Aggiornato il 31.05.2025
I numeri associati al tabacco sono impattanti e rappresentano una sfida ardua per la salute pubblica. Nonostante i progressi nella riduzione del consumo, infatti, il tabacco continua a causare un numero significativo di morti e a gravare sull'economia dei Paesi. Stante lo scenario, assume fondamentale importanza l’implementazione di politiche efficaci di controllo del tabacco.
Di seguito, una panoramica aggiornata sulla mortalità legata al suo consumo, sia a livello globale che in Italia, a partire dalle informazioni sulla mortalità. Il tabacco è responsabile di oltre 8 milioni di morti ogni anno nel mondo. Di questi, più di 7 milioni derivano dall'uso diretto, mentre circa 1,3 milioni sono dovuti all'esposizione al fumo passivo.
Circa l'80% degli 1,3 miliardi di consumatori di tabacco vive in Paesi a basso e medio reddito, dove il carico di malattia e morte legato al tabacco è più elevato. Il costo economico totale, incluse le spese sanitarie dirette e la perdita di produttività, è stimato in circa 1,4 trilioni di dollari all'anno, pari all'1,8% del PIL mondiale.
In Italia, il tabacco è responsabile di circa 90.000 morti all'anno, cioè il 15% circa di tutti i decessi, attribuibili in maniera non omogenea nei due sessi (20,6% tra gli uomini e 7,9% tra le donne). Nel 2022, il 20,4% della popolazione italiana di età superiore ai 15 anni utilizzava prodotti del tabacco, con una prevalenza maggiore tra gli uomini (24,1%) rispetto alle donne (16,8%). Il costo economico totale del fumo in Italia è stimato in circa 23,8 miliardi di euro all'anno. Una cifra che ricomprende le spese sanitarie dirette e i costi indiretti legati alla perdita di produttività. Nel 2020, il tabacco è stato responsabile del 23,9% dei nuovi casi di cancro e del 24,5% dei decessi per cancro in Italia.
I danni del tabacco alla salute sono numerosi, gravi e ormai documentati da dati di rilevanza scientifica condivisa.
Il fumo di tabacco è considerato dall’intera comunità scientifica una delle principali cause prevenibili di malattia e morte nel mondo.
Di seguito, una panoramica sui principali effetti nocivi.
Fra gli apparati maggiormente impattati dal fumo, troviamo il sistema respiratorio, che può andare incontro a diverse conseguenze patologiche.
È dimostrato che il fumo, una volta inalato, danneggia le vie aeree e gli alveoli polmonari, portando all’insorgenza di una reazione infiammatoria cronica che, nel tempo, provoca distruzione della fisiologica architettura del tessuto locale e la sua sostituzione con tessuto fibrotico rigido. Si ha, cioè, la comparsa di una patologia dovuta alla combinazione di enfisema polmonare e bronchite cronica, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che causa difficoltà respiratorie irreversibili e invalidanti. Più in generale, gli eventi correlati al fumo conducono alla riduzione della funzionalità polmonare, una manifestazione che compare nel breve termine, documentata anche nei giovani. I fumatori asmatici vanno incontro ad un peggioramento della malattia, a causa dell’irritazione cronica scatenata dalle sostanze sprigionate dalla combustione del tabacco.
Fra le più comuni conseguenze per il sistema cardiovascolare, si possono trovare infarto e ictus, dovuti all’ischemia che segue l’ostruzione di un’arteria rispettivamente a livello del cuore e del cervello. Il fumo favorisce la formazione di placche nella parete delle arterie (aterosclerosi), aumentando il rischio di eventi cardio e cerebrovascolari. L’irrigidimento della parete arteriosa legato al fumo e agli eventi ad esso connessi accresce anche la probabilità di sviluppare ipertensione, associata ad un aumento della frequenza cardiaca a riposo. Poiché il fumo rende il sangue più viscoso, i fumatori hanno un rischio maggiore di formazione di coaguli e trombosi rispetto alla popolazione generale.
Occorre, inoltre, considerare gli effetti neurologici della sigaretta. È la dipendenza fisica e psicologica che si genera nei confronti della assunzione di nicotina a rendere difficile l’interruzione del fumo. Non dobbiamo, poi, sottovalutare la componente di declino cognitivo correlata al fumo: è dimostrato che i fumatori vanno incontro ad un maggiore rischio di demenza e deterioramento mentale.
