Aggiornato il 13.02.2023
L’allattamento è la modalità di alimentazione del neonato (o del cucciolo di un animale) che contraddistingue i mammiferi e ha assunto diversi significati sociali e culturali nella storia.
In passato, quando non era possibile per una madre allattare per ragioni di salute o culturali, i bambini venivano mandati “a balia” (cioè a casa di un’altra donna che li allattava), oppure nutriti con latte di mucca. Sul finire dell’Ottocento, invece, sono cominciati i primi esperimenti per produrre sostituti artificiali del latte materno, quello che oggi conosciamo come latte in formula o latte artificiale.
Dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, numerose organizzazioni internazionali hanno iniziato a impegnarsi con tenacia per la promozione dell’allattamento al seno da parte della madre.
È del 1989 la “Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell'Adolescenza”, approvata dalle Nazioni Unite, nella quale si legge “Gli Stati parti […] adottano ogni adeguato provvedimento per […] fare in modo che tutti i gruppi della società, in particolare i genitori e i minori, ricevano informazioni sulla salute e sulla nutrizione del minore, sui vantaggi dell’allattamento al seno”.
Un anno più tardi, nel 1990, l’UNICEF (United Nations International Children's Emergency Fund) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno prodotto la “Dichiarazione degli Innocenti sulla protezione, la promozione e il sostegno all’allattamento al seno”, nella quale viene espressa con forza la necessità di promuovere l’allattamento al seno esclusivo (cioè senza dare al bambino nessun altro tipo di alimento) per i primi 6 mesi di vita. L’OMS, in particolare, sostiene l’allattamento al seno fino ai 2 anni, e oltre, se mamma e bambino lo desiderano.
Anche l’Italia è attiva in questa direzione. La promozione dell'allattamento al seno è uno degli obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025, il documento nel quale le Regioni e lo Stato concordano le azioni da mettere in atto per migliorare la salute della popolazione. L’inserimento di tale pratica nel PNP ha, fra gli altri, l’obiettivo di acquisire a livello regionale informazioni utili per pianificare eventuali programmi di sensibilizzazione e relative strategie.
La manovra di bilancio 2020, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2019, ha inoltre introdotto l’istituzione di un Fondo assegno universale e servizi alla famiglia e l’introduzione del “bonus latte”. L’iniziativa ha previsto l’erogazione di un contributo per l’acquisto di sostituti del latte materno alle donne affette da condizioni patologiche che impediscono l’allattamento al seno, fino all'importo massimo annuo di 400 euro per neonato e, in ogni caso, fino al compimento del sesto mese di vita dello stesso.
La comunità scientifica identifica nel latte materno fresco la scelta alimentare in assoluto migliore per il neonato, seguita dal latte materno congelato, dal latte donato, pastorizzato e congelato e, in ultimo, dal latte in formula. Si tratta, infatti, di un alimento straordinario, la cui composizione si modifica continuamente nel corso della giornata e dei mesi, andando incontro alle necessità alimentari e digestive del bambino e contribuendo alla maturazione del sistema nervoso e degli altri organi. Inoltre, è comodo, sempre disponibile e alla giusta temperatura.
Numerosi studi scientifici dimostrano come il latte prodotto dalla mamma sia l’alimento più indicato nei bambini fino ai 6 mesi di età, perché fornisce al bambino tutti i nutrienti di cui ha bisogno, oltre a un'importantissima protezione da batteri e virus (in particolare quelli che causano polmoniti e diarrea) grazie agli anticorpi che dalla mamma passano al bambino. Il latte materno garantisce al piccolo infatti un rischio ridotto di infezioni gastrointestinali e respiratorie, nonché di asma e otiti, allontana il rischio di sviluppare in età adulta sovrappeso, obesità e malattie dismetaboliche, rispetto al neonato alimentato con latte artificiale. Inoltre, contrasta la comparsa della malattia celiaca nel lattante geneticamente predisposto. Le madri che allattano vanno incontro a minori perdite ematiche e a una più rapida perdita di peso dopo il parto; il rischio di cancro del seno si riduce del 4% per ogni anno di lattazione.
Per alcuni bambini, i nati prematuri, oltre 40.000 ogni anno in Italia, il latte materno è cruciale perché rappresenta una sorta di farmaco: inizia infatti a istruire il sistema immunitario dei piccoli oltre a veicolare i batteri buoni del microbioma materno e riduce l’incidenza di infezioni delle vie aeree (-73%), gastrointestinali (-74%), otite (-50%), diabete di tipo 1 (-30%) e di tipo 2 (-40%) oltre a fronteggiare patologie terribili e mortali come la Nec, l’enterocolite necrotizzante.
