Esami gratuiti e obbligatori in gravidanza: guida completa per mamme

Esami gratuiti e obbligatori in gravidanza: guida completa per mamme

Indice

Domande e Risposte

Esami gratuiti obbligatori

La gravidanza non è una malattia”, si sente dire in giro, da molte voci diverse, cui in genere fanno seguito critiche aperte all’eccesso di medicalizzazione della stessa. Troppo ospedale per un evento fisiologico che è lo stesso da quando gli esseri umani sono comparsi sulla terra. Ma, siamo sicuri/e che le cose stiano davvero così?
In fin dei conti, se la mortalità post partum di madri e neonati/e è, in Italia, tra le più basse in Europa, lo si deve forse, anche a questa particolare cura che il nostro SSN dedica alle gestanti fin dal momento del concepimento. 

Una presa in carico della donna in attesa in tutte le fasi della gravidanza e del parto, che rappresenta anche una forma di investimento per il futuro, un modo per assicurare a tutte le nuove vite in formazione la quasi certezza di venire al mondo con la migliore assistenza possibile.
La gravidanza non è, quindi, una malattia, ma ciò non toglie che rappresenti un momento della vita di madre e nascituro/a delicato, con sue proprie criticità che vanno affrontate e gestite anche a partire dalle visite e dagli esami di controllo, molti dei quali obbligatori e del tutto gratuiti.
Quali sono questi esami? E qual è la calendarizzazione dei controlli, trimestre per trimestre? 

Vediamo di entrare nello specifico, partendo dalla considerazione che la gestazione umana ha una durata fisiologica di quaranta settimane, e che analisi ed esami hanno lo scopo di rilevare e, possibilmente, prevenire eventuali malformazioni o anomalie nello sviluppo fetale e individuare infezioni, alterazioni dei parametri o tossicosi materne a loro volta potenzialmente dannosi anche per il feto, oltreché per la madre. 

Di seguito test ed esami da effettuare obbligatoriamente durante tutto il corso della gestazione, che andremo più avanti ad approfondire:
Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano una Visita ostetrica:
Dove effettuare una Visita ostetrica?

Esami gratuiti facoltativi

In condizioni di salute materne, in cui la gravidanza appaia priva di complicazioni, gli esami che abbiamo sopra elencato sono più che sufficienti per fare stare i futuri genitori tranquilli fino al parto. Esistono, tuttavia, situazioni in cui può essere utile integrare questi controlli con altri, per lo più esami strumentali o invasivi, che permettono di valutare le condizioni del feto e rilevare eventuali anomalie cromosomiche o altre malformazioni gravi.

Ci riferiamo in particolare alla villocentesi e all'amniocentesi, esami che rientrano nella categorie della diagnostica prenatale e che si effettuano gratuitamente dietro prescrizione del proprio medico. Inoltre, in caso di gravidanza problematica con minaccia d’aborto, sono ugualmente previste ulteriori indagini precauzionali e di tipo specialistico come da direttiva ministeriale. 

