Indice
Introduzione
Il fumo di sigaretta è oggi la prima causa di morte evitabile. Il tabacco uccide oltre 8 milioni di persone ogni anno. Più di 7 milioni di questi decessi sono il risultato dell'uso diretto del tabacco, mentre circa 1,2 milioni sono dovuti al
fumo passivo, cioè assunto involontariamente dall’ambiente in seguito al consumo di sigarette di terzi. Circa l'80% degli 1,1 miliardi di fumatori nel mondo vive in paesi a basso e medio reddito (
Dati Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità). Anche in Italia i numeri sono importanti. Le sigarette causano la morte di 80.000 persone l’anno. Circa il 50% dei fumatori muore prematuramente (in media 10 anni prima di un non fumatore).
I fumatori di sigarette in Italia
Sono 11,6 milioni le persone che fumano regolarmente sigarette in Italia: un milione in meno rispetto ai 12,6 milioni del 2005, anno in cui è entrata in vigore la legge sul divieto del fumo. Il dato, dell’Iss, si riferisca al 2019 e testimonia l’efficacia della legge del 2005. Il numero dei fumatori è in calo dal 2008, ma ancora un italiano su 4, tra i 18 e i 69 anni, continua ad accendere sigarette, secondo i
dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Questa riduzione coinvolge di più le persone senza difficoltà economiche e meno le persone economicamente più svantaggiate, fra le quali è più alta la quota di fumatori. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2015-2018, mostrano che nel nostro Paese la maggioranza degli adulti non fuma (57%) o ha smesso di fumare (17%). Mediamente ogni giorno un fumatore accende circa 12 sigarette, ma il 25% ne consuma più di un pacchetto. La quota maggiore dei fumatori risiede nel Centro-Sud, in particolare Umbria, Abruzzo, Lazio e Sicilia. Anche in Emilia-Romagna la prevalenza di fumo resta elevata.

Il divieto di fumo in Italia
La svolta nella lotta al fumo è arrivata nel 2005 con l’entrata in vigore della cosiddetta Legge Sirchia, dal nome del ministro della Salute che la propose, che vieta di fumare sigarette in locali pubblici chiusi.
Da allora a oggi "i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione" ed è "cresciuta la consapevolezza rispetto ai danni dell'uso del tabacco" tato che, come afferma l’Iss, in 15 anni sono quintuplicate le richieste di aiuto come mostrano le richieste di aiuto al Telefono Verde.
questo provvedimento cardine ne sono seguiti altri. Nel 2016 è stata recepita la direttiva europea che ha introdotto il divieto di fumo in macchina in presenza di bambini e donne incinte, nei giardini degli ospedali, così come i nuovi pacchetti con le immagini e il testo che coprono il 65% della superficie per avvisare dei rischi collegati al fumo.
Perché il fumo fa male
Il fumo di sigaretta è la causa di
malattie cardiovascolari,
tumori, mancanza di appetito, psoriasi e molto altro. Il fumo di tabacco, secondo l’ISS, è responsabile di
un terzo delle morti per cancro e del
15% circa di tutti i decessi che avvengono per qualunque causa, provocando più vittime di alcol,
AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme.
Molti studi scientifici hanno infatti dimostrato che chi fuma tabacco rischia più degli altri di sviluppare oltre
50 gravi malattie, non solo tumorali: il fumo aumenta di 10 volte il rischio di morire di enfisema, raddoppia quello di avere un
ictus e aumenta da due a quattro volte quello di essere colpiti da un
infarto, danneggia la circolazione del sangue al cervello e agli arti e può favorire la comparsa di una
disfunzione erettile nell'uomo.
In generale, secondo l'OMS, il tabacco
uccide metà dei suoi consumatori. È bene ricordare che il fumo non è l’unico fattore che mettere a rischio la nostra salute: anche l’età avanzata, l’inquinamento, i fattori genetici e la familiarità possono essere causa dell’insorgere di patologie più o meno gravi.
