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Domande e Risposte
Infertilità, italiani poco consapevoli dei rischi dell'avanzare dell'età
Nel nostro Paese,
2 su 10 pensano che la fertilità femminile cominci a calare dai 46 ai 50 anni, mentre
la china discendente inizia intorno ai 30 e, passati i 35, la riduzione è già significativa. È uno dei dati emersi da un'indagine commissionata dall'
Istituto Valenciano per l’Infertilità (IVI) su
600 uomini e donne tra i 25 e i 44 anni, presentata recentemente a Milano durante la tavola rotonda
“Essere Mamma Oggi”.
Nell'occasione si è parlato di com'è cambiata la vita della donna rispetto al passato, di quanto questa è libera di scegliere se e come essere madre e di come affrontare problematiche legate all'infertilità dovuta allo slittamento dell'età in cui si cerca il primo figlio.
“In tante, oggi, si trovano a dover posticipare la ricerca di un bambino per scelta o per necessità, perché non hanno ancora raggiunto una stabilità economica o non hanno trovato il partner ideale con cui farlo. È importante che siano consapevoli che la fertilità va esaurendosi col tempo e che passati 5 o 10 anni potrebbero non essere più nelle condizioni biologiche di realizzare questo progetto”, spiega
Daniela Galliano, direttrice del
Centro IVI di Roma.
Una via ancora poco conosciuta per salvaguardare la fertilità
Per preservare la fertilità, oltre a seguire alcune
regole e far propri
corretti stili di vita (proteggersi dalle
infezioni a trasmissione sessuale come la
Chlamydia e la
Gonorrea, rinunciare al
fumo, limitare l'
alcool, mantenere il proprio
peso nella norma, difendersi dalle
sostanze inquinanti, scegliere
cibi sani con effetti antiossidanti e valutare la propria
storia familiare), una possibilità ancora poco nota si chiama
social freezing.
“Consiste nel congelamento degli ovociti della donna possibilmente quando la sua fertilità è massima. Questi vengono crioconservati a una temperatura di meno 196 gradi centigradi, operazione che evita la formazione di cristalli di ghiaccio e permette di preservare la qualità dei gameti anche dopo molti anni dal prelievo”, spiega Daniela Galliano.
L'obiettivo è avere
maggiori chance di concepire un figlio in futuro ricorrendo alle procedure di
procreazione medicalmente assistita, qualora non si riuscisse ad avviare una gravidanza spontaneamente.
“Sono molte, infatti, le donne che oggi decidono di mettere su famiglia in tarda età, anche raggiunti i 40 anni”, continua la direttrice. A questo punto, però, le probabilità di concepire si riducono drammaticamente anche avvalendosi delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Da qui la necessità di poter contare su ovociti di qualità “messi in sicurezza” in giovane età.
Quanto costa crioconservare gli ovociti
“Le spese si aggirano intorno ai 2mila euro”, spiega Daniela Galliano. Nel nostro Paese, sono
a carico della coppia.
Per quante sono costrette a sottoporsi a cicli di
chemioterapia o ad altre terapie che mettono in pericolo la fertilità, invece, sono coperte dal
Sistema Sanitario Nazionale.
Cosa emerge dall'indagine commissionata da IVI
Riguardo ai fattori da correlare all'infertilità
Gli intervistati indicano, in primis, il
fumo, mentre
6 su 10 riconoscono, tra gli elementi implicati,
età e
alcool. Sottostimati risultano, invece, gli effetti negativi di
anoressia e
obesità, degli
agenti inquinanti e delle
malattie sessualmente trasmesse.
Le
donne sono
più informate rispetto agli uomini, specialmente quelle con un'età compresa tra i 30 e i 34 anni (sul livello di consapevolezza incide il grado di scolarità).
In merito all'età d'inizio del calo della fertilità femminile
La maggioranza del campione la colloca
tra i 36 e i 45 anni; il 13% ritiene che cominci dai 30-35 anni, il 17% dai 46 ai 50 anni e l'11% dopo i 50 anni (in misura superiore gli uomini).
Quanto alla quota di coppie che non riescono ad avere figli
Il 27% non ha idea di quante siano; 3 su 10 ritengono che la percentuale si aggiri intorno al 10-15%; altrettanti pensano che si collochi tra il 20% e il 30%. In media, le persone credono che le coppie che non riescono ad avere figli siano il 19%, ma
le donne e gli over 40 hanno una percezione del fenomeno più ampia.
Sull'eventualità che il figlio non arrivi naturalmente
Il
49% degli intervistati afferma che ricorrerebbe all’
adozione, il
48% alla
fecondazione assistita e il
5% all’
utero in affitto. Chi non ha ancora avuto figli indica in misura superiore alla media, come via preferenziale, la fecondazione assistita, mentre chi ha già figli l’adozione. Tra coloro che ipotizzano il ricorso alla fecondazione assistita, il 37% accetterebbe anche la via della
donazione eterologa (le donne in misura maggiore rispetto agli uomini, in particolare i 25-29enni).
