Anatomia e fisiologia del sistema linfatico: cos'è e funzioni

Anatomia e fisiologia del sistema linfatico: cos'è e funzioni

Indice

Domande e risposte

Dove si trova il sistema linfatico: anatomia e fisiologia

Il sistema linfatico è formato dall’apparato vero e proprio nel quale circola la linfa (vasi linfatici, linfonodi e dotti collettori) e da una serie di altre componenti, distretti distribuiti nel corpo detti organi linfatici.

Gli organi linfatici sono formazioni anatomiche all’interno delle quali maturano, si differenziano e si moltiplicano le cellule del sistema immunitario che difendono l’organismo da tumori e infezioni. 

Cos’è la linfa

  • Sistema linfatico e sistema circolatorio. La linfa nasce dal liquido che diffonde attraverso le sottilissime pareti dei capillari nei tessuti periferici, il plasma. Mentre la maggior parte di questo fluido viene riassorbita nei capillari, la quota residua, che costituisce un 20% circa del totale, viene drenata dai vasi linfatici, che la riportano nelle vene;
  • Cosa significa linfa. La parola linfa, dal latino, vuol dire acqua. La maggior parte della linfa circolante proviene da fegato e intestino. La linfa contiene componenti di tipo:
    • Molecolare: proteine, minerali, ossigeno e sostanze di altro tipo che hanno funzione nutritiva per i tessuti;
    • Cellulare: cellule danneggiate ed eliminate attraverso i meccanismi di rigenerazione dei tessuti, cellule tumorali ed elementi estranei (batteri, virus), globuli bianchi.
  • Vasi linfatici. Sono vasi coinvolti nel drenaggio e nel trasporto della linfa in tutto l’organismo e nel suo riversamento nel sistema venoso a livello dei dotti collettori. Sono caratterizzati da pareti sottili (di spessore inferiore rispetto a quello delle vene) e di diametro compreso fra quello dei capillari sanguigni e delle vene. Rispetto al circolo venoso (che è chiuso), il sistema linfatico è aperto, con i capillari che si sfioccano nei tessuti. I vasi linfatici sono presenti in quasi tutti i tessuti, ad eccezione della cartilagine, dell’osso, del midollo osseo, del timo e dei denti. Quelli di diametro superiore sono dotati di fibre nervose che attivano le contrazioni delle cellule muscolari presenti nella loro parete, che a loro volta favoriscono il drenaggio dei fluidi;
  • Il sistema linfatico cerebrale. In passato, si riteneva che il cervello fosse privo di elementi del sistema linfatico e quindi che non fosse dotato di sistemi per la rimozione delle tossine e la protezione immunitaria. Nel 2015 la comunità scientifica è però giunta alla conclusione che i vasi linfatici si connettono anche al cervello. Questa scoperta è stata determinante per lo studio di molte malattie, fra le quali la sclerosi multipla;
  • I fattori che permettono il drenaggio della linfa. Le attività che producono il movimento della linfa all’interno dei vasi sono dette azioni linfocinetiche;
  • Come risvegliare il sistema linfatico. Mentre il sangue è spinto dal cuore in tutto il corpo dalla pressione esercitata dalla gittata cardiaca, la linfa circola solo grazie all’azione della muscolatura, le cui contrazioni supportano il drenaggio dei fluidi dai tessuti periferici. Le contrazioni della muscolatura scheletrica rappresentano la principale azione linfocinetica. Ecco perché, per mantenere il sistema linfatico efficiente, viene consigliato l’esercizio fisico. Per prevenire fenomeni di reflusso, i vasi linfatici sono dotati di valvole unidirezionali simili a quelli delle vene, ma qui presenti in numero maggiore. La linfa viene assorbita dai capillari linfatici a livelli dei tessuti e riportata verso le succlavie, dove si rimescola al sangue venoso, che viene trasportato al cuore. Altre azioni che contribuiscono al drenaggio della linfa sono costituite dai movimenti prodotti dalla respirazione, dalle pulsazioni delle arterie adiacenti, dai cambiamenti posturali e dalla compressione passiva dei tessuti molli.

