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Domande e risposte
Rinviato al 2025 l'ingresso della PMA nei LEA
Il 1° aprile 2024 la PMA:
Procreazione Medicalmente Assistita, sarebbe dovuta entrare a far parte dei LEA: Livelli Essenziali di Assistenza. Un condizionale che purtroppo è subentrato a seguito delle proteste di un cospicuo numero di Regioni che hanno chiesto e ottenuto il
rinvio di
questo provvedimento. Un’esigenza a cui il Ministero della Salute ha ceduto approvando il DM Tariffe che effettivamente proroga l’ingresso della PMA nei LEA al 1° gennaio 2025.
Come si evince dal nome del decreto, la richiesta delle Regioni deriva dalla necessità di far fronte alle proteste di laboratori e associazioni private per la riduzione delle tariffe. Gli addetti ai lavori, infatti chiedono, da una parte, un’ulteriore valutazione delle quotazioni e, dall’atra, una graduale transizione al nuovo tariffario. Delle esigenze realistiche a cui sicuramente il Ministero, con il supporto del Governo riuscirà a rispondere, dal momento che, per quanto possa essere rimandato, l’ingresso della Procreazione Medicalmente Assistita nei LEA e, quindi, nel Servizio Sanitario Nazionale con il conseguente riconoscimento anche da parte di Governo e Istituzioni dell’
infertilità come patologia da curare è ormai
irreversibile, data anche la
situazione di
calo demografico in cui versa il Paese.
Ma analizziamola nel dettaglio…
La Legge 40
A vent’anni dalla promulgazione della legge 40 del 2004 - modificata più volte nel tempo attraverso diverse sentenze della Corte Costituzionale, grazie alle quali sono state recepite all’interno del nostro ordinamento pratiche come la fecondazione eterologa -
l’ingresso della PMA nei LEA segna un’altra
svolta epocale nella
lotta al
calo demografico e nell’uniformare il diritto di
accesso alla
genitorialità.
L’infertilità in aumento
Oggi, infatti, la fecondazione assistita
non può più essere considerata una branca della medicina appannaggio
di pochi, dal momento che per ragioni biologiche, economiche e sociali il
tasso di infertilità tra le coppie è salito in modo preoccupante, arrivando al 15%. Come indica l’ISS – Istituto Superiore di Sanità: In Italia il tasso di fertilità è uno dei più bassi d’Europa (1,3 figli in media per donna), fortemente al di sotto del tasso di mantenimento della popolazione (2,1)1. Fenomeno che, se non invertito, potrebbe portare nel giro di alcune generazioni al
crollo del nostro sistema di
welfare.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Inquadramento per la fertilità:
Centri specializzati in Inquadramento per la fertilità
L’informazione: una “cura” contro l’infertilità
Stile di vita e fertilità
Sicuramente la prima “
cura” dell’infertilità è l’
informazione. Perché molte cause di infertilità, tra cui quelle legate allo
stile di
vita, quindi inerenti:
alimentazione,
abuso di alcol,
fumo e
sostanze stupefacenti; nonché a patologie dell’apparato riproduttivo, come alcune infezioni silenti molto diffuse in età adolescenziale, sarebbero facilmente evitabili, curabili e prevenibili.
Insomma, la maggior parte della popolazione
non è consapevole di quanto fumo, alcol o sovrappeso,
incidano sulla propria fertilità; né dell’importanza di fare regolari
controlli dal
ginecologo e, soprattutto, dall’
andrologo – dal momento che gli uomini tendono a trascurarsi – sin dalla pubertà.
Biologia e fertilità
Inoltre, legata al tema della
disinformazione c’è anche la
questione anagrafica, in primis per le donne ma anche per gli uomini. Nel senso che con gli anni le possibilità di
concepire naturalmente un figlio
diminuiscono notevolmente.