Il fumo dunque rappresenta il
principale fattore di rischio per tutti, non solo per i fumatori, ma anche per coloro che sono esposti la fumo passivo.
Consulta i centri che ci hanno dichiarato di essere specializzati in Sindrome fibrosi-enfisema polmonare combinati:
Composizione del fumo di sigaretta
Ogni volta che si accende una sigaretta si introducono oltre 4.000 sostanze chimiche, almeno un'ottantina delle quali, secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), sono anche cancerogene.
Con ogni boccata si inalano principalmente:
- Monossido di carbonio, che è il gas di scarico delle auto e delle stufe, che impedisce all'ossigeno di legarsi all'emoglobina, riducendo così l’apporto di ossigeno ai tessuti e provocando danni cardio-vascolari;
- Nicotina, responsabile degli effetti sul cervello del fumo e quindi anche della dipendenza fisica;
- Catrame, che contiene molte sostanze cancerogene come benzopirene e altri idrocarburi aromatici;
- Acetone, come quello usato per togliere lo smalto dalle unghie.
- I costituenti del fumo con maggiore potenziale cancerogeno sono l'1,3-butadiene (perché presente in grandi quantità), l'arsenico (tende ad accumularsi nell'organismo e interferisce con la capacità di riparare i danni al DNA), il benzene (responsabile del 10-50% delle leucemie provocate dal fumo), il cadmio (è in una quantità superiore alla capacità dell’organismo di ridurne la tossicità).
La composizione chimica del fumo di sigaretta è fatta anche di
sostanze radioattive. Tra queste di particolare rilievo è il
polonio 210.
Un’analisi sulle sigarette vendute in Italia ha dimostrato che in un anno, in media, chi fuma circa un pacchetto al giorno corre lo stesso rischio biologico che se si sottoponesse a 25 radiografie del torace. Come le radiazioni, anche molte sostanze chimiche contenute nel catrame di sigaretta
danneggiano il dna delle cellule innescando un processo che può favorire la crescita incontrollata di cellule mutate (tumore).
Le sostanze cancerogene contenute nel fumo possono infine favorire lo sviluppo dei tumori in maniera indiretta, ostacolando i meccanismi di riparazione, di controllo della crescita cellulare o di rimozione di altre tossine (per esempio distruggendo le ciglia delle cellule che rivestono le vie respiratorie, come fanno ammoniaca e acido cianidrico).

La nicotina causa dipendenza, ma non solo
La
nicotina è il
principale componente attivo presente nel tabacco. Una sigaretta media contiene
1-1,5 milligrammi che, attraverso il fumo, viene
assorbita per il 90%.
Diluita nel fumo,
in appena 7 secondi raggiunge il cervello dove aumenta i livelli di dopamina, sostanza che migliora l’umore e aumenta la sensazione di piacere: si innesca così un circolo vizioso che crea la dipendenza dal tabacco, noto anche come
tabagismo.
Anche se la nicotina è uno
stimolante, nei fumatori è
percepita come rilassante e antistress. Questo è dovuto alla somma degli effetti sul sistema nervoso. Dopo l’assunzione, c’è un’impennata dell’
adrenalina che aumenta la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, oltre a risvegliare i riflessi e la resistenza allo stress. La nicotina, inoltre, restringe e indurisce le arterie: il cuore pompa di più ma riceve meno sangue. In questo modo raddoppia il numero degli infarti.
Il problema a livello dei vasi sanguigni comporta, nel cervello, un
peggioramento della memoria e, a livello generale, un
invecchiamento precoce, minori performance fisiche,
affaticamento. Questa sostanza
incrementa il consumo dei grassi, da cui la magrezza del fumatore, e provoca un aumento della glicemia che, a sua volta, riduce il senso della fame.