Soffermiamoci sulla diagnostica prenatale, quali sono i casi in cui tali prestazioni sono indicate in aggiunta agli altri esami di routine?
Le ragioni possono essere diverse, ma in linea di massima, si suddividono in due categorie:
  • Rischio procreativo prevedibile a priori. Si tratta di tutti quei casi in cui già prima del concepimento, madre o padre (entrambi, o solo un genitore), per ragioni genetiche, per età avanzata della madre o per cause biologiche, hanno un rischio superiore rispetto alla media della popolazione di generare un figlio o una figlia con anomalie. In questi casi le indagini genetiche sono cruciali sia prima (fase preconcezionale) che durante la gestazione;
  • Rischio rilevato durante la gravidanza. Quando le ecografie di routine o altri esami effettuati in fase gestazionale rilevano delle anomalie, è opportuno indagare per capire quali sono i rischi per madre e feto attraverso esami specifici da valutare caso per caso.
Ed ora vediamo quali sono questi ulteriori esami da effettuare in gravidanza – facoltativi ma spesso comunque necessari – che il SSN eroga gratuitamente alle mamme che ne fanno richiesta (su specifica prescrizione medica, come precisato):
  • Il prelievo dei villi coriali o villocentesi. Si effettua tra la decima e la tredicesima settimana di gravidanza prelevando un piccolo campione di placenta per analizzare il DNA fetale. Esiste un rischio di aborto, ma davvero bassissimo;
  • Il prelievo del liquido amniotico o amniocentesi. Si effettua tra la sedicesima e la ventesima settimana di gravidanza prelevando un campione di liquido amniotico che viene aspirato con una siringa dall’addome materno.
    In tale liquido, infatti, è possibile isolare cromosomi fetali. Anche l’amniocentesi comporta un minimo rischio di aborto, superiore rispetto all’esame precedente e quantificabile in un caso ogni cento prelievi;
  • Il prelievo di sangue fetale dal cordone ombelicale (cordocentesi o funicolocentesi). Questo esame si esegue tra la diciottesima e la ventesima settimana di gravidanza in questo modo: con l’ausilio e la guida di una sonda ecografica, si introduce un ago nell’addome materno fino a raggiungere i vasi sanguigni che irrorano il cordone ombelicale al fine di prelevare un campione di sangue da far analizzare in laboratorio. Rispetto ai due esami precedenti, la cordocentesi presenta un rischio di aborto superiore (2% sul totale delle procedure), e pertanto è ormai meno utilizzato per la sola diagnosi di malattie genetiche (quali la trisomia 21-sindrome di Down) rispetto a villocentesi e amniocentesi.
    Tuttavia, il prelievo del sangue fetale dal cordone ombelicale può essere utilizzato per la diagnosi di infezioni materne che possano essersi trasmesse al feto tra cui la toxoplasmosi e la rosolia, o di patologie del sangue del feto quali la malattia emolitica fetale. Infine, sempre attraverso questa procedura medica invasiva, è possibile effettuare trasfusioni al feto o somministrare dei farmaci per via intrauterina. 
immagine che mostra una donna incinta all'ospedale

La prima visita ostetrica-ginecologica

In genere la prima visita ostetrica-ginecologica si effettua entro la decima settimana di gestazione, meglio se tra la sesta e l’ottava, in ospedale o in ambulatorio. Si tratta della visita più importante, perché in questa occasione la futura mamma apprende informazioni fondamentali sul suo stato: l’età gestazionale, le condizioni del feto, la data presumibile del parto ecc.
Per tale ragione è importante che la donna scelga in modo consapevole e informato il medico (ginecologo/a) che la dovrà seguire per tutti i nove mesi della gestazione. Può trattarsi di un/a professionista che sarà presente anche al momento del parto in clinica o in ospedale, oppure no. Tutto dipende da quanta fiducia si ha in questa figura di riferimento. Molte gestanti, infatti, preferiscono non cambiare ginecologo/a e continuare a farsi seguire dal proprio medico, appoggiandosi alle strutture pubbliche magari solo per alcuni esami, il corso preparto e certamente il parto stesso.  
Cosa accade, dunque, durante questa prima visita da futura mamma?

Per prima cosa, si aprirà la cartella clinica della gestante, che verrà debitamente compilata con i suoi dati, gli esami da fare e l’esito degli stessi man mano che i mesi si susseguono. La “chiacchierata” preliminare, o anamnesi, consente al/a specialista di ottenere notizie importanti sullo stato di salute della donna, sulla sua storia clinica e su quella del futuro padre, così come dei familiari, sulle sue abitudini di vita, sui sintomi che avverte. 

Verrà quindi calcolata la data presunta del parto in base all’ultima mestruazione, e si calendarizzeranno gli incontri successivi. In questa fase verranno anche fornite ai futuri genitori informazioni complete sulla normativa relativa alla maternità, sulle tutele, le esenzioni e i benefici di legge per madri e padri.
Come intuibile, la prima visita ostetrica è anche l’occasione per togliersi ogni dubbio, fugare paure, e per chiedere consigli. Importanti saranno le indicazioni nutrizionali per la futura mamma, la dieta da seguire nei tre trimestri, l’attività fisica, le eventuali integrazioni (ad esempio di acido folico), e i suggerimenti per gestire sintomi molto comuni quali le nausee mattutine, la stitichezza, i disturbi digestivi

Sempre nell’ambito preventivo, la futura mamma verrà anche preparata a riconoscere segnali preoccupanti e sintomi anomali che devono spingerla a un controllo immediato.
Ovviamente l’incontro non si limita allo scambio di informazioni, ma prevede anche una parte prettamente medica che include:
  • Ecografia pelvica per valutare dimensioni ed età gestazionale del feto, numeri dei feti stessi (in caso di gravidanza plurima), e vitalità cardiaca fetale;
  • PAP test se non è stato eseguito nei tre anni precedenti;
  • Misurazione della pressione
  • Misurazione del peso e dell’indice di massa corporea (IMC).
Al termine della visita verranno fornite alla futura mamma tutte le informazioni sulla diagnostica prenatale, in particolare per le anomalie cromosomiche, e sugli esami a tal fine utili (anche se facoltativi). 