È anche provato che il fumo è implicato nell’insorgenza di diversi tipi di cancro e che rappresenta la causa principale di tumori in molti distretti del corpo. L’evoluzione neoplastica è dovuta alla presenza di numerose (si stima almeno 70) sostanze cancerogene liberate dalla combustione del tabacco, responsabili del danno al DNA delle cellule. Fra i tumori più associati al fumo da sigaretta, il carcinoma del polmone (85-90% dei casi legati al fumo), del distretto testa-collo (bocca, laringe e faringe), del sistema digerente (esofago, stomaco e pancreas), del rene, della vescica e della cervice uterina. Fra i tumori liquidi, ricordiamo la leucemia mieloide acuta.
Altri effetti del fumo sono associati all’invecchiamento precoce della pelle, causato da diversi fenomeni. In primis, la nicotina provoca un restringimento dei vasi sanguigni (vasocostrizione), che riduce il flusso di sangue e ossigeno al tessuto cutaneo. Ciò produce un effetto di pelle secca e spenta e di incarnato opaco. Le sostanze chimiche che si sprigionano nel fumo, inoltre, distruggono le fibre di collagene ed elastina responsabili della resistenza e dell’elasticità della pelle, provocando la formazione precoce di rughe. Non dobbiamo dimenticare, poi, che le tossine inalate generano radicali liberi, sostanze altamente instabili che si sommano ai fattori precedenti nell’accelerare l’invecchiamento cellulare e nel rallentare i fenomeni di naturale rigenerazione.
Si definisce, in ambito medico, la cosiddetta faccia del fumatore (smoker’s face), i cui tratti distintivi sono rappresentati da rughe marcate (soprattutto intorno alla bocca, noto anche come codice a barre, e agli occhi, le zampe di gallina), colorito spento e grigiastro, perdita di tono e luminosità, comparsa anticipata di macchie cutanee.
Accanto agli effetti dermatologici del fumo, ancor più gravi le interazioni negative con il funzionamento del sistema immunitario, l’aumento del rischio di degenerazione maculare (malattia della retina che porta a cecità) e di osteoporosi.
Il fumo esercita anche conseguenze negative sulla salute riproduttiva e fetale: riduce la fertilità sia negli uomini che nelle donne, accresce il rischio di aborto spontaneo in gravidanza e di nascite premature di neonati a basso peso. È, infine, maggiore rispetto alla popolazione generale, la possibilità di andare incontro a SIDS (morte improvvisa del lattante) nei figli di madri fumatrici.
A livello della bocca, la sigaretta produce la formazione di macchie permanenti e ingiallimento dei denti (denti gialli o, nei casi peggiori, marroni), per la deposizione sullo smalto delle sostanze liberate. Un’altra conseguenza è costituita dall’alitosi cronica (alito cattivo), dovuta alla riduzione della salivazione e all’alterazione del microbiota locale. Il fumo aumenta fino a 6 volte il rischio di sviluppare parodontite, una infezione dei tessuti di sostegno dei denti che può portare alla loro perdita, e fallimento implantare.
Il fumo passivo (o fumo di seconda mano) è definito come l’inalazione involontaria del fumo prodotto da sigarette, sigari, pipe e dal fumo esalato dai fumatori. Esso contiene circa 70 sostanze cancerogene (fra cui benzene, formaldeide, arsenico), monossido di carbonio, nicotina, metalli pesanti (piombo, cadmio). Il fumo passivo è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dall’IARC (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeno di classe 1, ovvero certamente cancerogeno per l’uomo.
Nell’adulto è correlato ad un aumento del rischio di:
Accanto a ciò, il sistema sanitario è chiamato a sostenere costi elevati, con riduzione delle risorse disponibili per altri pazienti o servizi.
Infine, non è trascurabile l’impatto ambientale, che verrà trattato in un paragrafo dedicato.
Big Tobacco è stata più volte accusata e documentata per aver messo in atto pratiche scorrette e manipolative, soprattutto nel marketing verso giovani e minorenni.
In passato, si sono verificati numerosi casi documentati di occultamento di prove sui danni del fumo e finanziamenti a studi scientifici falsati tesi a minimizzarne i rischi. Hanno campeggiato nelle cronache episodi di marketing ingannevole con utilizzo di claim fuorvianti e aggettivi (quali light, mild e natural) che insinuano una percezione errata di relativa innocuità.
