Aggiornato il 08.10.2024
Il botulismo è una rara malattia che causa paralisi provocata dalle tossine botuliniche, che sono prodotte da Clostriudium botulinum e altri batteri dello stesso genere. I clostridi si possono trovare un po’ ovunque, dal suolo al pulviscolo atmosferico ad alcuni alimenti, dove possono sopravvivere a lungo in forma di spore, cioè di strutture ovali e dormienti che resistono anche per decenni a condizioni ambientali estreme come radiazioni, calore e assenza d’acqua. Poi, in ambienti privi di ossigeno possono risvegliarsi e iniziare a riprodursi e rilasciare tossine.
Il più importante tipo di botulismo è quello alimentare, che deriva appunto dal consumo di cibi contaminati da clostridi che producono tossine. L’Italia è uno dei Paesi europei in cui ci sono più casi di botulismo alimentare, con 599 persone diagnosticate tra il 1986 e il 2022. In 9 casi su 10, i cibi contaminati sono conserve fatte in casa. Nello stesso periodo sono stati meno di 10, invece, i casi di botulismo da ferita e di botulismo intestinale dell’adulto.
Le tossine botuliniche, e in particolare le varianti A, B, E ed F, sono capaci di compromettere la funzionalità di alcuni nervi periferici, ovvero quelli al di fuori del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale). Si tratta per esempio dei nervi cranici, che per esempio controllano i movimenti degli occhi o sono coinvolti nell’udito, e i nervi spinali, che collegano il sistema nervoso centrale al resto dell’organismo, consentendoci per esempio di muovere gli arti.
In genere, le tossine botuliniche raggiungono i nervi attraverso il flusso sanguigno. Nei nervi, agiscono impedendo il rilascio dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore (cioè un messaggero chimico) che stimola la contrazione muscolare. In questo modo provoca una cosiddetta paralisi flaccida, in cui la persona non riesce a muovere alcune parti del corpo perché i muscoli non si contraggono più. Le tossine botuliniche sono considerate il veleno più potente per gli esseri umani: anche minime quantità possono mettere una vita in pericolo.
Si hanno 6 tipi di botulismo, in genere rari. Quattro di essi avvengono naturalmente:
Le spore dei clostridi si possono trovare ovunque, e quindi penetrare nelle ferite, dove i batteri proliferano e producono le tossine, o in molti tipi di alimenti. Tuttavia, i cibi a rischio botulismo sono solo quelli in cui le spore si trovano le condizioni ideali per il “risvegliarsi” e per la proliferazione dei clostridi, che quindi producono le tossine. Queste condizioni sono:
In caso di dubbi di contaminazione, è sempre meglio evitare di assumere un alimento, soprattutto se presenta odori e aspetto strano o se dovrebbe essere sottovuoto ma contiene aria. Occorre fare particolarmente attenzione ai barattoli di conserve e marmellate o confetture, zuppe e minestroni mal conservati e ai salumi non correttamente stagionati.
Per evitare la contaminazione e l’intossicazione da tossine botuliniche, durante la preparazione di un alimento è importante rendere l’ambiente ostile ai clostridi, tramite l’acidificazione (per esempio usando aceto di vino), la salatura o la zuccheratura delle conserve. Molto importante anche l’igiene, quindi lavare le mani prima di manipolare il cibo, separare cibi crudi e cotti e gli strumenti usati per manipolarli e usare acqua pulita. Inoltre, è importante mantenere la catena del freddo (anche per i cibi sottovuoto), poiché le basse temperature bloccano la proliferazione dei batteri. Attenzione, però: il congelamento non può bonificare i prodotti deteriorati, quindi vanno conservati e mangiati solo cibi non contaminati.
I conservanti, come nitriti, sorbato di potassio e lattato di sodio, riducono il rischio di botulismo, ma si possono aggiungere al cibo in sicurezza solo a livello industriale.
Quando si sta preparando un pasto, cuocere i cibi aiuta a neutralizzare le eventuali tossine. Tuttavia, è raccomandato evitare di consumare alimenti sospetti, come barattoli che da chiusi abbiano il coperchio sollevato (possibile segno di un gas prodotto dai batteri) e prodotti mal conservati.