La nicotina presente in
4 sigarette (50 mg) basterebbe per
uccidere un uomo in pochi minuti, se iniettata direttamente
nel sangue. La durata degli effetti del fumo di una sigaretta dipendono principalmente da quelli della nicotina e si esauriscono di solito nel giro di alcune ore. Nelle
urine però lascia
tracce fino a 3 giorni e, nei dipendenti da fumo, anche per 15-20 giorni.
Perché anche una sigaretta fa male
Non esiste un numero minimo di sigarette per fumare in sicurezza: basta pensare che
anche il fumo passivo causa danni. Negli studi che indagano il legame del fumo con le varie malattie, si usa come unità di misura il "pacchetto-anno”. In altre parole, fumare mezzo pacchetto al giorno per due anni equivale a fumarne uno intero per un anno.
In base ai dati disponibili,
fumare 20 sigarette al giorno riduce di circa 4,6 anni la vita media di un giovane che inizia a fumare a 25 anni.
In pratica,
per ogni settimana di fumo si perde un giorno di vita,
come riporta il Ministero della Salute. Si stima che il 25% dei maschi adulti fumatori moriranno per patologie legate al tabacco. Secondo il Center for Disease Control and Prevention americano, ci sono almeno
27 malattie fumo-correlate. Gli organi particolarmente a rischio di danni da fumo sono il sistema respiratorio e cardiovascolare. La gravità dei danni dipende dall'esposizione (anche passiva) al fumo di tabacco ed è correlata all’età in cui si inizia a fumare, il numero di sigarette al giorno, gli anni di dipendenza e modalità di inalazione (più è profonda e maggiori sono i danni).
È stato calcolato che mediamente ogni 15 sigarette fumate si verifica almeno una mutazione. In pratica ogni volta che si apre un nuovo pacchetto è come se si giocasse alla roulette russa.

I danni di sigarette light, sigari e pipa
Forti o leggere, le sigarette comportano sempre una concentrazione simile di sostanze tossiche nel sangue. Molti studi hanno dimostrato che le sigarette light non hanno un rischio minore di ammalarsi.
Per questo l'
Unione Europea nel 2003, e la
Food and Drug Administration (FDA) americana nel 2010, hanno imposto di
eliminare dalle confezioni le
definizioni di "leggere" (mild, light o low tar) che potevano trarre in inganno il consumatore. Al loro posto sono apparse le confezioni “gold” o “silver”, ma alcuni studi hanno dimostrato che l’uso di queste formule o di colori più chiari nelle confezioni, vengono interpretati come formulazioni meno dannose. Ecco perché in molti Paesi le sigarette sono vendute in confezioni simili.
In Italia, dal 2016, sui pacchetti di sigarette ci sono le
avvertenze combinate (testo e immagini) degli effetti del fumo sulla salute. Non sono alternative più sicure nemmeno il sigaro e la pipa, anche se, facendo inalare il fumo meno profondamente, riducono leggermente il rischio di tumore al polmone. Di contro, la probabilità di sviluppare la malattia è più elevata rispetto ai non fumatori.
Sigaro e pipa, inoltre, aumentani il rischio di di
tumori della bocca, della gola, dell'esofago e di altri organi come il
pancreas.
Fumo passivo: perché è pericoloso
Sono ormai inequivocabili le prove che il
fumo passivo (
second hand smoke) è responsabile di almeno una quota dei tumori al polmone nei non fumatori, oltre che di malattie cardiache,
asma e altri disturbi meno gravi.
Avere respirato il fumo altrui, secondo alcuni studi, aumenta di circa il 25% il rischio di tumore al polmone e di malattie al cuore di un non fumatore. Alcuni dati, ancora da confermare, mostrano che l’esposizione al fumo di terzi potrebbe favorire, nelle donne, lo sviluppo di tumori al seno e un andamento più sfavorevole della malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) calcola che al fumo passivo siano da attribuire, complessivamente,
600.000 morti l’anno in tutto il mondo, 165.000 dei quali sono i bambini che vivono in casa con un fumatore. I danni del fumo passivo sono infatti particolarmente gravi nei più piccoli, il cui organismo è in fase di sviluppo. I neonati esposti al fumo sono più soggetti alla morte in culla, la SIDS (sudden infant death syndrome).
