Aggiornato il 11.06.2024
Intervista alla dottoressa Simona Pichini, Direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità
Malgrado nell’immaginario collettivo sia rappresentata come una banale abitudine, il fumo da sigaretta è una vera e propria dipendenza, che si manifesta con caratteristiche analoghe a quelle di tutte le altre dipendenze. Le conseguenze sono importanti, sia per il singolo fumatore che per le persone che ne subiscono il fumo passivo, ma anche per l’intera collettività, su cui gravano i costi dell’assistenza relativa alle misure di prevenzione e trattamento.
Proprio in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, che si è celebrata lo scorso 31 maggio, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha presentato i risultati di due indagini: per gli adulti la sorveglianza Passi del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute – CNAPPS e per i giovani l’indagine sul consumo di tabacco e nicotina negli studenti nell’anno scolastico 2023-2024 del Centro Nazionale Dipendenze e Doping ISS. Ne abbiamo parlato nel corso di questa intervista a Simona Pichini, Direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità.
Ad oggi, dalle rilevazioni che sono state effettuate su un panel on-line di età compresa fra i 18 ed i 79 anni nei primi mesi del 2024 risulta che in Italia il 26% del campione ha fumato negli ultimi 30 giorni antecedenti l'intervista. In effetti, da anni rileviamo un’oscillazione intorno a quello che possiamo definire lo “zoccolo duro” del 20% di fumatori che non intendono smettere di fumare. C’è un certo numero di persone che abbandonano questa abitudine, ma che viene reintegrato da altri individui che la intraprendono. L’aspetto preoccupante è rappresentato dalla percentuale crescente di fumatori nella popolazione giovane: fra i 14 e i 17 anni la percentuale di chi ha dichiarato di aver consumato negli ultimi 30 giorni un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigarette elettronica sale infatti al 30%. In questa fascia di età sono diffusi sia l’abitudine al fumo che l’utilizzo del tabacco riscaldato e della sigaretta elettronica. Stiamo dunque parlando di giovani che non sono solo fumatori tradizionali ma che rientrano nella categoria dei policonsumatori di prodotti a base di tabacco e nicotina.
Il fumo, insieme all’alcol, rappresenta la dipendenza più diffusa in Italia: ciò è probabilmente legato anche al fatto che si tratta di due sostanze legali, a differenza delle altre sostanze correlate ai fenomeni di dipendenza. Ciò che osserviamo, più in generale, è che il fumo è sempre copresente insieme alla dipendenza da altre sostanze. Non dobbiamo dimenticare, a questo proposito, che all’interno del tabacco è presente la nicotina, un alcaloide che si lega a recettori situati nel cervello, scatenando una serie di eventi in mancanza dei quali si verifica una vera e propria crisi di astinenza. Ciò spiega perché la nicotina è responsabile della dipendenza da fumo da sigaretta. Questa è anche la ragione per cui i sistemi di disassuefazione sono i medesimi utilizzabili per le altre sostanze coinvolte in questo fenomeno: la raccomandazione è quella di rivolgersi a centri specializzati polifunzionali, all’interno dei quali sono disponibili più opzioni terapeutiche per la disassuefazione. Dobbiamo tuttavia ricordare che la volontà di interrompere questa abitudine deve partire sempre dal fumatore, ovvero da chi è affetto dalla dipendenza e intende smettere. In Italia è possibile rivolgersi a centri antifumo nei quali lavorano équipe di professionisti e nei quali vengono impiegati diversi trattamenti in funzione della gravità della dipendenza e dell’efficacia specifica che mostrano di esprimere.
L’ultima disposizione importante a livello nazionale in questo ambito rimane la cosiddetta Legge Sirchia (Legge n. 3 del 2003 “Tutela della salute dei non fumatori”), che ha esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, compresi i luoghi di lavoro privati o non aperti al pubblico, gli esercizi commerciali e di ristorazione, i luoghi di svago, le palestre e i centri sportivi. Dobbiamo tuttavia sottolineare il fatto che alcune Regioni stanno adottando iniziative locali in merito.
