Aggiornato il 24.07.2024
L’abbronzatura è la reazione autoprotettiva della pelle quando è esposta direttamente ai raggi solari. La luce proveniente dal sole si compone di diverse onde solari (spettro solare) ognuna delle quali con la propria lunghezza d’onda. Alcune di queste lunghezze d’onda sono visibili all’occhio umano (quelle che noi possiamo ricollegare ai colori), mentre altre no, come i raggi ultravioletti e gli infrarossi.
La radiazione ultravioletta può danneggiare le strutture anatomiche esposte, e di conseguenza la nostra barriera primaria, la cute, ha sviluppato degli strumenti di difesa. Assumendo una colorazione più scura, assorbe una porzione più limitata delle frequenze dello spettro luminoso.
La radiazione solare stimola i melanociti (cellule presenti negli strati superficiali dell’epidermide) a sintetizzare melanina, il pigmento che colora i capelli, la cute, i peli e gli occhi. Depositandosi nella pelle, è responsabile della colorazione accentuata.
Dunque, quella che ai nostri occhi è un’esteticamente apprezzabile doratura (di intensità variabile) della pelle, è in realtà uno dei suoi più potenti sistemi di protezione.
Perché talvolta ci si scotta? Può accadere che la radiazione sia eccessiva rispetto ai meccanismi di protezione del nostro corpo, e in tal caso i raggi UV raggiungono il nucleo della cellula, che va incontro a morte e il corpo reagisce con cellule antinfiammatorie. Da qui si origina quella che vediamo come scottatura, che si caratterizza da una cute arrossata, erimatosa, spesso gonfia e accompagnata da prurito.
Non ci sono rimedi per “guarire” le scottature, ma solo prodotti che possono alleviare il rossore o il gonfiore. Il danno a livello cellulare invece rimane: l’unica strada sicura è prevenire la bruciatura, proteggendosi adeguatamente con la crema solare giusta.
Ci sono poi persone “allergiche al sole”. L'allergia al sole o fotoallergia è una reazione del nostro sistema immunitario ai raggi solari che si manifesta la maggior parte delle volte con eruzioni cutanee e prurito. La forma più comune è la dermatite polimorfa solare. La diagnosi la effettua il dermatologo con una visita dermatologica che può accompagnarsi a test di fotosensibilità. La cosa fondamentale è banalmente evitare di esporsi direttamente al sole e indossare sempre occhiali protettivi.
Senza un’adeguata protezione, i raggi solari possono provocare reazioni a breve o a lungo termine, a seconda dell’intensità della radiazione e del periodo di esposizione. Le reazioni a breve termine sono per lo più rappresentate da:
Le reazioni a lungo termine sono legate al fatto che la radiazione ultravioletta del sole (in particolare i raggi UVA) attiva nella cute reazioni chimiche cosiddette “radicaliche”, che producono sostanze altamente instabili (i radicali liberi), i quali reagiscono con facilità con molte molecole biologiche. Le nostre cellule sono dotate di efficaci sistemi di neutralizzazione (i popolari antiossidanti), con l’aiuto dei quali difendono le strutture biologiche strategiche dagli attacchi chimici. Tuttavia, quando la quantità di molecole radicaliche aumenta o i sistemi di detossificazione si indeboliscono (circostanze che si verificano quando ci esponiamo alla radiazione solare), le sostanze tossiche possono legarsi al DNA inducendo mutazioni genetiche.
Due reazioni a lungo termine sono:
Il melanoma è una lesione tumorale sempre maligna che colpisce i melanociti. Ha origine da un neo che già era presente sulla pelle e che, in un preciso momento della propria esistenza, a causa di mutazioni genetiche, subisce una trasformazione cancerogena in seguito alla quale cambia forma e/o colore e/o dimensione.
Esiste il metodo ABCDE per capire se vale la pena insospettirsi per un neo strano o se un neo che abbiamo da tempo sta cambiando:
Spesso il melanoma sanguina, o prude, oppure è circondato da un’area arrossata.
