Sole e pelle: rischi, danni e come difendersi

Sole e pelle: rischi, danni e come difendersi

Indice

Introduzione: difendersi dal sole, proteggere la salute

Non sbagliamo quando pensiamo al sole come ad una fonte di benessere. L’esposizione a raggi UV ci aiuta a regolare i ritmi circadiani, stimola la produzione di vitamina D e ha effetti positivi sull’umore. Quello su cui, però, non siamo abbastanza consapevoli è il dosaggio ottimale di questo trattamento wellness.

Una pelle abbronzata richiama immediatamente un aspetto sano, fatto di vita all’aria aperta e natura. Non avremmo la stessa opinione se ci concentrassimo sul fatto che l’imbrunimento è una reazione di difesa che la pelle mette in atto per proteggersi dalle insidie dei raggi ultravioletti (UV). Esporsi al sole senza protezione può, infatti, causare danni profondi e duraturi alla pelle, così come lesioni agli occhi e al DNA cellulare.

I raggi UV sono solo una parte dello spettro elettromagnetico emesso dal sole e vengono classificati in tre categorie principali:
  • UV-A (320–400 nm): rappresentano circa il 95% dei raggi UV che arrivano sulla Terra. Penetrano profondamente nella pelle, contribuendo all'invecchiamento precoce e alla comparsa di rughe, un fenomeno conosciuto come photoaging. Possono danneggiare il DNA in modo indiretto, aumentando il rischio di tumori cutanei;
  • UV-B (280–320 nm): sono responsabili della comparsa di eritemi e scottature solari. Stimolano la produzione di melanina, il pigmento che attribuisce alla pelle il caratteristico aspetto abbronzato, ma sono anche la principale causa di danni diretti al DNA e dell’insorgenza dei tumori della pelle, il più aggressivo dei quali è il melanoma;
  • UV-C (100–280 nm): sono i più pericolosi, ma vengono completamente assorbiti dall’atmosfera terrestre e non raggiungono il suolo.

La protezione solare è il primo e più efficace strumento per difendere la pelle. I filtri solari, sia chimici che fisici, agiscono assorbendo o riflettendo i raggi UV, riducendo così i danni cellulari. SPF (Sun Protection Factor) è la sigla che trovi sulla confezione dei prodotti che contengono filtri solari, specificata con un numero che indica la capacità di filtrare i raggi UV-B. I solari broad spectrum proteggono anche dai raggi UV-A. Per fare un esempio, un SPF 30 blocca circa il 97% dei raggi UVB. Tecnicamente, ciò significa che puoi esporti 30 volte più a lungo al sole prima di scottarti, rispetto a non usare alcuna protezione. In altre parole, se ti ustioni dopo 10 minuti senza protezione, con SPF 30 potresti teoricamente restare al sole per circa 300 (10 x 30) minuti senza scottarti.

Un’altra buona abitudine è quella di indossare occhiali da sole con filtro UV certificato. Ricorda di evitare l’esposizione nelle ore di punta del caldo e che, anche all’ombra o nei giorni nuvolosi, fino all’80% dei raggi UV può raggiungere la pelle.

Negli ultimi anni si sta facendo strada una forma di protezione innovativa, quella garantita dall’abbigliamento UV protettivo, prodotto a partire da tessuti progettati per bloccare i raggi ultravioletti del sole (UV-A e UV-B). 

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Cosa succede alla pelle quando non ci proteggiamo

Quando la pelle è esposta ai raggi UV senza protezione, si verifica una serie di reazioni dannose:

  • Danni al DNA: i raggi UV-B possono indurre mutazioni genetiche direttamente nel DNA delle cellule cutanee, favorendo lo sviluppo di tumori (basaliomi e carcinomi spinocellulari i più frequenti, melanoma più raro);
  • Stress ossidativo: i raggi UV-A generano radicali liberi che danneggiano le strutture cellulari e accelerano l'invecchiamento della pelle;
  • Immunosoppressione locale: l'esposizione solare può indebolire temporaneamente il sistema immunitario della pelle, rendendola più vulnerabile ad infezioni o lesioni.
È importante proteggere in particolare i più piccoli, perché è dimostrato che gran parte del danno solare cumulativo avviene nei primi anni di vita.