Esami del primo trimestre

Il primo trimestre di gravidanza, che va dalla prima alla tredicesima settimana + sei giorni, è anche quello in cui la donna “scopre” di essere incinta attraverso un semplice test delle urine che misura i livelli un ormone: il Beta HCG (gonadotropina corionica umana).
Questa sostanza viene prodotta subito dopo il concepimento per far sì che l’ovocita fecondato attecchisca e si annidi nell’utero. Inoltre il beta HCG serve anche per favorire lo sviluppo placentare. Quando è meglio effettuare questo primissimo esame per verificare l’inizio di una gravidanza? A partire dai dieci giorni di ritardo dalla data presunta delle mestruazioni, e si può avere una risposta più che attendibile, da confermare attraverso le analisi del sangue. 

Una volta che la donna sia certa di essere incinta, inizia per lei il lungo iter di controlli che durerà fino al parto, ma da cosa si comincia?
Come abbiamo visto, cruciale diventa la prima visita ginecologica-ostetrica, nella quale viene creata la cartella clinica della futura mamma con la calendarizzazione degli esami successivi e le valutazioni delle condizioni materne e fetali in base agli stessi.

In questo periodo, il più delicato per il buon esito della gestazione, è molto importante che si crei una relazione di fiducia e di dialogo tra medico e paziente, perché sono tantissimi i dubbi e le paure che nascono nel cuore di ogni futura madre. A partire dalle nuove sensazioni del suo corpo, i sintomi anche sgradevoli (come la nausea mattutina) da gestire, le domande su cosa mangiare, quali attività continuare a fare (o non fare), sui pericoli legati agli sforzi fisici, sull’igiene, su… pressoché tutto. Soprattutto in caso di prima gravidanza, le novità sono talmente tante e spesso destabilizzanti, che un rapporto di fiducia con il proprio/a specialista di riferimento diventa provvidenziale. 

In questi mesi la gestante dovrà controllare alcuni parametri per proprio conto o dal medico, quali il proprio peso e la pressione arteriosa. Tenere un diario della gravidanza può, in molti casi, essere un grande aiuto sia per la donna che per il medico. Attualmente sono disponibili ottime App scaricabili anche gratuitamente sul proprio telefono, utilissime per creare un’agenda dettagliata e facile da usare della propria gravidanza, dalla quale ricavare inoltre tante notizie puntuali sull’accrescimento del feto e sulle fasi del suo sviluppo giorno per giorno.  

Ma veniamo agli esami da fare. In queste settimane sono previsti:
  • Esami delle urine con urinocoltura. Questo tipo di indagine è particolarmente importante in gravidanza perché la donna incinta è più vulnerabile alle infezioni delle vie urinarie (IVU), quali cistiti e uretriti, che vanno scoperte e curate subito. Infatti il sistema immunitario materno tende, in questa fase, ad indebolirsi per ragioni fisiologiche, ovvero per con contrastare lo sviluppo fetale (considerando che l’embrione è, di fatto, una sorta di “corpo estraneo” nel corpo materno);
  • Analisi del sangue completo. Fino alla tredicesima settimana occorre misurare:
    • Emocromo;
    • Gruppo sanguigno (se sconosciuto);
    • Esami per la funzionalità epatica e per la positività all’epatite C;
    • Glucosio;
    • Esami del sangue per la ricerca di specifici anticorpi anti malattie infettive quali Rubeo TEST (per la rosolia, da ripetere dopo la 17ma settimana in caso risultasse negativo), e Toxo TEST (per la toxoplasmosi);
    • Esami del sangue per la ricerca di anticorpi anti infezioni veneree quali la sifilide, la gonorrea, la clamidia;
    • Test di Coombs indiretto per la ricerca di anticorpi anti eritrociti, un’eventualità che metterebbe a rischio la gravidanza perché rivelerebbe un'incompatibilità tra il sangue materno e quello fetale (rara, ma comunque possibile). Questo test si ripete in tutte le gestanti dopo la 28ma settimana.
Tra l’undicesima e la tredicesima settimana, poi, si effettua una ecografia importante, detta della translucenza nucale.
Di che si tratta? Dell'osservazione (sempre in modo non invasivo, tramite utilizzo della metodica a ultrasuoni) del livello di un liquido (detto, appunto, translucenza nucale), che tutti i feti in questa fase della gravidanza presentano nell’area cervicale, proprio sotto la nuca. Le ragioni per cui si accumuli questo liquido non sono del tutto chiare, ma la ragione per cui si effettua questo controllo è che a un aumentato volume di translucenza nucale può associarsi un problema nello sviluppo del feto stesso che può dipendere da un errore cromosomico o genetico, da una malformazione cardiaca o di altra natura da indagare. 