I
bambini che vivono con fumatori restano
più vulnerabili alle infezioni polmonari e sono più a rischio di asma. Ancora prima di nascere, il
feto di una madre fumatrice rischia di avere
problemi di salute.
Esiste anche un
fumo di "terza mano": è quello che resta impregnato agli
ambienti, in particolare all’arredamento, tende, tappeti, copriletti o poltrone e divani. A oggi sull'effetto cancerogeno di queste tossine non ci sono prove altrettanto convincenti di quelle riguardanti il fumo di "seconda mano", cioè il fumo passivo comunemente detto, ma ci sono studi in corso.

Fumo e adolescenza
Le
rilevazioni ESPAD-Italia hanno registrato che tra il 1999 e il 2018 il consumo di nicotina inizia generalmente in età adolescenziale. A provare il fumo di sigaretta almeno una volta nella vita sono stati, nel 2018, il 56,9% degli studenti, circa un milione e mezzo, con un andamento in calo costante dal 2000, quando rappresentavano il 67,5%. L’età della prima sigaretta, in Italia, e in linea con quanto succede anche negli altri Paesi europei, è
oltre i 15 anni, ma il 25% prova la prima sigaretta a 14. Interessante notare che, dopo i 16 anni le femmine mostrano quote più alte dei coetanei, con una forbice che torna ad ampliarsi nel 2018 (55,9% vs 58,0%) dopo la riduzione registrata nel 2011.
Gli
adolescenti sono considerati come
soggetti a rischio dal momento che l'accensione della prima sigaretta in giovane età aumenta le probabilità di sviluppare una vera dipendenza e sia perché i ragazzi sono coloro che hanno potenzialmente davanti un maggior numero di anni da trascorrere fumando. E dunque una probabilità più alta di ammalarsi e di far ammalare i loro figli.
Le
conseguenze che si possono riscontrare
“a breve termine” sono la riduzione della performance fisica, l’aumento della frequenza cardiaca, l’ansia, i disturbi del comportamento oltre a una maggiore predisposizione verso l’uso (che a volte sfocia nell’abuso) di alcolici e droghe.
Inoltre, spesso le ragazze non sono informate del rischio legato all'associazione fumo-
pillola anticoncezionale che può portare anche a eventi acuti cardio-cerebrovascolare in età giovanile. A lungo termine invece, la dipendenza da sigaretta può comportare rischi per malattie cardiovascolari, tumori e
patologie respiratorie.
Da un’analisi pubblicata sull’International Journal of Epidemiology realizzata in Italia, è emerso che il rischio di avere l’asma non allergica è risultato quasi doppio per quei figli i cui padri avevano cominciato a fumare prima dei 15 anni. Segno che, è l'ipotesi dei ricercatori, i danni provocati dal fumo possono colpire anche le
cellule germinali (spermatozoi e cellule uovo, ndr) ed essere
trasmessi così
alla prole.
Danni estetici del fumo
Le sigarette sono costituite da catrame che può avere un’azione negativa anche sui denti: infatti proprio
il catrame comporta l’ingiallimento dei denti e i solfuri producono l’alitosi. Inoltre, essendo le sigarette agenti capaci di scatenare infiammazioni, rendono più frequente il rischio di
carie e la
caduta dei denti.
Oltre ai denti, anche dita e unghie sono soggette a
ingiallimento, al
decadimento delle guance e la comparsa di
rughe su tutto il volto, come se durante tutta la giornata si facessero smorfie, in particolar modo questo vale per tutte quelle piccole rughe che si formano intorno alla bocca.
Fumo e fame
Sebbene pochi studi esistano a supporto di questa teoria, è comunque stato provato che c’è un rapporto tra il fumo e l’appetito: infatti nei fumatori il senso di sazietà viene percepito prima rispetto ai non fumatori, e quindi assumono un apporto calorico minore di circa 152 calorie.