Linfonodi

  • Cosa sono i linfonodi. Sono centri di filtraggio e controllo immunitario della linfa dislocati in tutto il corpo;
  • Dove si trovano i linfonodi. I linfonodi sono centri di raccolta della linfa disseminati in posizione strategica in tutto il corpo, isolati o raggruppati in stazioni linfonodali. Alcuni sono sottocutanei e possono essere palpati dall’esterno, come quelli del collo, delle ascelle e dell'inguine (linfonodi superficiali). Altri sono situati più in profondità (linfonodi profondi), ad esempio nei muscoli e nei visceri dell’addome e della cavità toracica;
  • Quanto sono grandi i linfonodi. I linfonodi hanno dimensioni variabili in relazione allo stato di attività, con un diametro che può variare da 1 mm a 2 cm e forma a fagiolo;
  • La funzione dei linfonodi. I linfonodi hanno un ruolo centrale nella difesa immunitaria; limitano la diffusione di microbi e cellule tumorali rimuovendoli dalla linfa attraverso due modalità:
    • Filtrazione: filtrano la linfa circolante, trattenendo la quasi totalità (il 95% circa) della componente cellulare (cellule danneggiate, cellule tumorali e germi), in maniera che la linfa che viene riversata nel circolo venoso sia “pulita”. Il decorso tortuoso dei vasi linfatici nei linfonodi permette la purificazione della linfa;
    • Risposta immunitaria: distruggono gli elementi estranei mediante l’azione di cellule specializzate, fra cui linfociti B e T e macrofagi. 
  • Nei linfonodi, i linfociti vengono a contatto con gli antigeni: questo è il primo step della risposta immunitaria. Questi piccoli organi del sistema linfatico costituiscono un’efficace barriera di difesa contro il rischio di diffusione di infezioni e tumori.

Dotti collettori

I vasi linfatici drenano la linfa filtrata dai linfonodi nei dotti collettori, che la riversano nella circolazione sanguigna venosa, in particolare nelle due vene succlavie (destra e sinistra), localizzate sotto le clavicole. Le due succlavie confluiscono tra loro per formare la vena cava superiore, una grande vena che drena verso il cuore il sangue proveniente dalla parte superiore del corpo.

I dotti collettori sono due grossi vasi linfatici: il dotto linfatico destro e il dotto toracico.
  • Dotto linfatico destro: raccoglie la linfa della metà destra del corpo situata al di sopra del diaframma (il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale) e la riversa nella vena succlavia destra;
  • Dotto toracico: raccoglie la linfa dal resto del corpo e la riversa nella vena succlavia sinistra.

Timo e midollo osseo

Timo e midollo osseo sono gli organi linfatici primari.
Qui vengono fabbricati i linfociti, speciali globuli bianchi con funzioni di difesa, mediante un processo noto come linfopoiesi
I leucociti vengono prodotti a partire da cellule staminali indifferenziate che poi si differenziano in linfociti maturi, i quali esprimono i caratteristici antigeni superficiali, speciali proteine di identificazione e riconoscimento.
  • Timo. Il timo è un organo situato nella parte antero-superiore del mediastino, lo spazio compreso fra i polmoni, davanti al cuore e alla trachea e dietro allo sterno. Si estende dal margine inferiore della tiroide fino alla quarta cartilagine costale. È formato da due lobi e da più lobuli. Nel timo sono presenti macrofagi e linfociti immaturi provenienti dal midollo osseo (detti timociti), immersi in una rete cellulare di sostegno costituita da cellule epiteliali (nurse cells), che rilasciano ormoni essenziali per la loro maturazione (timosina, timopoietina, timulina e fattore timico umorale). Una volta maturi e immunocompetenti, vengono rilasciati nella circolazione sanguigna;
  • Midollo osseo. Il midollo osseo rappresenta dal 4 al 6% del peso corporeo.
    • Dove si trova il midollo osseo. All’interno del tessuto osseo spugnoso: nelle ossa lunghe (come il femore e l’omero), nelle ossa piatte (come lo sterno, le ossa del bacino, le coste) e nei corpi delle vertebre;
    • Cos’è il midollo osseo rosso. È quello in cui avviene la produzione delle cellule del sangue (ematopoiesi), ovvero globuli rossi, globuli bianchi (inclusi i linfociti) e piastrine.