Le donne e la riserva ovocitaria
Molte donne associano ancora l’infertilità alla
menopausa,
pensando di essere
fertili, ovvero di poter concepire naturalmente un figlio fino a quando hanno il ciclo mestruale. Al contrario, fertilità e menopausa sono due fenomeni indipendenti l’uno dall’altro. Ovvero, si possono avere anche le mestruazioni fino a 48 o 50 anni ma questo non implica la possibilità di rimanere naturalmente incinte. Dal momento che: l’infertilità è direttamente legata allo stato della riserva ovarica che può risultare carente ben prima della menopausa. Il patrimonio ovocitario femminile è lo stesso fin dalla nascita e con il tempo (già verso i 32 anni) inizia a decrescere. Inoltre, anche a livello qualitativo, gli ovociti con il passare degli anni tendono a perdere efficacia, aumentando la probabilità di dare adito a problemi genetici.
Gli uomini e il liquido seminale
Per quanto riguarda gli
uomini, bisogna sottolineare che anche se loro mantengono la capacità di rigenerare la riserva di spermatozoi per tutta la vita, questa perde vigore con l’avanzare dell’età, in termini quantitativi – minor concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale e qualitativi, ovvero peggiori per morfologia, motilità e genetica.
Per approfondire, leggi anche:
PMA, procedure ICSI/FIVET: intervista al Centro Demetra GeneraLife di Firenze
La procrastinazione della genitorialità
L’importanza dell’ingresso delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita nei LEA
emerge ulteriormente considerando che la maggior parte delle coppie, per ragioni sociali, economiche e personali, tende a
cercare la prima gravidanza in età biologicamente avanzata.
Le ragioni sociali, economiche e personali
A livello sociale, basti considerare che i percorsi di formazione si sono notevolmente
allungati; e che l’ingresso nel mondo del lavoro e l’acquisizione di una posizione stabile all’interno dello stesso richiede più tempo che in passato. Sul piano economico il costo della vita è decisamente aumentato e su quello personale la coppia è diventata un’entità fluida e mutevole.
Il calo della natalità
Questi
dati possono logicamente essere associati al clamoroso
crollo delle
nascite a cui stiamo assistendo e in cui,
a livello mondiale l’Italia è seconda solo al Giappone.
L’inizio del calo dopo il 2008/2010
Il
calo della natalità è un dato
presente da
diversi anni. In particolare le nascite hanno cominciato a
scendere dal 2008, quando si era registrato il più alto numero di nati dal 2000; e dal 2010 in cui, invece, si era registrato il più alto numero di nati negli ultimi vent’anni, ed ha toccato un picco negativo nel 2022 con 393mila nuovi nati, ovvero 1,7% in meno rispetto all’anno precedente. Tasso che potrebbe essere
superato da quello del 2023; infatti, per quanto i dati siano ancora in fase di elaborazione, l’anno appena trascorso si preannuncia negativo, con una preoccupante riduzione di circa 3500 nascite solo nei primi mesi.
L’apporto della popolazione straniera
E se nei decenni precedenti si poteva contare su un prezioso contributo da parte della
popolazione straniera, il cui livello di fecondità era decisamente superiore a quello delle donne native italiane, oggi anche le coppie miste o straniere tendono a fare meno figli.
L’aumento del costo della vita
Le ragioni di questa denatalità ovviamente derivano da
diversi fattori: economici,
biologici e
sociali. Per quanto riguarda il primo campo, i dati parlano in maniera evidente. Il costo della vita, anche a causa dei tragici fenomeni che dal 2020 si susseguono senza sosta, è esponenzialmente aumentato; a questo si aggiunge la maggiore difficoltà nel trovare una casa, unita a quella di trovare posizioni lavorative stabili.