Alla translucenza nucale si associano due altri test ematici per la diagnosi precoce di anomalie cromosomiche che sono la HCG frazione libera (free Beta HCG) e il PPA-A test (Pregnancy Associated Plasma Protein A). Valori alterati di tali sostanze, associati a una elevata età materna, possono infatti essere predittivi di difetti cromosomici con un'attendibilità pari al 65% dei casi e con una percentuale del 5% di falsi positivi
In questo primo trimestre non si effettuano ancora indagini diagnostiche invasive per valutare lo sviluppo fetale nella ricerca di eventuali malformazioni o anomalie cromosomiche, ma è opportuno che la futura mamma, anzi, i futuri genitori, si informino sui passaggi successivi soprattutto in caso di familiarità a tali difetti genetici o di criticità emerse in fase preconcezionale o rilevati proprio dai test ematici della HCG frazione libera e del PPA-A test in combinazione con l’esame ecografico della translucenza nucale. 

Esami del secondo trimestre

Durante il secondo trimestre di gravidanza, che va dalla quattordicesima settimana alla ventisettesima settimana + sei giorni, il feto va incontro a una crescita impetuosa, che porta il suo corpo a svilupparsi fino a raggiungere la lunghezza di 32-34 cm e la sua anatomia a definirsi. In questo periodo succedono tante cose anche alla futura mamma, per lo più piacevoli e positive. Il suo corpo si è ormai adattato allo stato di gestazione e pertanto tendono a ridursi i fastidi del primo trimestre, in particolare la nausea e il senso di spossatezza. 
L’addome aumenta di volume diventando “visibile”, proprio per assecondare l’accrescimento fetale, e anche il seno si inturgidisce. Sempre in queste settimane, continuano i controlli e gli esami per valutare lo stato di salute di madre e feto, ed è anche possibile individuare il sesso di quest’ultimo attraverso l’ecografia. Si comincia, però, con un altro test importantissimo per la diagnosi prenatale di anomalie cromosomiche o malformazioni del tubo neurale (in particolare la spina bifida), da effettuarsi tra la quattordicesima e la diciottesima settimana:
  • Il Tri test per AFP, HCG totale o frazione libera, E3. Si tratta di un test del sangue in cui il campione materno viene analizzato in laboratorio per determinare il dosaggio di tre sostanze che sono prodotte sia dal feto che dalla placenta.
    Si stima che anomalie in questi dosaggi siano riscontrabili in oltre la metà dei casi di difetti cromosomici, e pertanto il Tri test va eventualmente “incrociato” con gli altri test per la diagnosi prenatale e associato agli esami più invasivi facoltativi;
  • Sempre entro la diciottesima settimana la futura mamma dovrà sottoporsi al monitoraggio dei livelli di glucosio nel sangue (importantissimo per la prevenzione del diabete gestazionale), e ripetere, in caso di precedente negatività o di esito dubbio, il Rubeo Test e il Toxo test rispettivamente per la ricerca degli anticorpi anti rosolia e anti toxoplasmosi. Questi test, quando negativi, vanno rinnovati fin quasi al parto, perché esiste sempre un rischio che la madre contragga tali infezioni proprio durante la gestazione;
  • Tra la diciannovesima e la ventunesima settimana è il momento giusto per sottoporsi a un esame molto atteso dai futuri genitori, che provoca sempre una grande emozione: l’ecografia morfologica. Si tratta di un esame strumentale di diagnostica per immagini che in modo del tutto innocuo – la metodica a ultrasuoni, infatti, non produce alcun danno – permette di valutare le condizioni del feto e lo sviluppo dei suoi organi nonché di "visionarne" l’aspetto in 3D, lineamenti in formazione inclusi.
    Ma al di là degli risvolti emozionali di questa ecografia, essa è soprattutto utile per scoprire eventuali malformazioni fetali (es. del cuore o di altri organi interni tra cui l’apparato urinario, o del distretto cerebro-spinale) e cromosomopatie. Infatti nel corso dell’ecografia morfologica si ottiene una eccellente riproduzione dinamica e tridimensionale dell’anatomia fetale che consente di valutare se essa sia congruente con i parametri considerati normali per quell’epoca della gravidanza;
  • Sempre in questo periodo gestazionale, in particolare a fine trimestre, dalla ventiquattresima settimana, si “prendono le misuredella distanza tra fondo uterino e sinfisi pubica della madre, per valutare l’accrescimento fetale;
  • Infine, nel corso di questo trimestre, si effettuano anche un test delle urine con urinocoltura per la diagnosi di eventuali infezioni delle vie urinarie (IVU), che possono svilupparsi in modo asintomatico. Per tale ragione è essenziale scoprirle tempestivamente prima che possano estendersi fino ai reni
     
Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano il Tri test: alfafetoproteina (AFP), HCG totale o frazione libera, estriolo (E3). Determinazioni di rischio prenatale per anomalie cromosomiche e difetti del tubo neurale:
Dove effettuare il Tri test?

Esami del terzo trimestre

Ci siamo: tra la ventottesima e la quarantunesima settimana di gestazione si completa lo sviluppo uterino del feto, che così risulta pronto per venire al mondo.
L’”evento” parto può però verificarsi qualche settimana prima della fatidica data conclusiva della gravidanza, senza per questo compromettere il buon esisto della stessa.
Dal punto di vista fisiologico, però, il parto può anche protrarsi oltre la quarantunesima settimana. Esiste un margine di “tolleranza” di ulteriori otto giorni, trascorsi i quali, però, si procede a un'induzione del parto stesso.

Ma facciamo un passo indietro. Quali sono i controlli necessari in questa ultima fase della gravidanza? 
Si tratta di un periodo faticoso per la madre, nel corso del quale l’addome aumenta di volume in modo importante, e in cui i fastidi legati proprio al peso del feto e all’ingrossamento uterino si fanno sentire. Diventa difficile dormire in posizioni comode, la vescica, compressa dall’utero, appare iperstimolata e così la necessità di urinare si fa frequente e impellente. 
Posso presentarsi disturbi intestinali, stitichezza, emorroidi, reflusso esofageo e bruciori di stomaco. Le caviglie diventano edematose e le gambe pesanti, e spesso anche il viso, le mani e il resto del corpo appaiono più gonfi del normale, e la circolazione delle zone periferiche tende a rallentare. Nelle donne predisposte possono anche comparire ingrossamenti delle vene (varici) negli arti inferiori e macchie sul viso (melasma o cloasma gravidico). Dal seno può fuoriuscire il colostro: un liquido sieroso precursore del latte. 

Si tratta di fenomeni per lo più transitori o destinati a regredire dopo il parto, ma vanno comunque gestiti e alleviati proprio quando si manifestano, con l’aiuto e i consigli del proprio medico di fiducia. La gravidanza non è un buon periodo per assumere farmaci, che spesso contengono principi attivi potenzialmente tossici per il feto, ma esistono ottime alternative naturali, nonché buone abitudini (quale quella di continuare a praticare attività fisica, seppur dolce, durante tutta la gravidanza, salvo indicazioni contrarie, e di seguire un’alimentazione bilanciata, sana e nutriente), per ridurre al minimo i sintomi sgradevoli.