Milza

La milza è un organo linfatico secondario, il più grande organo linfatico (12-13 cm in altezza per 200 gr di peso). Le sue dimensioni possono variare in funzione dello stato di salute: aumenta a causa di alcune malattie (splenomegalia), come la mononucleosi, l’anemia falciforme e la malaria.

È localizzata nella cavità addominale, a livello dell’ipocondrio sinistro.  

A livello della cosiddetta polpa bianca, che occupa il 25% del suo tessuto, ha sede la funzione immunopoietica della milza. Ospita linfociti B e T immunocompetenti, che possono dare il via alla risposta immunitaria. 

Inoltre, la milza possiede anche una funzione di filtrazione della linfa e pulizia del sistema linfatico analoga a quella dei linfonodi.

Tonsille e tessuto linfoide associato alle mucose

Si tratta di organi linfatici secondari.

Le tonsille. Le tonsille distribuite all’interno del cranio sono:
  • La tonsilla faringea, situata nella porzione superiore della faringe;
  • Le tonsille palatine, al confine tra la cavità orale ed il palato molle; le tonsille palatine sono quelle che chiamiamo abitualmente tonsille;
  • Le tonsille linguali, situate alla base della lingua;
  • Le tonsille tubali circondano l’apertura del condotto uditivo nella faringe.
Insieme formano il cosiddetto anello linfatico del Waldayer, una struttura anatomica di protezione degli ingressi di bocca, orecchie e naso.

Il tessuto linfoide associato alle mucose. Il tessuto linfoide associato alle mucose (MALT) è una componente del sistema linfatico formata da:
  • Appendice cecale (o vermiforme): è il prolungamento del colon ascendente al di sotto della valvola ileo-cecale; il nome è giustificato dalla sua forma, simile ad un piccolo verme lungo 5-9 cm e largo 4-7 mm; per il suo coinvolgimento nel sistema linfatico, è definita tonsilla addominale;
  • Placche di Peyer: formazioni simili a tonsille situate nella parete dell’intestino tenue;
  • Noduli linfoidi intestinali, localizzate nella parete dell’intestino tenue e nel colon.
Qui i linfociti si moltiplicano e si trasformano dopo essere stati messi a contatto con gli antigeni (cellule tumorali, microbi) ed essere stati addestrati a reagire alla loro presenza.

Le malattie di tonsille e MALT. L’appendicite (infiammazione dell’appendice) è la malattia più frequente di questo piccolo organo e può presentarsi in forma acuta, subacuta o cronica. In alcuni casi, l’appendicite richiede un intervento chirurgico (appendicectomia).
Fra le complicanze dell’appendicite, la peritonite, infiammazione del peritoneo, la membrana che ricopre gli organi della cavità addominale.