Una riduzione delle donne in età fertile
A livello biologico si registra una
diminuzione delle
donne in età fertile; acuita dal fatto che le statistiche tendono a considerare erroneamente la stessa compresa tra i 15 e i 49 anni d’età, termine a dir poco lasco per le donne, considerando – come anticipato sopra – che la
riserva ovarica femminile è limitata nel tempo e che già dopo i 35 anni l’ottenimento di una gravidanza naturale non è un fenomeno così scontato. Tale valore, nel 2022, si era attestato a 1,24 figli per donna, in lieve calo rispetto al 2021 in cui era arrivato all’1,25; mentre, le prospettive per il 2023 sono in decrescita con un valore medio di figli dell’1,22. Dati ben lontani dall’1,44 che era stato toccato nel 2010 e dovuti anche agli effetti del primo baby-bust degli anni ’75 – ’95, per cui le donne in età fertile oggi sono in numero effettivamente minore.
L’età media al parto
Tale decrescita, come anticipato si deve anche all’aumento dell’età media in cui si ricerca la
prima gravidanza che soprattutto per le donne è
dirimente. Nel 2022 questo dato si era attestato
intorno ai 32,4 anni, ma bisogna notare notevoli variazioni nell’arco della penisola. Infatti, mentre in Sicilia l’età media al parto nel 2022 è stata di 31,5 anni; nel Lazio ha raggiunto una
media di
33 anni. Quindi, sicuramente anche per lo stile di vita più improntato alla carriera al Centro Nord si riscontra un’età media al parto più alta rispetto al Mezzogiorno. A questo proposito le
donne straniere mantengono una media di quasi due anni più bassa, con un
’età media al parto di circa 29,6 anni.
Il “problemi” delle coppie di ieri e di oggi
Quindi è evidente che se
alla fine del ‘900 il
problema delle
coppie, intorno ai trent’anni, era se “mettere in cantiere” il secondo figlio o meno; oggi
anche il primogenito viene messo in discussione.
Per approfondire, leggi anche:
PMA: procedure di crioconservazione e trasferimento di embrioni dopo crioconservazione (FER)
Fare della PMA una risorsa per la natalità
Alla luce di queste
evidenze emerge come rendere la fecondazione assistita accessibile a tutti in maniera uniforme sia un
valido aiuto per invertire il crollo delle nascite. Del resto, i dati parlano chiaro (oggi raccolti in maniera trasparente nel Registro della PMA5), sempre più coppie fanno ricorso alla PMA. Nel 2021, oltre 86mila coppie si erano sottoposte a tecniche di fecondazione assistita con circa 16.625 nati attraverso questi percorsi, pari al 4,2% del totale dei nati. Con l'entrata in vigore dei nuovi LEA, l'obiettivo è di arrivare al 7% nel 2025.
L’ingresso della PMA nei LEA: l’inizio di un percorso
Questo ingresso rappresenta
l’inizio e
non la
fine di un
percorso, con l’aprirsi di nuove sfide, prima tra tutte: quella di rendere la PMA effettivamente fruibile in tutte le regioni di Italia, andando a colmare l’attuale divario presente tra nord e sud del Paese e riducendo i tempi di attesa delle coppie che attualmente possono essere tanto lunghi da impedire l’accesso ai trattamenti. Cambiamenti possibili attraverso un
alleggerimento dei procedimenti
burocratici e
l’assunzione di
personale qualificato, ad oggi carente soprattutto nelle strutture pubbliche. Anche perché, con questa nuova normativa, se una coppia non potrà accedere alla PMA nella propria Regione, a causa della mancata erogazione del trattamento specifico o di lunghe liste d’attesa, avrà il diritto di effettuare lo stesso in un’altra regione a carico di quella in cui risiede.
Vincere la sfida dell’informazione sulla PMA
Infine, per rendere la Procreazione Medicalmente Assistita davvero
accessibile a
tutti, l’altra sfida da vincere è quella sul piano dell’informazione, a diversi livelli: tra le coppie; nelle scuole, tra i più giovani; negli ambulatori tra i medici e i
ginecologi di base.
L’informazione tra le coppie
Molte coppie
non sono consapevoli di quanto sia diffusa l’infertilità; di come comportarsi quando una gravidanza non arriva; del fatto che nel nostro Paese oggi sono consentite praticamente tutte le tecniche di PMA compreso l’eterologa.