Un importante fattore di rischio per questo tipo di botulismo è il miele. Infatti, questo può contenere piccole quantità di spore di clostridio, che non costituiscono un pericolo per gli adulti, dotati di un sistema immunitario forte. Invece, per i bambini sotto l’anno di età anche piccolissime quantità di miele sono rischiose. Anche il contatto con la terra contaminata da clostridi può essere un fattore di rischio.
In alcuni casi non è noto come sia avvenuta l’infezione dei piccoli colpiti da botulismo.
Per evitare l’infezione e la proliferazione dei clostridi, naturalmente il primo passo è pulire e disinfettare le ferite, per esempio usando acqua ossigenata (perossido di idrogeno), iodopovidone o cloramina.
Per prevenire questo disturbo è utile anche evitare l’iniezione di eroina e altre sostanze stupefacenti, dato che queste siringhe possono essere contaminate con clostridi, oltre che con altri patogeni molto dannosi, come HIV ed epatite C e B.
Per evitare problemi, i trattamenti con botulino andrebbero eseguiti presso centri certificati per le procedure mediche e cosmetiche con onabotulinumtoxinA (Botox), abobotulinumtoxinA, bobotulinumtoxinA (Dysport) eccetera.
Se si sospetta di essere stati esposti alla tossina botulinica per inalazione, è bene farsi subito una doccia ed essere sottoposti a decontaminazione. Per ridurre il rischio di botulismo da inalazione anche per gli altri, è consigliato mettere i vestiti in dei sacchetti di plastica finché non possono essere lavati accuratamente con acqua e sapone.
Il batterio Clostridium botulinum, il più noto tra i clostridi, ha preso il nome dalla parola latina “botulus”, salsiccia. Infatti, la sua prima descrizione, risalente al 1897 a opera di Emile van Ermengem, fu associata al consumo di salsicce preparate in casa. Oggi, la maggior parte dei casi di botulismo nel nostro Paese è legata al consumo di prodotti vegetali in conserva fatte in casa, dalle olive alle verdure alle marmellate.
Ma come capire se un barattolo contiene botulino? Un segno sospetto è la presenza di aria nel barattolo chiuso, che si può verificare premendo sul tappo e vedendo se è rigido oppure se fa il tipico rumore “plop”). Altri possibili indizi sono l’odore di rancido e un aspetto anomalo del cibo.
Un possibile test per verificare se una scatola è contaminata prevede di mettere delle gocce d’acqua su di essa e poi nello stesso punto eseguire un buco. Se l’acqua, anziché essere aspirata, viene espulsa, è segno che all’interno del prodotto c’è dell’aria, probabilmente di origine batterica.
In ogni caso, se si hanno dubbi sulla sicurezza di un alimento è sempre meglio gettarlo piuttosto che rischiare di contrarre il botulismo. È consigliato fare attenzione nello smaltimento, evitando che il prodotto fuoriesca, chiudendolo bene in un sacchetto e lavandosi accuratamente le mani appena dopo averlo toccato.
Se si pensa di avere il botulismo, è bene recarsi immediatamente in ospedale.
I sintomi del botulismo alimentare e del botulismo da ferita includono soprattutto di manifestazioni di problemi neurologici, che procedono a partire dalla testa per poi diffondersi al collo, al torace e agli arti inferiori:
Per capire se la persona è affetta da botulismo, il medico ascolta quanto riferito dal paziente rispetto al possibile contatto con un clostridio e osserva i segni che presenta. Per distinguerla da altre malattie che inizialmente presentano sintomi simili, come la sindrome di Guillain-Barré o avvelenamento da altre tossine, può richiedere anche esami di laboratorio. In tal modo potranno essere cercate tossine botuliniche nel sangue oppure tossine o spore nelle feci del paziente o nel cibo che ha consumato. Anche test come l’elettromiografia (esame che valuta la funzionalità di nervi e muscoli). Tuttavia, se si sospetta che la persona abbia il botulismo in genere non si aspettano gli esiti degli esami, per prevenire i gravi problemi che ne derivano, e si procede al trattamento.
Nei casi più lievi si può guarire spontaneamente dal botulismo. Invece, nei casi più gravi, la guarigione è possibile grazie a una diagnosi tempestiva, che consente ai medici di somministrare la cura: l’antitossina botulinica. Si tratta di un anticorpo che contrasta l’azione della tossina, prevenendo ulteriori danni, ma non può far nulla per i danni alle terminazioni nervose già presenti. Per ricevere il trattamento è necessario che la persona si trovi in ospedale, preferibilmente in terapia intensiva.