Come funziona il sistema linfatico

  • A cosa serve il sistema linfatico. La funzione del sistema linfatico è duplice: da un lato permette la circolazione linfatica in senso stretto e dall’altro contribuisce alla formazione delle difese immunitarie;
  • La funzione linfatica. La funzione principale del sistema linfatico è quella del mantenimento dell’equilibrio dei liquidi nell’organismo, nell’ambito della circolazione linfatica. Oltre alla componente fluida, la linfa contiene una componente corpuscolata e una serie di sostanze. Fra queste gli acidi grassi, che vengono assorbiti a livello dell’intestino tenue in seguito all’ingestione e alla digestione degli alimenti, e passano direttamente nei vasi linfatici presenti a livello della parete intestinale;
  • La funzione immunitaria. Il sistema linfatico contribuisce alla produzione, al mantenimento e alla distribuzione dei linfociti e rappresenta una componente importante del sistema immunitario. A difesa dell’organismo, produce globuli bianchi specializzati che combattono infezioni e tumori;
  • Quando il sistema linfatico non funziona, si è più esposti al rischio di malattie. Le principali cellule coinvolte nella risposta immunitaria sono:
    • Linfociti B: coinvolto nella produzione degli anticorpi (immunità umorale);
    • Linfociti T: aggrediscono i patogeni, le cellule tumorali e contribuiscono al fenomeno del rigetto nei trapianti (immunità cellulare);
    • Macrofagi: fagocitano gli elementi estranei con cui vengono in contatto ed esprimono i relativi antigeni sulla loro superficie esterna; per questo vengono dette Antigen Presenting Cells (APC). Questo meccanismo è finalizzato ad essere innescare la risposta immunitaria.

Le malattie del sistema linfatico

Le malattie del sistema linfatico possono essere classificate in base all’effetto che provocano in malattie da ostruzione, da infezione o tumori.

Sistema linfatico che non funziona, come curarlo. Il medico specialista che cura queste patologie è il linfologo, un chirurgo vascolare con specializzazione nel sistema linfatico.


Malattie da ostruzione

  • Linfedema
    • Le ostruzioni del sistema linfatico causano accumulo di linfa nei tessuti degli arti inferiori o superiori, una condizione nota come linfedema. Le caratteristiche di questa malattia sono quelle di un edema (gonfiore) duro, non comprimibile, di consistenza fibrosa, che si manifesta a livello di un braccio o di una gamba. Proprio questi aspetti sono importanti per il riconoscimento clinico del disturbo;
    • Le cause. Il linfedema è generalmente dovuto a complicanze da chirurgia o radioterapia, oppure a infezioni quali la filariosi linfatica, un’infezione caratteristica dei Paesi tropicali. Un’altra causa può essere l’insufficienza venosa. Alcune forme di insufficienza venosa possono provocare la comparsa di lievi linfedemi, responsabili dei gonfiori e del senso di pesantezza agli arti inferiori. Il rallentamento della circolazione e l’inefficienza dei sistemi di drenaggio dei fluidi a livello sottocutaneo provocano ritenzione idrica e sono all’origine della cellulite, termine improprio con cui viene definita la pannicolopatia edemato-fibrosclerotica Il linfedema può essere, in rare circostanze, primario (ipoplasia linfatica). Il linfedema primario può essere congenito (e quindi essere già presente alla nascita), precoce (insorge fra i 2 ed i 35 anni) o tardivo (dopo i 35 anni). Il linfedema primario è uno dei sintomi principali della sindrome di Turner, una patologia genetica dovuta alla mancanza di uno dei due cromosomi X nelle donne;
    • Come aiutare il sistema linfatico. Il linfedema non può essere curato completamente, ma il trattamento previsto contribuisce significativamente a migliorare la qualità di vita dei pazienti. L’approccio prevede l’esecuzione di esercizio fisico, l’elastocompressione ed i massaggi (linfodrenaggio). In alcuni casi, in particolare di linfedema primario, può essere necessario l’intervento chirurgico;
    • Le complicanze. Anche se non risolve completamente il problema, l’insieme di queste soluzioni riduce la sintomatologia e contribuisce alla prevenzione delle complicanze, come le ipercheratosi, l’iperpigmentazione, l’elefantiasi e, nei casi più gravi, la linfangite e il linfangiosarcoma.
  • Chilotorace
    • Il chilotorace è la presenza di linfa nello spazio pleurico ed è causato da un’ostruzione del dotto toracico. In età pediatrica è prevalentemente conseguente ad un intervento chirurgico. In rari casi è di origine genetica. La pressione causata dalla raccolta di fluido genera difficoltà respiratoria, cianosi e tachipnea (riduzione della frequenza della respirazione). La diagnosi viene effettuata tramite una radiografia del torace e, quando richiesta, una toracentesi, ossia il prelievo del liquido pleurico, che viene esaminato per la sua composizione;
    • Come si cura il chilotorace. Vengono innanzitutto ripristinati i livelli di sali minerali e altri nutrienti persi con la fuoriuscita di fluido dai vasi linfatici. In secondo luogo, il soggetto viene messo a digiuno, nutrito esclusivamente per via venosa e gli vengono somministrati farmaci specifici. Viene inoltre trattata la causa di ostruzione, prevalentemente con l’inserimento di uno stent o di una soluzione trombolitica nel dotto toracico ostruito (radiologia interventista).