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Promuovere l’allattamento al seno potrebbe salvare la vita a più di 800.000 bambini all’anno. Inoltre, allattare al seno ha grandi vantaggi anche per la mamma.
Infatti, tutti gli ormoni che vengono prodotti dal corpo della donna che allatta aiutano l’utero a tornare alle normali dimensioni con un minor rischio di sanguinamento; anche la perdita di peso è più rapida e, infine, come non citare il fatto che allattare al seno è anche più economico.
Senza voler demonizzare la somministrazione di latte artificiale, va ricordato che il latte materno è un alleato prezioso per la salute della mamma e del bambino. Anche a causa dell’incompletezza dell’informazione a riguardo, molte donne vi rinunciano in partenza, o in seguito all’insorgenza di problemi che potrebbero essere risolti.
Le statistiche sono favorevoli nei primi giorni di vita, quando il 90% delle mamme italiane allatta al seno, ma già in uscita dall’ospedale solo 77 puerpere su 100 continuano la buona pratica. A seguire è un crollo verticale: ai 4 mesi del piccolo solo il 31% delle neomamme persevera nell’allattare al seno e dopo i 6 mesi vi provvede solo una mamma su dieci.
«Scelgono il latte artificiale le donne con istruzione e condizione socio-economica più bassa - riferisce la Società Italiana di Neonatologia - Alcune mamme non si sentono all’altezza, temono di non avere abbastanza latte, incidono anche la stanchezza e lo stress dopo il parto, soprattutto quando manca il sostegno da parte del partner o di altri membri della famiglia; per altre il motivo principale è il ritorno al lavoro».
La Global Breastfeeding Collective, partnership di UNICEF e dell’OMS che riunisce tutti gli attori coinvolti nelle politiche per l’allattamento al seno, ha più volte sottolineato che, nonostante significativi progressi negli ultimi anni, ancora nessun Paese eccelle nella promozione dell’allattamento al seno.
Eppure sarebbero sufficienti alcune semplici azioni:
Tra i provvedimenti messi in atto nel nostro Paese dalla SIN molto proficuo è il progetto Baby Pit Stop, che mappa - grazie a una App da scaricare sullo smartphone - il posto più vicino, e più segnalato dalle altre mamme, dove fare una sosta per allattare in uno spazio confortevole. Ulteriori consigli nel sito www.neonatologia.it.
L’iniziativa “Ospedale amico del bambino”, avviata dall’UNICEF nel 1992, prevede un riconoscimento ufficiale per quegli ospedali che promuovono l’allattamento al seno con una serie di azioni ben precise, contenute nella dichiarazione dell'UNICEF e dell'OMS sopracitata:
Inoltre, l’ospedale deve dimostrare di rispettare il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, in particolare laddove si invitano le Strutture Sanitarie a non accettare forniture gratuite o a basso costo di latte artificiale, biberon e tettarelle.
Tutte queste azioni devono essere verificate da Ispettori Ufficiali che, se tutto è regolare, rilasciano all’ospedale una sorta di certificazione. Cliccando sul link "amici dei bambini" puoi accedere all’elenco delle strutture certificate in Italia.
L’allattamento protegge sia la mamma che il bambino, che riceve un effetto a breve ed uno a lungo termine. La presenza di anticorpi nel latte materno lo difende dalle infezioni più comuni nella primissima fase di vita (quelle respiratorie, urinarie, gastroenteriche e le otiti) e previene lo sviluppo, in età più adulta, di asma, obesità e malattie cardiovascolari. L’allattamento fornisce alla mamma protezione (in maniera proporzionale alla sua durata) nei confronti del tumori al seno, all’ovaio e all’endometrio. Allattare aiuta anche a recuperare la forma fisica. La produzione di latte è un’attività dispendiosa dal punto di vista energetico ed è correlata al rilascio di ormoni che aiutano l’utero a tornare alle sue dimensioni originarie. Inoltre, l’allattamento è gratuito, comodo e può essere effettuato dovunque ed in qualsiasi momento.
Più a lungo possibile. Non è vero che il latte si diluisce con il trascorrere del tempo, né che l’interruzione dell’allattamento è più difficile quando esso è prolungato. Tale pratica può essere portata avanti anche fino ai 2 anni, come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità. In modalità esclusiva sarebbe opportuno arrivasse almeno fino ai 6 mesi, dopo i quali è prevista l’assunzione complementare di alimenti adeguati alle necessità nutrizionali di un bambino che cresce. L’allattamento al seno fornisce il migliore apporto nutritivo per il neonato: pertanto è difficile che a una donna venga consigliato di interromperlo, a meno di problemi specifici.
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