Veniamo ai controlli medici a cui la gestante deve sottoporsi prima del parto. Gli esami previsti nel terzo trimestre non sono tantissimi. Si comincia, tra la ventottesima e la trentaduesima settimana con:
  • Esami del sangue (emocromo e formula leucocitaria);
  • Test di Coombs indiretto (anticorpi anti eritrociti);
  • Toxo test in caso di negatività dei test precedenti;
  • Qualora gli esami per la diagnosi prenatale delle anomalie cromosomiche o dei difetti del tubo neurale o di altra natura avessero dato esiti positivi, sempre in questa fase si procederà a un'ulteriore ecografia ostetrica, non necessaria, invece, in caso di gravidanza priva di complicazioni.
Arriviamo alle settimane che vanno dalla trentatreesima alla trentasettesima. Il momento del parto si avvicina.
In questa fase gli esami e i controlli da effettuare sono:
  • Analisi del sangue complete (emocromo + formula leucocitaria);
  • Toxo test in caso di precedenti esiti negativi;
  • Test per l’epatite B;
  • Test per la sifilide
  • Test per l’HIV;
  • Test delle urine con urinocoltura.
Tra le trentaseiesima e la trentasettesima settimana è inoltre raccomandato il test per lo streptococco beta emolitico di tipo B, un batterio che in gravidanza può provocare infezioni molto pericolose per la madre e trasmettersi al feto anche durante il parto.
Dopo la trentottesima settimana, come si si dice in questi casi: “Ogni giorno è buono per nascere”. Tuttavia, se la gravidanza procede fino al suo termine fisiologico, si effettuano ancora altri due esami di controllo importanti che sono l’ultima ecografia ostetrica e la cardiotocografia esterna (o monitoraggio cardiotografico). Quest’ultimo esame si effettua per registrare la frequenza cardiaca fetale (FCF), e le eventuali contrazioni uterine, utilizzando come strumenti due trasduttori che vengono posizionati sull’addome e tenuti da una fascia elastica. Questo esame, del tutto innocuo, viene ripetuto anche durante il travaglio per tenere sotto controllo l’attività cardiaca fetale e la progressione delle contrazioni materne. 

In questa fase si valuta la posizione del feto, per capire se sia podalico o encefalico. Come sappiamo la posizione ottimale per il parto è quella encefalica, in cui il feto si presenta “a testa in avanti”, pronto a scivolare lungo il canale del parto. Se, però, in questa fase avanzata della gravidanza e in prossimità del parto fosse ancora podalico (ovvero posto con i piedi, o il sederino in avanti), alla futura mamma si spiegherà che durante il travaglio (in caso di parto vaginale) potrebbe rendersi necessario procedere a manovre ostetriche per “girare” il feto
Il terzo trimestre è, inoltre, anche il momento migliore per iscriversi a un corso preparto (o di accompagnamento al parto), un tipo di servizio gratuito per tutte le future mamme, organizzato in genere nei punti nascita o nei consultori, ideale proprio per prepararsi alla nascita del bambino/a in tutti gli aspetti importanti, ovvero dalle tipologie di parto, all’allattamento, all’igiene e via discorrendo. Al corso preparto si può partecipare (anzi, è caldamente consigliato), con il proprio partner in modo da poter vivere tutta l’esperienza conclusiva della gravidanza e l’inizio della vita genitoriale con un valido aiuto e un supporto. Vediamo come funzionano proprio i corsi preparto. 


Consulta le Migliori Strutture per Parto (fonte dati PNE):
Migliori Strutture per Parto

Corso preparto: perché seguirlo

Quanti film o telefilm hanno mostrato – spesso in modo esilarante – ciò che accade durante i corsi preparto, quando si insegna alle donne incinte (magari con i loro partner accanto) a eseguire gli esercizi di respirazione per facilitare il travaglio? Si ride, e si riflette, perché ogni donna che abbia partorito sa bene come sia delicata quella fase conclusiva della sua gravidanza, in cui gioia e sofferenza, paura e impazienza sono sentimenti e sensazioni fisiche ed emotive che si mescolano e si susseguono con grande intensità.
Partorire è un’esperienza forte, che può declinarsi in tanti modi differenti quanto differente è ciascuna gravidanza, quanto è differente ogni donna. Insomma, ogni nascita è un’avventura a sé, che va vissuta in modo personalizzato. 