Infezioni

  • La linfoadenopatia. Poiché detriti e microorganismi presenti in un sito di infezione vengono drenati e filtrati nei linfonodi, un’infezione ne può provocare l’ingrandimento. Questa condizione è definita linfoadenopatia e determina un ingrossamento dei linfonodi, che diventano palpabili dall’esterno. I linfonodi che tendono più facilmente ad ingrossarsi sono quelli di testa e collo, ascelle e inguine. Se l’ingrossamento è localizzato può essere suggestivo di un’infezione locale, situata nelle aree drenate da quel gruppo di stazioni linfonodali. Se, invece, è generalizzato, può indicare che è in atto un’infezione sistemica (come la mononucleosi) o una patologia autoimmune;
  • Le linfoadeniti. Gli stessi linfonodi possono essere infettati da microrganismi (batteri, funghi, virus, protozoi) che si diffondono attraverso il sistema linfatico dal sito primario di infezione. La linfoadenite provoca ingrossamento e indolenzimento locale;
  • La malattia di Kawasaki è una linfoadenite muco-cutanea che colpisce prevalentemente in età pediatrica. Si manifesta con febbre, eruzioni cutanee, congiuntivite, ulcere orali, linfoadenomegalia. Complicanze anche gravi di questa patologia possono essere dovute alla trombosi dei piccoli vasi.  
  • La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita umano e di molti animali (come il gatto), il Toxoplasma gondii, responsabile di una linfoadenite. Di per sé non è pericolosa, ma se acquisita in gravidanza può essere trasmessa al feto e provocare il rischio di danni oculari o cerebrali;
  • La mononucleosi è una linfoadenite di origine virale, causata dal virus di Epstein-Barr, appartenente alla famiglia degli Herpes virus. Si tratta di un’infezione tipica dell’adolescenza, ma la cui incidenza globale è sottostimata, per via del fatto che molto spesso compare in forma subclinica. Si manifesta con febbre, tonsillite, linfoadenopatia cervicale (prevalentemente, ma i linfonodi risultano gonfi un po’ in tutto il corpo), splenomegalia (le alterazioni a carico della milza, che appare gonfia, possono esporla al rischio di rottura).  
  • L’AIDS è un‘infezione causata dal virus HIV che prolifera nei linfociti T dell’ospite e produce, fra i sintomi iniziali, una linfoadenite diffusa non dolente, che negli anni lascia il posto all’immunodeficienza;
  • Anche il morbillo genera una linfoadenite, che precede l’eruzione cutanea.


Linfangite: quando il sistema linfatico è infiammato

La linfangite è un’infezione batterica dei vasi del sistema linfatico. La causa è legata alla penetrazione di microorganismi, prevalentemente streptococchi, attraverso una ferita cutanea. 

Generalmente il sistema di vasi linfatici infiammato si manifesta con sintomi quali strie rosse, calde e dolenti che si estendono da una lesione periferica verso i linfonodi regionali, anch’essi infiammati. Possono essere presenti febbre, spesso accompagnata da brividi scuotenti, tachicardia e cefalea.
L’esame del sangue indica un aumento del numero dei globuli bianchi (leucocitosi).
La linfangite viene trattata con antibiotici.