Quanto all'opportunità di ricorrere alla donazione di gameti
Tra gli intervistati,
4 su 10 si dicono aperti a questa possibilità; 2 su 10 sono propensi ma solo in casi particolari; meno di 2 su 10 si dichiarano contrari; oltre 2 su 10 non sanno esprimere un parere.
Riguardo al social freezing
Il 74% dei 25-44enni dichiara di aver sentito parlare della tecnica, ma il livello d'informazione è differente: il 37% l’ha solo sentita nominare ma non sa se si pratichi in Italia; il 20% sa che esiste ma pensa che non vi si possa accedere nel nostro Paese; solo il 17% sa che rappresenta una possibilità anche sul nostro territorio.
In merito alla crioconservazione degli ovociti,
il 23% ne giustifica il ricorso per motivi professionali; una quota decisamente più ampia approva la tecnica
solo nel caso la donna debba sottoporsi a terapie o a interventi chirurgici che rischiano di renderla sterile. Le opinioni di donne e uomini sono quasi sempre coincidenti, a eccezione dell'eventualità della menopausa precoce: il campione femminile, in questo caso, è maggiormente aperto al ricorso alla crioconservazione dei gameti. La motivazione legata al compimento del percorso professionale, invece, è sostenuta in misura maggiore dai più giovani.
Nel caso in cui una donna abbia
crioconservato i suoi ovociti e a distanza di tempo li voglia
utilizzare per diventare madre, il
52% ritiene che debba essere libera di farlo a prescindere da qualsiasi valutazione; il 18% non sa esprimere un’opinione al riguardo; una quota tra il 10% ed il 20% approva la decisione solo in presenza di alcune condizioni: la
salute, un'
età adeguata e la
stabilità di coppia.
Complessivamente la crioconservazione (anche nello specifico del social freezing), è considerata dalla maggior parte degli intervistati una
scelta non egoista, sicura per il nascituro e per la madre e indolore, ma
costosa e
innaturale.
Sulla propensione alla pratica della
crioconservazione,
il 42% prenderebbe in considerazione questa opzione, il 28% no, mentre il 30% è indecisa.
I
Centri di Procreazione Medicalmente Assistita sono noti a poco meno della
metà del campione, soprattutto alle donne e ai più giovani.
Riguardo alle paure legate alla maternità
In cima ai timori campeggia la
questione economica, a cui si associa la preoccupazione di trovare e mantenere il lavoro. Poi ci sono le insicurezze personali relative alle proprie
capacità di crescere un figlio.
I limiti dettati dalla carriera riguardano solo il 6% degli intervistati, in particolare sono indicati da chi ha già figli ma ne vorrebbe altri.
Domande e risposte
A che età inizia a diminuire la fertilità femminile?
La fertilità femminile comincia a ridursi già intorno ai 30 anni, con una diminuzione significativa dopo i 35 anni. Tuttavia, molti italiani non sono consapevoli di questo fatto: secondo un'indagine, 2 persone su 10 credono erroneamente che il calo inizi solo dai 46 ai 50 anni.
Cos'è il social freezing e perché viene utilizzato?
Il social freezing è una tecnica che permette di crioconservare gli ovociti di una donna quando la sua fertilità è al massimo, generalmente prima dei 35 anni. Gli ovociti vengono congelati a -196°C per preservare la loro qualità e garantire maggiori possibilità di concepire un figlio in futuro, soprattutto se la gravidanza viene posticipata per motivi professionali o personali.
Quanto costa il social freezing in Italia?
In Italia, il costo del social freezing si aggira intorno ai 2.000 euro per il processo di crioconservazione. Tuttavia, i costi sono coperti dal Sistema Sanitario Nazionale per le donne che devono sottoporsi a trattamenti medici, come la chemioterapia, che potrebbero compromettere la loro fertilità.
Quali fattori influenzano l'infertilità?
I principali fattori che contribuiscono all'infertilità includono:
- Fumo di tabacco;
- Alcol;
- Inquinanti ambientali;
- Obesità e anoressia;
- Malattie sessualmente trasmissibili come la Chlamydia e la Gonorrea;
- Molti italiani sottostimano l'impatto di questi fattori, soprattutto in relazione agli agenti inquinanti e alle malattie sessualmente trasmissibili.
Come viene percepita la crioconservazione degli ovociti in Italia?
Il 74% degli italiani ha sentito parlare del social freezing, ma solo il 17% è consapevole che questa tecnica sia disponibile in Italia. Molti la vedono come una scelta sicura e non egoista, anche se costosa. Il 42% degli intervistati prenderebbe in considerazione questa opzione per preservare la propria fertilità.