Questa indicazione precisa è stata fornita dalla dottoressa Konstantina Zachari dell’università Harokopio di Atene che ha scoperto il dato grazie a un esperimento su un gruppo di pazienti andando a studiare il loro appetito durante in una giornata da fumatori e una da non. Responsabile di questo fenomeno è la mancata stimolazione della grelina, l’ormone della fame, inibito dalla nicotina.
Quando si smette di fumare, infatti, si ha un leggero aumento dell’appetito, che porta il soggetto a ingrassare fino anche a 10 kili dopo 5 anni da quando ha smesso di fumare.
Il rischio di psoriasi e sigarette
Anche nel caso di un particolare tipo di dermatite, la
psoriasi, essa risulta essere molto più frequente tra i fumatori; e coloro i quali sono stati esposti al fumo passivo durante l’infanzia, saranno più inclini a svilupparla in età adulta.
Inoltre, la psoriasi nei fumatori è anche associata al
rischio cardiovascolare.
Il fumo di sigaretta agisce non solo come un elemento fortemente scatenante, ma talvolta anche con un’azione aggravante:
fumare riduce la quantità di antiossidanti nel sangue, accresce il numero di radicali liberi, danneggia la parete dei vasi sanguigni, aumenta la viscosità del sangue e altera la produzione di VEGF, una sostanza legata alla formazione dei capillari. Il fumo inoltre aumenta l’infiammazione dal momento che la nicotina incrementa la sintesi di sostanze per l’appunto infiammatorie.
Fumo e gravidanza
Il fumo è un fattore di rischio non solo di infertilità, ma anche per il
benessere della madre e del nascituro, anche negli anni successivi. La nicotina può comportare seri problemi di infertilità in quanto è in grado di alterare la motilità tubarica, ostacolando in questo modo il transito degli ovociti e l'incontro con gli spermatozoi.
Anche negli
uomini la nicotina è un fattore di infertilità.
Fumare può far ritardare anche di 12 mesi la gravidanza e il tabagismo è annoverato come una delle cause maggiori di infertilità.

Tutte le sostanze contenute nel fumo di tabacco inoltre possono
attraversare la placenta ed entrare nella circolazione fetale. Di queste, la nicotina è il composto associato ad una moltitudine di eventi avversi sullo sviluppo degli organi, cervello compreso. Tra le altre sostanze chimiche tossiche altrettanto note, presenti nel fumo di tabacco, vi sono il monossido di carbonio che è in grado di interferire con la richiesta di ossigeno del nascituro. Come si legge in uno studio recentemente
pubblicato su BMJ Open, smettere di fumare prima di una gravidanza è importante. A fronte di una
riduzione del rischio di nascita sottopeso derivante dall’astensione dal fumo di sigaretta nel corso del primo trimestre di gravidanza, non si ha un
miglioramento della dimensione cerebrale e della
lunghezza del neonato in relazione al peso corporeo.
Ciò sottolinea l’importanza di smettere di fumare già prima dell’inizio della gravidanza, dal momento che l’abitudine al fumo anche nei primi mesi di gestazione potrebbe avere effetti devastanti sulla salute della progenie nel lungo termine.
Aspettare un bambino è un'ottima occasione per smettere di fumare. Le future mamme possono trovare una
forte motivazione a rinunciare alle sigarette, sapendo che proseguire significa, fra le altre cose, ridurre l'apporto di ossigeno al feto e quindi procurargli dei danni.
Ci si può aiutare con i
trattamenti sostitutivi a base di nicotina (sotto controllo medico), dal momento che cerotti, inalatori, caramelle e gomme da masticare non apportano più nicotina di quel che farebbero le sigarette. Se invece si continua a fumare, soprattutto dopo il terzo mese, crescono le probabilità che la gravidanza si interrompa, che il nascituro sia poco vitale, abbia un basso peso alla nascita oppure sviluppi altri problemi di salute.