Il targeting dei giovani, che assicura maggiori ricavi perché la dipendenza in questa fascia di età si realizza con meccanismi più rapidi, viene assicurato dall’impiego di un design accattivante nei colori, nelle grafiche e negli aromi ed enfatizzato da attività di influencer marketing non dichiarato e sponsorizzazione di eventi (vietata in molti Paesi e per questo portata avanti in modo occulto). Le nuove forme di marketing si muovono attraverso prodotti alternativi, quali sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato.
Le campagne di prevenzione del fumo si basano sulla approvazione di normative che vietano pubblicità e sponsorizzazione, che impongono la produzione di pacchetti neutri (plain packaging) e che aggravano i prezzi con una tassazione specifica.
Il supporto psicologico è fra i trattamenti di maggiore successo per la guarigione dalle dipendenze, in generale, e del tabagismo in particolare. Si basa sulla terapia cognitivo comportamentale (TCC), che aiuta il paziente a riconoscere le situazioni, le emozioni e le abitudini che stimolano il bisogno di fumare (i cosiddetti trigger) e permette l’apprendimento di strategie alternative (come le tecniche di respirazione e di rilassamento e gestione dello stress) per fare fronte al problema. La terapia cognitivo comportamentale può essere abbinata ad altri metodiche, con un beneficio significativo in termini di efficacia.
Il trattamento farmacologico è essenzialmente rappresentato dalla terapia sostitutiva con nicotina (TSN), effettuata tramite l’impiego di gomme, cerotti, spray, inalatori. I dispositivi usati per la TSN rilasciano nicotina gradualmente senza liberare le sostanze tossiche prodotte dal fumo, riducendo i sintomi da astinenza e il craving.
Possono, poi, essere utilizzati farmaci non-nicotinici, come il bupropione (un antidepressivo che riduce il desiderio di nicotina) e la vareniclina (che blocca i recettori della nicotina nel cervello). Si tratta di prodotti che, per le reazioni avverse e interazioni che possono produrre, vengono venduti dietro presentazione di ricetta medica.
Per massimizzare le strategie di interruzione del fumo, gli esperti consigliano di seguire alcune regole:
La funzionalità respiratoria globale migliora del 10-15% in un periodo che va da 3 ai 9 mesi.
Il rischio di malattie cardiovascolari si dimezza entro 1 anno e di tumore del polmone i 10 anni.
La prevenzione del fumo tra i giovani è una priorità assoluta di Salute Pubblica perché si stima che più del 90% dei fumatori adulti inizi prima dei 18 anni. Un intervento precoce permette, dunque, di prevenire conseguenze gravi per la salute direttamente alla sorgente, nella fascia di popolazione più a rischio, per curiosità e voglia di sperimentare, per la pressione sociale innescata dai pari, per l’esistenza di modelli familiari in cui il fumo è presente. I giovani sono più vulnerabili nei confronti del tabagismo perché, come anticipato nei passaggi precedenti, target dell’industria del tabacco e a causa della percezione distorta del rischio.
Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato vengono spesso erroneamente percepiti in questa fascia di età come sicuri o non dannosi. Tuttavia, è dimostrato che essi rappresentano la porta d’ingresso al tabagismo tradizionale (gateway effect).
È necessario, quindi, impostare e realizzare campagne di prevenzione che coinvolgano una educazione scolastica mirata che risponda a programmi a lungo termine. Altrettanto importante è fare in modo che l’informazione disponibile sull’argomento sia il più possibile chiara e verificata.
In Italia, l'età media di iniziazione al fumo si attesta intorno alla fascia relativa alla scuola media e la diffusione dell’uso della sigaretta elettronica fra i giovani è ampia e in continua espansione. Queste considerazioni legittimano la messa in atto di interventi preventivi con lo scopo di sensibilizzare i giovani sui rischi del fumo.
Sul cervello in sviluppo, infatti, la nicotina esercita azioni ancora più dannose rispetto a quelle prodotte nel cervello adulto: altera le connessioni neuronali fondamentali, interferisce con i meccanismi neuro-trasmettitoriali e provoca rimodellamenti strutturali e funzionali dei circuiti cerebrali. In particolare: a livello della corteccia prefrontale impatta sulla pianificazione e il controllo delle emozioni, nel sistema limbico interferisce con la gestione delle emozioni e la memoria e nel corpo striato altera il meccanismo del piacere. Ne deriva che, nei giovani, il fumo può generare manifestazioni quali deficit di attenzione e di memoria a breve termine, maggiore vulnerabilità nei confronti dei comportamenti a rischio e delle dipendenze, calo delle performance scolastiche e alterazioni dell’umore (ansia, depressione).