Dati recenti sulle patologie correlate all’esposizione al sole

L’incidenza dei tumori della pelle legati al sole è in continuo aumento a livello globale, ed è strettamente collegata all’esposizione prolungata e non protetta ai raggi UV, sia naturali (sole) sia artificiali (lampade abbronzanti).

Il carcinoma basocellulare (basalioma, BCC) è il più comune fra i tumori cutanei, rappresentando il 75-80% dei tumori della pelle non melanomatosi. È localmente invasivo ma raramente metastatizza. Le stime elaborate dalle principali istituzioni sanitarie parlano di circa 400-500 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno in Europa, circa 100.000 in Italia. Il basalioma interessa principalmente maschi di età superiore a 50 anni, anche se è importante sottolineare che il divario fra i sessi si sta assottigliando e che l’età media di insorgenza si sta abbassando. L’attore australiano Hugh Jackman ha raccontato le sue disavventure come paziente colpito da più basaliomi negli anni, mostrando le cicatrici lasciate dagli interventi di rimozione subiti, gran parte delle quali sul viso.

Meno frequente (20-25% dei tumori della pelle non melanomatosi) ma più aggressivo è il carcinoma spinocellulare (SCC), che comunque ha una mortalità molto bassa.  La sua incidenza in Europa è pari a 100-150 nuovi casi ogni 100.000 persone all’anno, nel nostro Paese circa 20.000-25.000 nuovi casi/anno, in costante aumento.

Diverso il decorso del melanoma, il tumore della pelle più aggressivo, che si prevede destinato a superare i 500.000 nuovi casi/anno entro il 2040. La sua diffusione è massima negli uomini oltre i 60 anni e nelle donne tra i 30 e i 50 anni. In Italia causa circa 2.000 decessi ogni anno.

Spostando il focus su danni “minori”, vediamo come oltre il 50% degli adulti riferisca almeno una scottatura solare all’anno. Nei bambini e negli adolescenti, la prevalenza può superare il 70% nei mesi estivi: un tema cruciale, se pensiamo che le ustioni in questa fascia d’età aumentano il rischio di melanoma del 50-80%.

L’esposizione al sole senza protezione è responsabile dell’80% dei segni visibili dell’invecchiamento cutaneo (rughe, macchie, perdita di elasticità), più evidenti nelle persone con fototipi chiari.

Protezione intelligente: i tessuti che filtrano i raggi UV

L’abbigliamento anti-UV è una forma efficace e pratica di fotoprotezione che blocca i raggi ultravioletti (UV) del sole, riducendo il rischio di scottature, fotoinvecchiamento e tumori cutanei.

È un tipo di indumento realizzato con tessuti speciali, progettati per costituire una barriera contro i raggi UVA e UVB. Viene classificato con un fattore di protezione UV (UPF), analogo all’SPF delle creme solari. Tuttavia, a differenza di queste, non perde efficacia nel tempo, non viene diluito e rimosso da sudore o acqua e non richiede riapplicazioni. Inoltre, riesce a coprire aree cutanee che potrebbero essere protetti in maniera insufficiente (tipicamente, la schiena).

immagine che mostra una mamma e una bambina che indossano abbigliamento anti-uv Ker sun

Abbigliamento anti-UV, intervista a Claudia Galeana co-founder di Ker Sun

Per scoprire di più su come difendersi dalle radiazioni dannose del sole in maniera pratica ed efficiente abbiamo intervistato Claudia Galeana, co-founder di Ker Sun, marchio francese di riferimento specializzato nella realizzazione di abbigliamento anti-UV altamente performante, certificato UPF 50+ e immaginato per proteggere efficacemente tutta la famiglia. 
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  1. Dottoressa Galeana, il 90% dei tumori cutanei è direttamente legato ad un’eccessiva esposizione ai raggi UV: perché, secondo lei, le persone continuano a sottovalutare il problema e a proteggersi meno di quanto potrebbero e dovrebbero dalla radiazione solare? 