Le conseguenze del fumo in gravidanza si prolungano nel tempo: per tutto il
primo anno di vita il bambino corre un
maggior rischio di morte in culla e negli anni successivi sarà più esposto a
malattie respiratorie come l'asma. Tutti questi effetti possono essere prodotti anche dall'esposizione al fumo passivo: è molto importante, quindi, non fumare mai in presenza di una gestante.
Sigarette durante l'allattamento
Uno studio del 2008 è riuscito ad esempio a dimostrare che il fumo delle madri può influire negativamente sul controllo cardiocircolatorio dei lattanti e che il rischio di morte improvvisa infantile è 7 volte maggiore in presenza di un consumo giornaliero superiore a 10 sigarette.
Le
fumatrici che allattano hanno all’incirca
un quarto di latte in meno rispetto alle non fumatrici. Limitare il numero di sigarette giornaliere il più possibile è d'obbligo, così come lasciare passare più tempo possibile tra una sigaretta e la poppata successiva (almeno 3 ore).
Fumo di sigaretta e malattie cardio-circolatorie
La nicotina contenuta nelle sigarette fa sì che il cuore batta più forte, stimolando la cosiddetta
tachicardia, e la pressione sanguigna aumenti. Per questo motivo le sigarette sono note come fattore di rischio di malattie cardio-circolatorie:
aterosclerosi, enfisema, aritmie cardiache, infarto e ictus.
In particolar modo l’
ictus: un evento improvviso, traumatico e inatteso. Fumare può far aumentare del doppio il rischio di
ictus ischemico e del quadruplo un ictus emorragico. Esso può essere attenuato smettendo di fumare: in pochi anni si torna a valori molto bassi; purtroppo lo stesso non può essere detto per il rischio di cancro.
Fumo e sistema muscolo-scheletrico
Spesso il fumo è collegato a malattie e patologie tipiche del sistema cardiovascolare, respiratorio e oncologico.
Però spesso si sottovalutano i rischi prodotti dal fumo sull’apparato muscolo-scheletrico, come fa notare anche la SIOT (Società italiana di Ortopedia e Traumatologia). I danni più evidenti sono legati all’
invecchiamento più precoce e alle
alterazioni dei processi riparativi in caso di danneggiamento di ossa o muscoli, causate da nicotina e monossido di carbonio che riducono l’ossigenazione del sangue.
Nei fumatori, il
rischio di complicanze è del
40-50% più alta rispetto ai non fumatori, oltre a richiedere periodi più lunghi di degenza post operatoria, ricorrere a prolungate e costose
terapie antibiotiche e ad avere risultati chirurgici peggiori, rendendo necessario a volte una “re-admision”, cioè un ulteriore ricovero poco dopo l’intervento.
Fumo e danni alle ossa
L’
osteoporosi, che porta come diretta conseguenza il forte rischio di aumentare delle fratture ossee.
- È possibile contrarre con più facilità rispetto ai non fumatori delle infezioni durante gli interventi chirurgici di ambito ortopedico, soprattutto in conseguenza di interventi di chirurgia protesica;
- Capita di frequente che si verifichi la riduzione di processi di osteo-integrazione delle protesi, cioè diminuisce l’integrazione, e quindi l’attaccamento, tra la protesi e l’osso, portando in questo modo al fallimento precoce dell’impianto della protesi, dal momento che avviene lo scollamento della protesi dall’osso.
- I fumatori presentano dei processi rallentati per quanto riguarda la riparazione relativa a fratture e la guarigione di danni tendinei, legamentosi e muscolari.
- Anche le ferite chirurgiche dopo gli interventi ortopedici impiegano molto più tempo a rimarginarsi.