A volte, per supportare la guarigione, gli specialisti prescrivono carbone attivo, che previene l’assorbimento della tossina a livello intestinale, oppure terapie che contrastano i sintomi della malattia, per esempio l’eventuale supporto per la respirazione. La guarigione, a seconda della persona e della gravità del botulismo da cui è affetta, può avvenire entro qualche settimana o entro diversi mesi.
Questo tipo di botulismo colpisce i bambini sotto l’anno di età, in genere tra i 2 e gli 8 mesi, ed è provocato dalla presenza nell’intestino di spore di Clostridium botulinum che proliferano, producendo le loro tossine. Nella maggior parte dei casi deriva dall’ingestione di miele o dall'esposizione a suolo contaminato, che in un adulto, che possiede un sistema immunitario più forte, non danno problemi.
In caso di botulismo infantile, i sintomi e segni della malattia iniziano dopo circa 18-36 ore da quando le tossine entrano nell'organismo del piccolo. Possono variare in base al bambino e alla modalità di intossicazione, e includono:
Le donne in gravidanza non sembrano avere un maggior rischio di contrarre l'intossicazione, ma potrebbero presentare sintomi più gravi rispetto alle donne non incinte. Quindi, l'identificazione e il trattamento precoci diventano ancora più importanti in caso di gravidanza, riducendo i sintomi e la mortalità. Sembra peraltro che la somministrazione di antitossina non abbia effetti negativi per i feti.
Secondo una revisione del 2018 degli studi su botulismo nelle donne incinte, il botulismo non si può trasmettere di madre in feto. In effetti, le tossine botuliniche hanno una dimensione molto grande, per cui non riescono a penetrare la placenta. Ma i feti possono subire comunque le conseguenze della malattia? In alcuni casi, si sono osservate nascite pretermine. Tuttavia, è possibile che a causarle siano state le gravi condizioni in cui versavano le madri a causa della malattia.
Studi che hanno indagato i possibili effetti negativi di donne sottoposte a terapie con botulino non hanno evidenziato una maggiore incidenza di problemi al feto rispetto alle altre gravidanze. Tuttavia, i dati sono ancora limitati.
Il botulismo è una rara intossicazione dovuta alle tossine prodotte da batteri del genere Clostriudium. Le tossine botulinica, infatti, impediscono il rilascio di un messaggero chimico a livello di alcuni nervi, impedendo la contrazione di alcuni muscoli. In genere gli effetti sono discendenti, cioè si manifestano a partire dalla testa (per esempio, offuscamento della vista) e poi a scendere (difficoltà a deglutire, problemi a muovere gli arti).
La cottura ad almeno 80 °C per 15 minuti può distruggere la tossina, ma non elimina le spore del batterio, per cui è necessaria una temperatura di 121 °C e una pressione doppia rispetto a quella atmosferica: condizioni difficili da replicare a casa. In ogni caso, è molto più sicuro evitare di consumare alimenti sospetti.
I clostridi, in forma di spora, si possono trovare un po’ ovunque, dal suolo al pulviscolo atmosferico ad alcuni alimenti, in particolare, le conserve non acide o che non hanno subito trattamenti di fermentazione, in particolare quelle fatte in casa. Infatti, qui si trovano le condizioni ideali per la proliferazione dei clostridi: carenza di ossigeno, bassa acidità, abbondanza d’acqua e presenza di proteine.
Possibili segni sospetti sono la presenza di aria nel barattolo chiuso, un odore acre e un aspetto anomalo del cibo. In ogni caso, se si pensa che ci sia stata una contaminazione è meglio gettare il prodotto, chiudendolo in un sacchetto e lavandosi subito le mani.
I principali responsabili di botulismo alimentare sono le conserve fatte in casa (in genere le olive nere in acqua e le conserve di funghi sott’olio, cime di rapa, carne o pesce fatti in casa). Infatti, le industrie seguono protocolli e sono sottoposti a controlli, mentre in casa può esserci meno attenzione e le ricette possono presentare meno aceto, sale o zuccheri, che però proteggono l’alimento dalla proliferazione dei clostridi.
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