Le ustioni solari sono di tre tipi:
Per operare una prevenzione efficace, è importante conoscere il proprio fattore di rischio, espresso dal fototipo, parametro che identifica la fragilità individuale all’azione del sole e che dipende dalla quantità di melanina presente nella pelle, nei capelli, nei peli e negli occhi. La visita dermatologica permette di individuare il proprio fototipo e, di conseguenza, di comprendere quale filtro utilizzare, con quale frequenza applicarlo e quali precauzioni ulteriori osservare nei confronti del sole. La classificazione si dipana dal fototipo 1, quello più a rischio perché più povero di melanina e che richiede fotoprotezione estrema (pelle e occhi chiari, efelidi, capelli biondi o rossi), al meno pericoloso, il numero 6 (pelle olivastra, occhi e capelli neri), che richiede fotoprotezione bassa.
Che si tratti di crema solare in tubetto o spray, per il primo sole gli esperti consigliano la protezione massima (cioè 50+), per tutte le pelli con fototipo fino a 4. Il dosaggio è fondamentale: i test di laboratorio per determinare l’effettiva protezione del prodotto, vengono effettuati con uno strato di crema di 2 milligrammi per centimetro quadrato di pelle. È bene quindi applicare la protezione ogni 2-3 ore, circa 15 minuti prima di esporci al sole, e dopo ogni bagno.
I dermatologi raccomandano, in ogni caso, di esporsi gradualmente i primi giorni e di evitare di farlo fra le 11 e le 16, quando i raggi del sole hanno direzione verticale e quindi incidono sulla pelle con maggiore aggressività. Durante questa fascia oraria il rischio è anche costituito dalla disidratazione e dal colpo di calore, evenienze comunque pericolose.
E’ importante ricordare che occorre proteggersi dal sole anche in caso il cielo sia nuvoloso, se prendiamo il sole a casa (sul balcone) e in montagna. La presenza di un clima più fresco e l’assenza di neve (che fa da schermo riverberante) non scongiurano, infatti, la possibilità di eritema e reazioni a lungo termine.
Anche gli occhi richiedono protezione. La pelle non è l’unico organo che risente dell’effetto delle radiazioni ultraviolette: è fondamentale proteggere anche gli occhi con lenti con filtro UV e cappello con visiera.
L’Istituto Superiore di Sanità è chiaro: l’uso di lampade abbronzanti – quelle che troviamo nei comuni centri estetici e solarium e che ci permettono di abbronzarci velocemente e anche in stagioni diverse da quella estiva – espongono ai medesimi rischi del sole, e non danno benefici maggiori o diversi. In sintesi: bisogna proteggersi esattamente come quando ci esponiamo al sole.
Sono in particolare tre i luoghi comuni errati:
Vogliamo un’abbronzatura dorata o color mattone, senza macchie scure, senza macchie bianche, e sicuramente non la classica “abbronzatura del muratore”. Per ottenere un ottimo risultato è fondamentale che la pelle sia anzitutto sana, idratata, non stressata, e quindi che il nostro organismo lo sia.
Va precisato che il colore e il grado di abbronzatura dipendono dalla concentrazione di melanina nella nostra pelle, e pertanto escludendo creme coloranti, non è possibile stravolgere completamente il risultato che la nostra pelle ci dà. In ogni caso Vitamina A e carotenoidi sono da sempre considerati alleati dell’abbronzatura perché grandi quantità di carotenoidi, contribuiscono a depositare a livello della cute alcuni pigmenti colorati che intensificano il colore della melanina.
Anche la vitamina C che si trova in frutta e verdura, e la vitamina E, che si trova negli oli vegetali e nella frutta secca. La vitamina C partecipa alla formazione del collagene, che garantisce elasticità alla pelle ed entrambe giocano un ruolo antiossidante.
È importante mantenere in generale una pelle sana, anche in vista dell’estate.