Fumo e tumore ai polmoni e ad altri organi
Il fumo di sigaretta rappresenta, nell’
80% dei casi, la causa di
tumore soprattutto al polmone. Questo avviene perché il fumo impedisce ai polmoni di ossigenarsi e quindi ne danneggia le cellule dei bronchi: queste iniziano a riprodursi in modo incontrollata generando così il tumore. Le sostanze cancerogene contenute nel fumo favoriscono poi lo sviluppo di tumori al polmone, che in 9 casi su 10 possono essere ricondotti a questa cattiva abitudine. I sintomi che devono mettere in allarme, specie i fumatori più accaniti, sono la
tosse che non passa o che
da secca diventa produttiva, la
broncopolmonite che non guarisce completamente, raucedine,
dolore al torace,
perdita di peso, febbre, fiato corto e striature di
sangue nel catarro.
Vero anche che il tumore al polmone è presente nei non fumatori, con una percentuale intorno al 15-20% e la causa è da attribuirsi a
infezioni virali, batteriche o fungine; ma questi stessi fattori possono essere presenti anche nei fumatori, aggravandone le condizioni. Inoltre la familiarità è una causa che incide in maniera significativa, così come anche fumi e inquinanti ambientali che sono spesso
concause, se non le principali, delle
neoplasie all’apparato respiratorio, in particolare ai polmoni. Così come il vizio del fumo è più diffuso tra gli uomini, anche il tumore al polmone è più comune tra i soggetti di sesso maschile, anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento della patologia tra le donne e una lieve diminuzione tra gli uomini.
Secondo lo studio statunitense del National Cancer Institute (NCI) il
rischio di morte prematura è del
64% più elevato, rispetto a chi non ha mai fumato e si porta all’84% se si fumano sino a 10 sigarette al giorno. Un dato preso in esame in rapporto al rischio di tumore al polmone che è di 9 volte superiore rispetto ai non fumatori; per chi fuma fino a 10 sigarette il rischio aumenta di 12 volte.
Le stesse sostanze aumentano anche la probabilità di sviluppare tumori del cavo orale e della gola, del pancreas, del
colon, della vescica, del rene, dell'esofago, del seno, soprattutto tra le donne più giovani, e di alcune
leucemie.
Infine non bisogna trascurare l'impatto economico del fumo: per curarne le conseguenze, nel 2010
in Italia sono stati spesi (solo in costi sanitari, per non parlare di quelli sociali e umani) circa
7,5 miliardi di euro.
Come smettere di fumare

Non esiste un unico sistema per smettere che vada bene per tutti, anche perché ci sono motivazioni e abitudini diverse al fumo, caratteristiche psicologiche e fisiche differenti, stili di vita e professione e perfino le varianti genetiche da cui può dipendere una maggiore o minore
predisposizione alla dipendenza fisica e psicologica.
Chi vuole smettere di fumare puntando sulla sua forza di volontà, è importante che stabilisca degli
obiettivi precisi, come ad esempio un giorno adatto a spegnere l'ultima sigaretta e programmare un'
attività fisica da svolgere con continuità per garantire un buon livello di
endorfine del benessere.
Le 10 regole per smettere di fumare
- Fissate una data per smettere di fumare e rispettatela.
- Dopo aver smesso, evitate assolutamente di riprendere una sigaretta, anche solo per fare un tiro: il rischio di una ricaduta è troppo alto.
- Sbarazzatevi di tutte le sigarette, accendini e posacenere.
- Scrivete la lista degli inconvenienti del fumo e dei benefici per aver smesso.
- Utilizzate dei sostituti nicotinici, dello Zyban o del Champix.
Questi prodotti attenuano i sintomi dell'astinenza (irritabilità, nervosismo, angoscia, depressione, disturbi della concentrazione, disturbi del sonno, aumento dell'appetito, aumento del peso, voglia irresistibile di fumare) e raddoppiano le vostre possibilità di successo.
- Domandate agli altri di non fumare in vostra presenza. Le prime settimane, evitate i luoghi dove si fuma. Tuttavia, se non potete o non volete evitare questi luoghi, allora rifiutate gentilmente ma con fermezza qualsiasi invito a fumare. Siate fieri di non fumare più!
