arteria è ostruita bloccando l’apporto di sangue al cervello (si parla di
ictus ischemico).
L’ischemia è una diminuzione importante o una completa interruzione della quantità di sangue in una parte del corpo (per esempio al cervello), che provoca uno stato di sofferenza all’organo interessato. Al cervello per esempio, una carenza prolungata di ossigeno può portare alla morte del tessuto cerebrale e a un possibile ictus.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Che cosa è un aneurisma?
Per aneurisma si intende una dilatazione progressiva e pulsante di un segmento vascolare, dovuta a indebolimento delle pareti arteriose.
L’aneurisma può essere pericoloso e anche mortale se non diagnosticato e trattato per tempo per 2 ragioni:
- Per il rischio di rottura del segmento vascolare interessato dalla dilatazione, con successivo sviluppo di una emorragia dei tessuti circostanti e dissanguamento del paziente;
- Per il rischio di trombosi acuta dovuta all’accrescimento del trombo parietale.
La sopravvivenza dopo rottura di una sacca aneurismatica è del 10-15% e dipende dalla tempestività della rianimazione cardio-polmonare e dell’intervento terapeutico. La chiave è quindi prevenirne la rottura.
Quali sono i sintomi di un aneurisma?
Non è semplice intercettare la presenza di sintomi premonitori di un aneurisma prima che si verifichi un evento acuto. La rottura dell’aneurisma è associata, solitamente, alla comparsa di dolore. Spesso però la scoperta di un aneurisma è accidentale, in seguito ad un esame effettuato per altre indagini, in quanto l’aneurisma cresce lentamente, non dando inizialmente segno di sé. Alcune volte può causare sintomi legati alla compressione delle strutture anatomiche circostanti (stridore vocale, disfagia, dispnea nel caso riguardi il tratto toracico; sintomi neurologici, spesso disturbi visivi, cefalea nel caso di aneurisma intracranico) o a fistolizzazione con visceri cavi circostanti (emottisi, ematemesi in quello toracico). Circa il 50% degli aneurismi asintomatici diventano sintomatici entro 1 anno e il 75% entro 5 anni. Gli aneurismi sintomatici, di solito, sono di dimensioni maggiori di 2 cm.
Quali sono le cause per cui viene un aneurisma?
L’aneurisma può verificarsi per diverse ragioni. La causa più frequente è l’arterosclerosi, un irrigidimento delle arterie, dovuto ad alterazioni delle pareti, che mano a mano perdono la propria elasticità per accumulo di sostanze fra cui il colesterolo.
In molte persone c’è tuttavia una predisposizione genetica allo sviluppo di aneurismi, sia come familiarità che per malattie genetiche. Oltre a questo, l’aneurisma è una condizione strettamente correlata con fattori di rischio comportamentali, come obesità, fumo, scarsa attività fisica e abuso di sostanze stupefacenti.
Come si cura l'aneurisma dell'aorta addominale?
Il trattamento della patologia aneurismatica in ogni sua sede è necessariamente chirurgico e l’obiettivo è prevenirne la rottura.
Si può intervenire chirurgicamente in due modi:
- Con laparotomia. Si esegue mediante l’apertura della sacca aneurismatica e l’interposizione di una protesi in materiale sintetico inerte, di calibro adatto. Richiede un ricovero di circa dieci giorni ed è gravato da una mortalità a 30 giorni del 2-3%.
- Con terapia chirurgica mediante accesso endovascolare. È una tecnica da destinarsi a quei pazienti le cui condizioni generali sconsigliano il ricorso agli interventi tradizionali. La tecnica di riparazione endovascolare si basa sull’introduzione attraverso gli assi femorali e iliaci di una endoprotesi (stent) che viene posizionata all’interno del lume vasale. Richiede un ricovero mediamente di 3-4 giorni ed è gravato da una mortalità a 30 giorni inferiore all’1%. Tuttavia, frequenti sono anche i reinterventi (nei successivi 6 anni un secondo intervento si realizza nel 20-30% dei casi, per lo più dovuto allo svilupparsi di endoleak, ossia persistenza di sangue all'interno del lume aneurismatico).
Nei pazienti con piccoli aneurismi, che non richiedono correzione chirurgica, è indicato invece un trattamento medico mirato alla correzione dei fattori di rischio come lo stretto controllo dei valori pressori, l’ottimizzazione dei livelli ematici di lipidi, l’abolizione del fumo e la riduzione degli altri fattori di rischio per aterosclerosi.
Cosa succede quando si rompe una vena in testa?
Possono verificarsi casi di “emoraggia sentinella”, quando da un aneurisma cerebrale fuoriesce una piccola quantità di sangue. Quando un aneurisma cerebrale si rompe invece, oltre a perdita di conoscenza (svenimento) ed esiti fatali si possono avere improvvisi e forti mal di testa, visione sfocata, rigidità del collo, nausea o convulsioni.
Il team multidisciplinare valuterà quale opzione terapeutica proporre a seconda della sede, della dimensione dell’aneurisma e dell’età e delle condizioni cliniche del paziente. Il trattamento microchirurgico consiste nell'escludere la sacca aneurismatica mediante il posizionamento di una o più "clip" nella zona in oggetto. Presenta rischi contenuti.