Le fasi dell’età evolutiva: definizioni e periodi

Le fasi dell’età evolutiva: definizioni e periodi

Indice

Domande e Risposte

Che cosa si intende per età evolutiva

Con l’espressione età evolutiva (si utilizza anche “età dello sviluppo”) si intende il periodo di maggiore cambiamento dell’individuo, dove si registrano i principali cambiamenti, sia dal punto di vista fisico, che psicologico. L’età evolutiva non si limita all’infanzia e all’adolescenza, ma si considera tale tutta la vita dell’individuo, sino all’età senile, che viene considerata la fine dell’età evolutiva.

L’essere umano infatti continua ad evolvere anche in età adulta, anche se più lentamente, e questa è la ragione per la quale si considera come convenzione il periodo 0-18 anni come fulcro dell’età evolutiva. La classificazione rigida è inoltre da evitarsi dal momento che la lunghezza delle fasi della vita di un individuo può cambiare anche di molto a seconda delle condizioni soggettive della persona. 
 
Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano una Visita neuropsichiatrica infantile:
Dove effettuare una Visita neuropsichiatrica infantile? 

Le fasi dell’età evolutiva

Nonostante siano da evitare schematizzazioni troppo rigide, e vi siano diverse categorizzazioni possibili, possiamo sintetizzare in questo modo:
  • Neonato: l’individuo fino ai 28 giorni di vita
  • Lattante: l’individuo dalle quattro settimane all'anno dalla nascita
  • Prima infanzia: l’individuo da un anno ai 24 mesi
  • Seconda infanzia: l’individuo dai 2 ai 6 anni
  • Terza infanzia: l’individuo dai 6 anni fino all'inizio della pubertà, che varia da persona a persona, e in relazione al sesso. Solitamente fra i 10 e i 13 anni.
  • Pubertà e Adolescenza: l’individuo dalla comparsa dei caratteri sessuali fino ai 18-20 anni,  a seconda della persona.

Neonato e lattante

La premessa doverosa da fare è che ogni bambino segue il proprio personale sviluppo, e pertanto può darsi che alcune fasi, come la parola o il camminare, arrivino prima o successivamente rispetto alla media, senza costituire un problema di sviluppo a lungo termine. In altri casi invece il mancato raggiungimento di alcune abilità può essere il campanello d’allarme di qualcosa da approfondire con uno psicodiagnosta. Ciò che segue riflette ciò che accade alla maggior parte degli individui.

Solitamente nei primi 3 mesi il bambino inizia a controllare sempre meglio i propri movimenti, in particolare del capo, e delle mani, che comincia a portare alla bocca. Segue i movimenti delle persone intorno a lui, reagisce ai suoni e sa sorridere e fare i primi vocalizzi.
Dai 3 mesi in avanti queste abilità si affinano: solleva bene la testa e inizia a spingere sui propri gomiti per sollevare la testa per rispondere a dei richiami. Prova con successo ad afferrare le cose. Piano piano riconosce i volti delle persone più vicine e localizza l’origine dei suoni e delle voci. A partire dai 6 mesi la maggior parte dei bambini inizia a stare seduto e a rotolare sul fianco, e a piegarsi sulle proprie ginocchia. Risponde con più attenzione a stimoli precisi, a riconoscere gli estranei dai familiari, inizia a esplorare: a riconoscersi allo specchio e si vede stimolato da oggetti particolari come giocattoli dalle strane forme e colori. Intorno ai 6 mesi inizia la lallazione, cioè l’articolazione dei primi suoni che imitano ciò che il bambino sente ed è sviluppata la capacità di distinguere i colori e le forme. 
Intorno ai 9 mesi solitamente i bambini controllano i proprio movimenti e sono in grado di rotolare e mettersi seduti senza aiuto. Piano piano iniziano a sostenere il proprio peso sulle gambe provando a mettersi in posizione eretta. Distinguono nettamente i genitori dagli estranei, e ad avere degli oggetti “preferiti” che si tengono vicino. 
Intorno all’anno il bambino è in grado di mettersi in piedi e camminare, talvolta già senza aiuto. Inizia a usare strumenti come le posate per portare cibo alla bocca, oppure a inserire oggetti in un contenitore. Percepisce la distanza dai propri cari, reagendo per esempio con pianto per richiamarli.

Immagine che rappresenta un lattante in incubatrice all'ospedale

La prima infanzia

Dall’anno ai due anni il bambino solitamente è in grado di camminare da solo, a imitare movimenti come il ballo, e a salire e scendere da sedie e mobili. Mangia autonomamente con uno strumento e beve da un bicchiere, non piò solo dal biberon. È il periodo in cui inizia l’interesse verso gli altri bambini e inizia a “giocare”, cioè a immaginare dei contesti e a fingere di esservi inserito. Comprende sempre più cose che gli vengono dette, inclusi i divieti, ed esegue piccoli “compiti” che gli vengono richiesti.

La seconda infanzia

Dai 2 ai 6 anni si parla di Seconda infanzia, dove hanno luogo moltissimi cambiamenti. Intorno ai 5-6 anni il bambino è in grado di gestirsi autonomamente nel mangiare e nell’uso del bagno. Si spiega e fa domande su ciò che lo circonda, cominciando a distinguere fra cose possibili e fantasie, e fra passato, presente e futuro. È in grado di cooperare con gli altri, per esempio di giocare con altri bambini seguendo delle regole condivise. Ha sviluppato una manualità tale da saper disegnare ciò che vede con i particolari. 