- Comunicate alle persone che vi stanno vicino che avete smesso di fumare. Chiedete del sostegno.
- Cambiate la vostra quotidianità per evitare i luoghi e le situazioni dove avevate l'abitudine di fumare : per esempio, alzatevi da tavola appena terminati i pasti.
- Svolgete delle attività di diversione per rispondere al bisogno impellente di fumare (per esempio fare una passeggiata, bere dell'acqua, masticare un chewing-gum, lavare le mani). Il bisogno impellente di fumare dura soltanto da 3 a 5 minuti, basta aspettare che passi.
- Ripetete a voi stessi che abituarsi a vivere senza sigaretta può richiedere del tempo e spesso molti tentativi.
Farmaci per smettere di fumare
Nel caso in cui non si riuscisse a chiudere con le sigarette, è possibile rivolgersi al proprio
medico di famiglia o a uno dei
centri antifumo accreditati, dove si utilizzano metodi per smettere di fumare certificati dalla letteratura internazionale. La maggior parte degli ex fumatori non è riuscita a liberarsi dalla sigaretta se non dopo ripetuti sforzi, ma per fortuna a ogni nuovo tentativo le probabilità di riuscita aumentano. Alcuni farmaci possono aiutare nelo smettere l’abitudine al fumo di sigaretta.
Quando si smette di fumare si manifestano sintomi dell'
astinenza provocati dalla dipendenza fisica da nicotina (agitazione, stanchezza, irritabilità, insonnia o difficoltà di concentrazione) si può rimediare utilizzando i prodotti sostitutivi (cerotti, inalatori, caramelle o gomme da masticare), che liberano una quantità di sostanza sufficiente a eliminare i disturbi, riducendone gradualmente la necessità.
Sotto controllo del medico questi mezzi possono essere utilizzati anche in gravidanza, perché i loro possibili effetti negativi sono comunque inferiori a quelli del fumo, che oltre alla nicotina contiene molte altre sostanze tossiche per il feto.
Non ci sono prove che ricorrere alle sigarette elettroniche aiuti ad abbandonare il fumo, ma sono in corso degli studi.
Lo svapo della sigaretta elettronica senza nicotina
Sull’efficacia della
sigaretta elettronica (e-cig) per controllare la dipendenza da nicotina dei fumatori, perché permette di evitare il catrame e i molti gas tossici contenuti nel fumo di pipa, sigari e sigarette,
non ci sono ancora dati definitivi.
I non fumatori dovrebbero evitare le sigarette elettroniche, poiché la nicotina favorisce
ipertensione e
diabete (e nei giovani può interferire con lo sviluppo neurologico). Le sostanze aromatizzanti presenti anche nei prodotti senza nicotina sono sospettate di esporre a rischi per la salute.
Cosa succede quando si smette di fumare?
Smettere di fumare è il primo passo verso la prevenzione e la risoluzione della maggior parte delle patologie causate dal fumo. Subito dopo aver interrotto questo vizio, il nostro corpo si riprende progressivamente:
- Dopo 8 ore dall’assenza di nicotina, l’ossigenazione del sangue torna ad avere valori normali;
- Dopo 24 ore l’alitosi si riduce, nei polmoni diminuisce l’accumulo di muco e catarro;
- Dopo una settimana il senso del gusto e dell’olfatto migliorano;
- Dopo qualche settimana la pelle torna ad avere un colorito sano;
- Entro 6 mesi sparisce la tosse;
- Dopo un anno il rischio delle malattie cardiache è ridotto della metà;
- Dopo 10 anni scende del 50% il rischio di cancro al polmone;
- Dopo 15 anni il rischio di malattie cardiache è uguale a quello di un soggetto che non ha mai fumato;
- Anche dopo 20 anni il rischio di tumore al polmone resta più alto rispetto a chi non ha mai fumato.