Centrale per stare bene in estate è l’idratazione. Bere molta acqua per compensare i liquidi e i sali minerali persi a causa della sudorazione, ma anche agevolare la termoregolazione. Ci sono tantissime altre alternative all'acqua, gustose e rinfrescanti, che possono essere consumate in estate, come i ghiaccioli, le zuppe di verdura che possono essere consumate anche fredde e sono ottime per reintegrare i sali minerali. L’iberico gazpacho, preparato con verdure idratanti come pomodori e cetrioli (sono acqua rispettivamente per il 94,5 e il 96%) è un’ottima soluzione. Lo stesso vale per le tisane, che possono essere consumate fredde. Il latte è più grasso ma contiene proteine utili, specie dopo uno sforzo fisico. La caffeina invece non è amica dell’estate.
È bene evitare di sottoporre il feto a stress eccessivo. Inoltre la pelle della futura mamma è più sensibile durante la gravidanza.
Nei primi sei mesi di gravidanza sarebbe meglio evitare di esporre la pancia al sole, prediligendo costumi interi o utilizzando abiti leggeri. È importante che la temperatura interna del feto rimanga il più possibile costante. A livello estetico poi, troppo sole potrebbe portare all’insorgenza di macchie solari e rendere permanente la linea scura verticale che si crea sul pancione. C’è inoltre il rischio di cloasma gravidico, quando cioè la pelle del viso si riempie di macchioline marrone scuro.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Che si tratti di crema solare in tubetto o spray, per il primo sole gli esperti consigliano la protezione massima (cioè 50+), per tutte le pelli con fototipo fino a 4. Il dosaggio è fondamentale: i test di laboratorio che vengono effettuati per determinare l’effettiva protezione del prodotto, vengono effettuati con uno strato di crema di 2 milligrammi per centimetro quadrato di pelle. È bene quindi applicare la protezione ogni 2-3 ore, circa 15 minuti prima di esporci al sole, e dopo ogni bagno.
Se non ci si è mai sottoposti a una visita dermatologica, può essere utile farlo anche in via preventiva, o a seguito della comparsa di manifestazioni con o senza sintomi quali prurito, bruciore o dolore.
Dipende. I dermatologi raccomandano, in ogni caso, di esporsi gradualmente i primi giorni e di evitare di farlo fra le 11 e le 16, quando i raggi del sole hanno direzione verticale e quindi incidono sulla pelle con maggiore aggressività. Durante questa fascia oraria il rischio è anche costituito dalla disidratazione e dal colpo di calore, evenienze comunque pericolose.
La radiazione ultravioletta può danneggiare le strutture anatomiche esposte, e di conseguenza la nostra barriera primaria (la cute) ha sviluppato degli strumenti di difesa. Assumendo una colorazione più scura, assorbe una porzione più limitata delle frequenze dello spettro luminoso.
La radiazione solare stimola i melanociti (cellule presenti negli strati superficiali dell’epidermide) a sintetizzare melanina, il pigmento che colora i capelli, la cute, i peli e gli occhi. Depositandosi nella pelle, è responsabile della colorazione accentuata.
Dunque, quella che ai nostri occhi è un’esteticamente apprezzabile doratura (di intensità variabile) della pelle, è in realtà uno dei suoi più potenti sistemi di protezione.
Può accadere che la radiazione sia eccessiva rispetto ai meccanismi di protezione del nostro corpo, e in tal caso i raggi UV raggiungono il nucleo della cellula, che va incontro a morte e il corpo reagisce con cellule antinfiammatorie. Da qui si origina quella che vediamo come scottatura, che si caratterizza da una cute arrossata, erimatosa, spesso gonfia e accompagnata da prurito.
È bene evitare di sottoporre il feto a stress eccessivo. Inoltre la pelle della futura mamma è più sensibile durante la gravidanza.
Nei primi sei mesi di gravidanza sarebbe meglio evitare di esporre la pancia al sole, prediligendo costumi interi o utilizzando abiti leggero. È importante che la temperatura interna del feto rimanga il più possibile costante. A livello estetico poi, troppo sole potrebbe portare all’insorgenza di macchie solari e rendere permanente la linea scura verticale che si crea sul pancione. C’è inoltre il rischio di cloasma gravidico, quando cioè la pelle del viso si riempie di macchioline marrone scuro.
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