Secondo me, ci sono diverse ragioni che spiegano perché così tante persone continuano a sottovalutare i pericoli dei raggi solari, nonostante il fatto che il 90% dei tumori della pelle sia direttamente legato a un’esposizione eccessiva ai raggi UV. La prima ragione riguarda una persistente mancanza di conoscenza dei rischi. Gli effetti del sole – e in particolare dei raggi UV – sono ancora troppo banalizzati. Molti pensano che solo i fototipi molto chiari siano a rischio, che un cielo coperto basti a proteggerci, o che una semplice scottatura sia cosa da poco. Passa in fretta, si trasforma in abbronzatura... e poi ce ne dimentichiamo. Eppure, le conseguenze sono reali: ogni esposizione lascia un segno. Spesso, la realtà ci raggiunge anni dopo, al momento di una diagnosi, quando il problema ormai si è instaurato. La consapevolezza arriva a posteriori. “Se l’avessi saputo...” A tutto ciò si aggiunge un fattore profondamente culturale. In paesi come la Francia o l’Italia, l’abbronzatura è ancora fortemente valorizzata. Avere un bel colorito, la pelle dorata, è sinonimo di vacanza, salute, bellezza. Questa rappresentazione collettiva rende più difficile l’adozione dei comportamenti corretti e genera una forma di resistenza nei confronti delle soluzioni di protezione visibili, come gli indumenti coprenti, che sono invece fondamentali. Ci fanno sentire “diversi”... Siamo convinti che sia urgente far evolvere queste percezioni. Per questo in Ker Sun mettiamo la prevenzione e l’educazione al centro della nostra missione. Non ci limitiamo a creare capi anti-UV certificati UPF 50+, coprenti e comodi, ma ci impegniamo anche a sensibilizzare, spiegare, cambiare le cose. Affinché la protezione solare diventi finalmente un riflesso quotidiano, naturale, positivo, e non un vincolo. Proteggere la propria pelle non significa rinunciare allo stile o alla libertà. Significa fare una scelta consapevole, per sé e per le persone che si amano. Ed è questo il messaggio che portiamo avanti ogni giorno, con convinzione. 
 

  1. Indossando la classica T-shirt bianca dell’estate o un copricostume in cotone possiamo stare tranquilli? 

Quanto ci proteggono questi indumenti dall’azione dei raggi ultravioletti? Per natura, un capo rappresenta una prima barriera contro i raggi UV. Ma non tutti i tessuti sono uguali. Il colore, lo spessore e la densità della tessitura giocano un ruolo cruciale nella capacità di filtrare i raggi UV. Una classica t-shirt in cotone bianco ha un indice di protezione UPF medio compreso tra 5 e 7. Questo significa che lascia passare una parte dei raggi UV: una protezione che può essere sufficiente per un uso occasionale o per le pelli meno sensibili, ma che risulta inadeguata quando la pelle è vulnerabile o l’esposizione è prolungata. Da questa constatazione è nata la nostra riflessione. Progettiamo capi per la protezione solare pensati appositamente per rispondere alle esigenze di chi non può permettersi il minimo rischio: persone affette da patologie cutanee, in trattamento con farmaci fotosensibilizzanti o semplicemente attente a preservare il proprio capitale pelle. Tutti i nostri prodotti sono certificati UPF 50+ secondo la normativa europea (EN 13758-1), che garantisce una protezione molto alta contro i raggi UV, offrendo al contempo una copertura massima. I tagli, le lunghezze e i dettagli sono studiati per proteggere in modo efficace le zone del corpo più esposte, che spesso si dimenticano: la nuca, le spalle, la scollatura, i polsi e le mani. Selezioniamo tessuti leggeri, traspiranti e piacevoli da indossare, anche in caso di forte caldo. 
 