I trattamenti disponibili per le dipendenze non sono, nella maggior parte dei casi, sufficienti per portare un giovane all’interruzione definitiva del fumo. Occorre che tutto l’environment che lo circonda sia realmente intriso della cultura antifumo necessaria a generare e fare crescere in lui la consapevolezza che la sigaretta nasconde rischi pesanti in termini di qualità di vita.
Per questa ragione, i programmi di prevenzione coinvolgono in primis la scuola, l’ambiente nel quale i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo nelle fasce di età più pericolose per l’innesco del tabagismo, ma anche la famiglia e l’intera società.
Per la presenza di fenomeni di marketing occulto, è anche essenziale il monitoraggio attivo e continuativo dei social media.
Oltre a rappresentare una minaccia per la salute, il fumo è anche un potente fattore di inquinamento ambientale. Questo impatto non si limita alla fase di consumo ma si estende a tutta la filiera.
I dati disponibili mostrano che ogni anno vengono gettati nell’ambiente oltre 4,5 trilioni di mozziconi, elementi che contengono plastica non biodegradabile e sostanze chimiche tossiche (fra cui nicotina residua, metalli pesanti, arsenico e formaldeide.
I mozziconi liberati nell’ambiente inquinano le acque e risultano spesso letali dopo ingestione da parte di animali della fauna acquatica, interferendo anche con l’equilibrio del suolo e con la catena alimentare.
Si stima che ogni anno, circa 600.000 ettari di foreste vengano abbattuti per coltivare tabacco o essiccarne le foglie. Le coltivazioni intensive di tabacco causano un peggioramento significativo della deforestazione cui da tempo è soggetto il pianeta, un fenomeno correlato direttamente e indirettamente a conseguenze in termini di cambiamenti climatici e all’aumento del rischio pandemico. Gli animali selvatici, infatti, non trovando più spazio nel loro habitat naturale tendono a sconfinare verso i villaggi umani, creando una commistione che favorisce le zoonosi e il salto di specie dei microorganismi veterinari.
L’uso intensivo di acqua (la produzione di un pacchetto di sigarette ne richiede circa 70 litri) sottrae questa risorsa preziosa al consumo da parte dell’uomo e degli animali da allevamento. Inoltre, il consumo di pesticidi aggrava l’inquinamento del suolo.
Infine, poiché la coltivazione del tabacco viene realizzata prevalentemente in Paesi in via di sviluppo, essa spesso coinvolge lo sfruttamento lavorativo minorile.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Il tabagismo è la dipendenza dal fumo di tabacco, mediata prevalentemente dal suo componente chimico psicoattivo, la nicotina.
L’assunzione di nicotina che si verifica con il fumo della sigaretta produce uno stato di piacere e rilassamento. Una volta scemato l’effetto, si instaura il desiderio di una nuova sigaretta. L’astinenza che si realizza quando si riduce il numero di sigarette fumate determina una riduzione dei livelli di nicotina nel sangue, che causano irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione, aumento dell'appetito e un forte desiderio di fumare (craving). Queste manifestazioni non dipendono dalla volontà: per questa ragione, l’obiettivo di smettere di fumare richiede un supporto esterno.
Il supporto psicologico è fra i trattamenti di maggiore successo e si basa sulla terapia cognitivo comportamentale (TCC), che aiuta il paziente a riconoscere le situazioni, le emozioni e le abitudini che stimolano il bisogno di fumare e permette l’apprendimento di strategie alternative per fare fronte al problema. La terapia cognitivo comportamentale può essere abbinata ad altri metodi, con un beneficio significativo in termini di efficacia: il trattamento farmacologico con terapia sostitutiva con nicotina (TSN) e farmaci non-nicotinici (bupropione, vareniclina). Per massimizzare le strategie di interruzione del fumo, gli esperti consigliano di chiedere il supporto di familiari e amici ed evitare le routine legate al fumo, progettando strategie alternative per la gestione dei trigger. Negli ultimi anni sono stati sviluppati app e altri strumenti digitali efficaci nel supporto alla dipendenza. Sono, infine, disponibili, strumenti complementari che non sostituiscono le metodiche sopra citate ma possono essere di grande supporto (mindfulness, attività fisica regolare, agopuntura e ipnosi).
Gli esperti sostengono che siano sufficienti anche solo 5 sigarette al giorno per almeno 10 anni di esposizione per aumentare, anche in maniera significativa, il rischio di sviluppare patologie respiratorie (BPCO, tumore del polmone, tumore della laringe).
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