Perché esistono i corsi preparto, chi li organizza, e quando? Per prima cosa, va specificato che il termine corretto con cui definire questi appuntamenti “speciali” è quello di corsi di accompagnamento o di preparazione al parto, una definizione molto più appropriata. In genere sono organizzati dalle aziende sanitarie locali nei consultori di zona o negli ospedali provvisti di punti nascita, e sono per lo più gratuiti o vi si accede pagando il ticket. 
Va detto che esistono anche corsi di preparazione al parto privati, con costi variabili a seconda del soggetto organizzatore e della durata. In questo approfondimento ci limiteremo a parlare del servizio pubblico.
Per rispondere al terzo quesito di cui sopra, possiamo affermare che:
  • Gli incontri sono in genere stabiliti nel numero di dieci e hanno cadenza settimanale (qualche volta bisettimanale);
  • La durata è di circa due ore per incontro;
  • Il momento migliore per iscriversi è nel secondo trimestre, a partire dalla ventottesima settimana, in modo da arrivare a termine nei dieci incontri successivi ed essere pronte per il parto.
Tutti i corsi di accompagnamento al parto vengono tenuti da professionisti e professioniste della maternità quali medici ginecologi/e, ostetrici/e, psicologi/e, pediatri/e, assistenti sanitari/e. Ciascuno degli esperti fornirà spiegazioni e consigli utili alle future mamme e ai futuri papà (la cui presenza è oltremodo gradita) nel campo di proprio interesse. Ad esempio, i medici parleranno della fisiologia della gravidanza, degli esami a cui sottoporsi e delle fasi del parto, mentre gli psicologi/e si concentreranno sulla dimensione emotiva e psicologica del diventare madri e padri, con tutte le implicazioni che questo nuovo ruolo comporta anche nella vita relazionale, nelle dinamiche di coppia.
Si parlerà dell’allattamento, dell’alimentazione materna e neonatale, perché i pediatri/e forniranno indicazioni anche sulle alternative al latte materno per le madri impossibilitate ad allattare e sullo schema dello svezzamento. Ci sarà l’occasione di affrontare il discorso sul tipo di parto, su come affrontare il dolore, ad esempio ricorrendo all’analgesia epidurale che – lo ricordiamo – è stata inserita nei nuovi LEA ed è disponibile (o dovrebbe esserlo) e gratuita per tutte le partorienti che ne facciano richiesta
Gli/le ostetrici/e spiegheranno come prepararsi per l’ospedale, cosa mettere in valigia per sé e per il/a neonato/a, e come misurare i tempi delle contrazioni per capire quale sia il momento migliore per muoversi da casa e che tipo di sintomi (anche precoci) possono indicare che il momento della nascita è prossimo. Naturalmente, le “lezioni” si concluderanno con gli immancabili esercizi di rilassamento e di respirazione da eseguire sa sole o con il supporto del partner.

Durante gli incontri settimanali le partecipanti potranno porre domande di ogni tipo, per fugare qualunque dubbio sia di tipo medico, che pratico. Un’occasione concreta per affrontare al meglio la propria gravidanza, che sia la prima, o la… ennesima! Ogni gravidanza, di fatto è diversa, anche quando la madre sia la stessa, e anzi, proprio quando si diventa mamme bis e tris sono tanti i problemi e le criticità che si pongono anche sotto il profilo fisico, per lo stress che la gestione familiare comporta. 

Negli incontri preparto è altresì possibile affrontare temi delicati, quali i timori che emergono qualora si venisse a scoprire che il feto ha elevate probabilità di nascere con una forma di disabilità, perché i professionisti e le professioniste sono in grado di fornire risposte e suggerimenti utili per affrontare il post parto nel modo migliore possibile, e sapendo subito a chi rivolgersi per le esigenze immediate. 
Diventa cruciale, pertanto, fare della gravidanza – che pure resta una fase estremamente intima per la donna – anche un evento “collettivo”, in cui i futuri genitori o la futura madre, se sola, possano “sentire” di avere una rete di supporto su cui contare, fatta di specialisti/e, ma soprattutto di esseri umani come loro, magari a propria volta genitori.

Domande e risposte

Quali sono gli esami del sangue che comunemente si fanno in gravidanza?