Ricordiamo che nella città di Torino è attualmente in sperimentazione il divieto di fumo negli spazi aperti nel raggio di 5 metri da altre persone (a meno di esplicito consenso e comunque mai in presenza di donne incinte o bambini): un provvedimento finalizzato a tutelare i non fumatori nei confronti delle conseguenze del fumo passivo.
A Milano la distanza di tolleranza è superiore (pari a 10 metri), ma dal 1° gennaio 2025 entrerà in vigore il divieto di fumo in tutti gli spazi pubblici, inclusi strade, piazze e marciapiedi.
Si tratta, complessivamente, di iniziative interessanti, nei confronti delle quali tuttavia devono anche essere predisposti adeguati sistemi di controllo delle infrazioni. Ricordo che la Legge Sirchia, (all’inizio molto osteggiata ed oggi, a distanza di anni, apprezzata da tutti, anche dagli stessi fumatori) ha prodotto ottimi risultati anche grazie ai controlli assidui eseguiti dai Carabinieri dei NAS all’interno dei ristoranti e degli altri luoghi chiusi per verificare che il divieto di fumo fosse rispettato.
Le politiche contro il fumo già implementate nel resto del mondo mostrano come iniziative come l’aumento del prezzo delle sigarette rappresentino misure efficaci. Occorre, tuttavia, promuovere più in generale l’adozione di stili di vita salutari all’interno delle famiglie e delle scuole, a partire dal ciclo di istruzione primaria: è importante che i giovani possano trovare nei genitori e negli insegnanti dei modelli virtuosi. Accanto a ciò, ricordo anche l’importanza della peer education: i giovani possono apprendere ancor più agevolmente i comportamenti positivi dai loro coetanei, che costituiscono riferimenti a loro più prossimi. L’educazione alla salute deve sì coinvolgere la prevenzione del fumo da sigaretta, ma anche incentivare un’alimentazione corretta e disincentivare il consumo di bevande alcoliche e di sostanze psicotrope.
L’Istituto Superiore di Sanità e il Centro che dirigo ritengono che non esistono soluzioni alternative al fumo tradizionale se non quella di smettere di fumare. Come si usa dire, la miglior sigaretta è quella non fumata. Le soluzioni alternative possono funzionare per un periodo limitato, ma non interrompono un aspetto determinante, quello della dipendenza. Anche di fronte alla disponibilità di soluzioni alternative prive di nicotina, rimane la gestualità, che riporta nel medio e lungo termine al consumo di tale sostanza. Il nostro Centro promuove l’espressione zero: zero alcol in gravidanza, zero sigarette se si intende smettere di fumare. Non esistono prodotti alternativi, esiste la parola “zero”.
La pandemia da COVID-19, ha sicuramente influito sulla vita di tutti i cittadini, innalzando i livelli di stress. La tendenza al policonsumo, avviata già prima della pandemia a causa dell’immissione sul mercato dei nuovi prodotti, ha favorito l’evoluzione del fumatore a policonsumatore che, fra sigarette tradizionali, sigarette a tabacco riscaldato, sigaretta elettronica, può oggi più comodamente avere sempre un prodotto a base di nicotina disponibile. Dato il carattere di emergenza di quel periodo e la conseguente impossibilità di realizzare progetti di prevenzione e di disassuefazione mediante metodiche tradizionali, molto è stato fatto via web. Voglio ricordare smettodifumare.iss.it, la pagina che noi utilizziamo per un approccio attivo con i fumatori che desiderano smettere di fumare e con le persone che non possono usare il telefono, ad esempio perché sorde o mute, o sono impossibilitate a recarsi presso un centro antifumo. L’Istituto Superiore di Sanità mette anche a disposizione per combattere la dipendenza da nicotina il numero verde 800 55 40 88, al quale rispondono operatori dedicati dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. I fumatori che si rivolgono a questo numero trovano un approccio sottoforma di colloquio, a cui possono seguire, se il fumatore lo chiede, ulteriori telefonate da parte del counselor al fine di rimediare all’abitudine tabagica e quindi smettere di fumare.
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