Preadolescenza e adolescenza: come differenziarle?

La pubertà è il periodo della vita dove il ragazzo raggiunge la piena capacità riproduttiva, mentre con il termine adolescenza si intende il periodo che inizia con la pubertà, comprendendo non solo l’aspetto della maturità riproduttiva, ma tutta la serie di cambiamenti anche psicologici, sociali e quindi comportamentali della persona, nella sua transizione dall’infanzia all’età adulta. L’adolescenza può durare anche per anni, dopo che il periodo della pubertà si è concluso. Solitamente, come convenzione, si considera terminata l’adolescenza dopo i 20 anni di età.
Si parla di pubertà per indicare il periodo in cui avviene la maturazione sessuale dell’individuo, quindi non solo le sue prime fasi. Lo sviluppo sessuale varia sensibilmente da persona a persona ma ha solitamente inizio fra i 10 e i 14 anni e prosegue fino ai 16-18. Nei maschi la pubertà inizia un po’ dopo – in media – rispetto alle ragazze: intorno agli 11 anni, mentre nelle ragazze 'inizio dello sviluppo puberale avviene tra gli 8 e i 13 anni, con l’inizio dello sviluppo della ghiandola mammaria

Nella maggior parte delle persone di sesso maschile il primo segno di pubertà è l'aumento del volume dei testicoli, i quali aumentano la produzione di testosterone, ormone che provoca un repentino aumento di statura e del volume muscolare (segno presente molto meno nell’inizio della pubertà delle ragazze), la crescita del pene e dei peli pubici, alle ascelle e al viso. Le corde volcali si ispessiscono e si allungano, rendendo la voce più grave. Tutto avviene nell’ipotalamo, nel cervello, il quale secerne l’ormone luteinizzante che rilascia il testosterone e l’ormone follicolo-stimolante, che sono i responsabili della produzione dello sperma e dello sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie.

Nella maggior parte delle persone di sesso femminile il segno principale della maturazione sessuale è la prima mestruazione (menarca), ma la pubertà inizia un paio di anni prima, con l’inizio dello sviluppo della ghiandola mammaria che porta a un lento ingrossamento del seno. La cosiddetta maturità puberale, cioè il completamento dello sviluppo sessuale avviene solitamente nei due anni successivi alla prima mestruazione. Nelle ragazze la pubertà porta quasi sempre a un aumento del grasso corporeo e a una modifica delle forme di fianchi e gambe.

Quando inizia l’età adulta?

Si tratta di convenzioni, ma si considera solitamente adulto l’individuo intorno ai 20 anni di età. Si parla anche di “prima età adulta” per indicare il periodo dai 20 ai 30 anni, dove la vita della persona adulta inizia in media a formarsi, in termini relazionali (rapporti sessuali, relazioni stabili di coppia, inizio della genitorialità), che di autonomia economica (andare a vivere da soli, iniziare la propria vita lavorativa).

 
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Qual è l'età evolutiva?

Con l’espressione età evolutiva (si utilizza anche “età dello sviluppo”) si intende il periodo di maggiore cambiamento dell’individuo, dove si registrano i principali cambiamenti, sia dal punto di vista fisico, che psicologico. L’età evolutiva non si limita all’infanzia e all’adolescenza, ma si considera tale tutta la vita dell’individuo, sino all’età senile, che viene considerata la fine dell’età evolutiva. L’essere umano infatti continua ad evolvere anche in età adulta, anche se più lentamente, e questa è la ragione per la quale si considera come convenzione il periodo 0-18 anni come fulcro dell’età evolutiva. La classificazione rigida è inoltre da evitarsi dal momento che la lunghezza delle fasi della vita di un individuo può cambiare anche di molto a seconda delle condizioni soggettive della persona. 

Chi sono i soggetti in età evolutiva?

Nonostante siano da evitare schematizzazioni troppo rigide, e vi siano diverse categorizzazioni possibili, possiamo sintetizzare in questo modo:

  • Neonato: l’individuo fino ai 28 giorni di vita
  • Lattante: l’individuo dalle quattro settimane all'anno dalla nascita
  • Prima infanzia: l’individuo da un anno ai 24 mesi
  • Seconda infanzia: l’individuo dai 2 ai 6 anni
  • Terza infanzia: l’individuo dai 6 anni fino all'inizio della pubertà, che varia da persona a persona, e in relazione al sesso. Solitamente fra i 10 e i 13 anni.
  • Pubertà e Adolescenza: l’individuo dalla comparsa dei caratteri sessuali fino ai 18-20 anni,  a seconda della persona.

Che cosa si intende per psicologia dell'età evolutiva?

Con l’espressione psicologia dell'età evolutiva si fa riferimento alla discipliina delle scienze psicologiche che tratta di tutti gli aspetti (fisici, psicologici, relazionali) della vita della persona dalla nascita, all’infanzia,a alla pubertà fino alla fine dell’adolescenza, che come convenzione arriva ai 18-20 anni di età.

Le informazioni presenti in Micuro hanno scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono in alcun modo un mezzo di autodiagnosi e automedicazione. Per qualsiasi dubbio sull'uso di un farmaco, rivolgersi al proprio medico.

La riproduzione o l’utilizzazione dei contenuti pubblicati su Micuro è strettamente riservata. Il riutilizzo del materiale su riviste, giornali, radiodiffusione o generica messa a disposizione al pubblico viene concesso solo previa esplicita richiesta e autorizzazione obbligatoria.