  1. Lei ha co-fondato un’azienda che produce abbigliamento in tessuti anti-UV: cosa l’ha spinta a questa scelta e cosa si intende per tessuto anti-UV? 

So che può sembrare sorprendente specializzarsi in un ambito così specifico come quello degli indumenti e accessori per la protezione solare, ma questa scelta nasce da un bisogno personale. Quindici anni fa, mi è stata diagnosticata una malattia autoimmune, il lupus, in cui l’esposizione al sole può scatenare delle crisi. Da quel momento, proteggere la mia pelle è diventata una necessità quotidiana… e oggi, proteggere le pelli più sensibili è diventata la missione di Ker Sun. Un tessuto anti-UV è un tessuto tecnico in grado di filtrare efficacemente i raggi del sole, in particolare gli UVA e gli UVB. In Europa esiste una norma specifica, la norma EN 13758-1, che definisce un protocollo di test per misurare il livello di protezione solare offerto da un tessuto. Questo livello è espresso tramite l’indice UPF (Ultraviolet Protection Factor). Ker Sun si impegna a proporre esclusivamente tessuti certificati UPF 50+, ovvero il livello di protezione più elevato. 
 

  1. Quali sono i vantaggi di questi tessuti innovativi rispetto ai modelli tradizionali di protezione solare e, nello specifico, quali i vantaggi che i prodotti Ker Sun offrono? 

Il vantaggio di un indumento realizzato con un tessuto anti-UV Ker Sun è innanzitutto la garanzia di una protezione solare elevata, affidabile e duratura nel tempo. A differenza delle creme solari, che devono essere riapplicate regolarmente, i nostri capi offrono una barriera costante contro i raggi UV, senza perdita di efficacia. Ma i benefici dei prodotti Ker Sun non si limitano alla qualità del tessuto. Dove facciamo davvero la differenza è nel design. I nostri capi sono progettati per proteggere in modo intelligente le zone più sensibili al sole. Per esempio, abbiamo sviluppato camicie con un sistema di magneti per coprire collo e nuca, maglie con passapollice per proteggere il dorso delle mani, oppure tagli tecnici che favoriscono la circolazione dell’aria per un maggiore comfort anche in climi caldi. Progettiamo i nostri prodotti all’interno di un vero e proprio ecosistema, in collaborazione con medici, pazienti, sportivi e tutte le persone coinvolte nella protezione solare. È proprio questo approccio collaborativo e orientato all’uso reale che costituisce la forza e la specificità di Ker Sun. 


5. Esistono certificazioni internazionali che garantiscono l’efficacia dell’abbigliamento anti-UV?
 

Sì, esistono certificazioni internazionali riconosciute che garantiscono l’efficacia dell’abbigliamento anti-UV. In Europa, il riferimento in materia è la norma EN 13758-1. Questa norma definisce i metodi di test per valutare la capacità dei tessuti di proteggere la pelle dai raggi ultravioletti. Assegna un indice chiamato UPF (Ultraviolet Protection Factor), che misura la performance di filtraggio dei raggi UV di un tessuto. Tutti gli indumenti proposti da Ker Sun sono certificati UPF 50+, ovvero il livello massimo di protezione previsto da questa norma. Inoltre, i nostri capi sono considerati Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di categoria I. In questo ambito, proteggono l’utilizzatore da rischi come l’esposizione alla radiazione solare. Questo status ci impegna a rispettare un rigoroso capitolato tecnico, in particolare nella scelta dei materiali, nei protocolli di test approfonditi e nei controlli di qualità. È una vera garanzia di affidabilità e sicurezza per tutti coloro che cercano una protezione solare efficace, senza compromessi in termini di comfort, tecnicità o estetica.

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