Sono diversi e hanno scopi diversi. Ad esempio, nei primi due trimestri si effettuano dosaggi di sostanze che forniscono una percentuale della probabilità che il feto abbia malformazioni (es. difetti del tubo neurale) o anomalie cromosomiche (es. trisomia 21 o sindrome di Down), tra cui la HCG frazione libera (free Beta HCG) e il PPA-A test (Pregnancy Associated Plasma  Protein A) da effettuare in associazione alla translucenza nucale, e il Tri test per AFP, HCG totale o frazione libera, E3 che si esegue nel secondo trimestre.
Altri test del sangue, da ripetersi durante tutta la gestazione in caso di negatività sono quelli che permettono di scoprire eventuali infezioni materne che possono risultare molto pericolose per il feto quali il Toxo test per la toxoplasmosi, il Rubeo test per la rosolia, i test per le infezioni epatiche (epatite B e C), per l’HIV e per le malattie veneree. Sempre durante il corso di tutta la gravidanza si effettuano analisi dell’emocromo complete, della glicemia, della funzionalità epatica e renale.
Molto importante anche il test di Coombs indiretto, anche questo da ripetersi in due fasi della gravidanza (all’inizio e alla fine), per scoprire se la madre abbia sviluppato degli anticorpi contro gli antigeni eritrocitari del feto se questo abbia un fattore RH positivo a fronte di un fattore RH negativo materno. Il rischio di aborto in questi casi è elevato soprattutto se si tratta di una seconda gravidanza, ma scoprendolo in anticipo si può neutralizzare il pericolo somministrando alla madre le immunoglobuline anti D che bloccano la produzione degli anticorpi anti sangue fetale.

Quali sono i valori degli esami del sangue in gravidanza?

I valori degli esami del sangue vanno “letti” dal proprio/a ginecologo/a di fiducia nel corso delle visite periodiche da effettuare nel corso della gravidanza. Sarà infatti compito dello/a specialista interpretarli e capire se vi siano, o meno, delle criticità e come affrontarle. Come nel caso di positività a un test per la diagnosi prenatale delle anomalie cromosomiche, o a un'infezione virale. Le analisi, infatti, sono molto diverse e anche le tabelle di riferimento variano rispetto ai valori normali delle donne non incinte. Un valore di cui tenere conto è quello dell’emoglobina, che in gravidanza può calare se vi è un deficit di ferro. Se inferiore ai 10,5 g/del di sangue può rendersi necessario avviare una specifica terapia.

Cos’è l’esame del Beta-HCG?

Si tratta del “classico” test delle urine per scoprire se si è incinte, da effettuare a partire dal decimo giorno di ritardo. Misura la concentrazione nelle urine di un ormone – il Beta HCG o gonadotropina corionica umana – che viene prodotto non appena avviene il concepimento, per favorire sia lo sviluppo della placenta (che poi continuerà a produrre quest’ormone), che l’annidamento dell’embrione nell’utero. Il test di gravidanza va poi confermato con il dosaggio della gonadotropina corionica umana nel sangue. Da sapere che il Beta HCG in una donna non incinta è, ovviamente, assente o quasi, pertanto valori ematici di questa sostanza superiori a una soglia base di 5 unità biologiche per millilitro sono indicative di una gravidanza in atto.
Quest’ormone viene prodotto in quantità massicce e progressive fino a raggiungere il suo picco intorno alla decima settimana di gestazione, per poi decrescere un pochino. Per tale ragione, a seconda delle concentrazioni di Beta HCG nel sangue, è possibile stabilire anche il momento esatto della gravidanza e risalire alla data presunta del concepimento.

Quando si effettua la prima ecografia in gravidanza?

Nel corso del primo trimestre di gravidanza – ovvero entro la tredicesima settimana – si effettua anche la prima ecografia ostetrica, che permette di valutare le condizioni di salute del feto (se si è ben annidato, e dove nella cavità uterina), e anche la… settimana di gravidanza in cui ci si trova!
Questo perché la futura mamma che abbia appena scoperto di essere incinta, presumibilmente non saprà ancora a quale stadio della gestazione sia, e può avere dubbi sulla data del concepimento. La prima ecografia si effettua durante la prima visita ostetrica, e permette di ottenere informazioni importantissime, tra cui:

  • Il numero degli embrioni (e pertanto di scoprire se la gravidanza sia plurima o singola);
  • Il battito cardiaco del feto, che in questa fase dovrebbe essere rapidissimo, e quindi anche la buona salute dello stesso;
  • La settimana di gestazione.

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