Per approfondire, leggi anche:
PMA, fecondazione eterologa: intervista alla Clinica Valle Giulia di Roma – Centro Genera
L’informazione nelle scuole e tra i giovani
Nelle
scuole bisognerebbe sensibilizzare i giovani sull’importanza della prevenzione per la tutela della propria fertilità; informando le ragazze circa la possibilità di accedere al social freezing, ossia di poter preservare la loro fertilità.
L’informazione tra i medici e i ginecologi di base
Negli
ambulatori e
poliambulatori sarebbe opportuno istruire medici e ginecologi di base su come trattare le coppie infertili in prima istanza, per aiutarle a prendere in maniera lucida e consapevole le giuste decisioni circa la genitorialità e magari supportandole nell’accesso ad un percorso di fecondazione assistita.
LEA alcuni dati
Nello specifico, con i nuovi LEA
verranno:
- Individuate tutte le prestazioni di procreazione medicalmente assistita (PMA) erogate a carico del SSN in regime di assistenza specialistica ambulatoriale (fino ad oggi erogate solo in regime di ricovero);
- Introdotte le consulenze genetiche, con spiegazione dei referti ed, eventualmente, sostegno nell’affrontare situazioni emotivamente difficili;
- Introdotte nuove prestazioni di elevatissimo contenuto tecnologico.
L’età massima per accedere alla PMA viene uniformata a 46 anni in tutto il Paese,
abolendo le attuali
differenze regionali e il numero di tentavi viene fissato a sei. Per quanto riguarda le quotazioni: la fecondazione omologa sarà gratuita; mentre, per quella eterologa si prevede un costo di circa 1.500,00€ che potrà variare di regione in regione, in base alla provenienza dei gameti. Anche in questo caso si apre una parentesi circa l’importanza dell’informazione per la costruzione di una cultura della “donazione” in Italia ancora carente.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Cosa cambierà il 1° gennaio 2025 per la PMA?
Con l’ingresso della PMA nei LEA l’infertilità viene riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale come una patologia a tutti gli effetti, conferendo a tutte le coppie il diritto di accedere ai trattamenti e, dunque, uniformando il diritto di accesso alla genitorialità.
Cosa dice la legge italiana sulla fecondazione assistita?
La legge italiana consente tutti i trattamenti di fecondazione assistita, omologa ed eterologa, nonché la possibilità di crioconservare gli embrioni e di preservare la fertilità attraverso il social freezing. L’unico vincolo è che l’accesso ai trattamenti è riservato alle coppie eterosessuali.
Qual è l'età massima per una donna che volesse ricorrere alla PMA?
Al momento ogni Regione ha un suo regolamento. Dal 1° gennaio 2025, con l’ingresso della PMA nei LEA, il limite di età stabilito è di 46 anni, in tutte le regioni d’Italia, sia per l’omologa che per l’eterologa.
Con l’Ingresso della PMA nei LEA, quanti sono i tentativi previsti in convenzione?
Dal 1° gennaio 2025, con l’ingresso della PMA nei LEA, entro i 46 anni di età le coppie avranno diritto ad un massimo di sei tentativi che comprendono tutte le tecniche a disposizione.
Quanto costerà la PMA dal 1° gennaio 2025 con il SSN?
Anche in questo caso vige lo stesso principio. Mentre al momento ogni Regione prevede ticket diversi, con l’ingresso della PMA nei LEA il costo della fecondazione omologa verrà equiparato in tutta Italia ad un ticket pari a 38,00 €, praticamente, pressoché azzerato. Mentre, per quanto riguarda la fecondazione eterologa, data la difficoltà nel reperimento dei gameti in Italia, (in cui la cultura della donazione è ancora debole), le coppie dovranno versare un contributo per gli stessi, ovociti e spermatozoi, che potrebbe variare leggermente da Regione a Regione.