Linfonodi gonfi: quando preoccuparsi

In genere, una volta risolta l’infezione alla base, il linfonodo ritorna alla sua dimensione originaria.
Bisogna rivolgersi al medico quando i linfonodi:

  • Si gonfiano senza una ragione apparente;
  • Continuano ad ingrandirsi o sono presenti da 2-4 settimane;
  • Sono duri al tatto e non sono mobili alla palpazione;
  • Sono accompagnati da febbre persistente, sudorazione notturna o perdita di peso inspiegabile;
  • Sono accompagnati da difficoltà a deglutire o a respirare;
  • Sono molto dolorosi, producono pus o comunque fluido.

Tumori

Linfomi

I linfomi sono tumori causati dalla proliferazione incontrollata dei linfociti. A seconda che colpiscano i linfociti B o T si sviluppano nel midollo osseo o nel timo.
I linfomi possono essere classificati in dolenti (se hanno una progressione lenta) o aggressivi.
Dal punto di vista della localizzazione, si possono distinguere linfomi Hodgkin e linfomi non-Hodgkin.

Il linfoma Hodgkin è un tumore piuttosto raro, che colpisce 4 persone ogni 100.000 abitanti ogni anno, prevalentemente giovani fra i 15 ed i 35 anni.
Origina dalle cellule linfoidi presenti nel midollo osseo, nella milza, nei linfonodi e nel sangue.
Nella maggior parte dei casi, il primo sintomo è la linfoadenopatia, la presenza di linfonodi gonfi a livello di collo, ascelle o inguine, senza che sussista un’infezione. La diagnosi è più tempestiva se i linfonodi colpiti sono superficiali, perché più facilmente visibili. Nel caso siano colpiti linfonodi del mediastino o dell’addome, è quasi sempre tardiva.

Il trattamento del linfoma di Hodgkin prevede l’infusione di una polichemioterapia. In caso di resistenza ai farmaci tradizionali, sono disponibili molecole biologiche di recente sviluppo.

Il linfoma non-Hodgkin è un tumore maligno che origina dai linfociti B e T. Più frequente del linfoma di Hodgkin, colpisce soprattutto persone di età compresa fra i 50 ed i 60 anni.

L’ingrossamento di un linfonodo o di una stazione linfonodale in assenza di dolore rappresenta spesso l’unico sintomo.

I linfomi indolenti vengono spesso semplicemente monitorati nel tempo (secondo una strategia nota come watch and wait) e trattati solo se manifestano una progressione clinica significativa. I linfomi aggressivi vengono oggi curati in una buona percentuale di casi, se trattati tempestivamente e correttamente, di solito con associazione di chemioterapia convenzionale e anticorpi monoclonali. In caso di recidiva, il trapianto autologo di midollo osseo rappresenta il trattamento d’elezione.
La forma più diffusa di linfoma non-Hodgkin è il linfoma B diffuso a grandi cellule (DLBCL), che rappresenta da solo il 40% di tutti i linfomi aggressivi. 


Linfangiomi

I linfangiomi sono malformazioni vascolari linfatiche, che si manifestano con rigonfiamenti. Sono l’omologo per il sistema linfatico degli angiomi che interessano il circolo sanguigno (emangiomi), rispetto ai quali manifestano frequenza minore.
La maggior parte di essi è presente alla nascita o compare entro i 2 anni.
Vengono spesso classificati come tumori benigni angioblastici, ma la loro vera natura è ancora oggetto di dibattito.


Linfangiosarcoma

Il linfangiosarcoma è un tumore angioblastico raro ed estremamente maligno, che si sviluppa prevalentemente in arti colpiti da linfedema cronico, sia primario che secondario.
È anche definito sindrome di Stewart-Treves, dai nomi degli studiosi sa cui è stato descritto per la prima volta, nel 1948.


Tumori secondari

Vari tumori possono produrre metastasi a livello dei linfonodi locali o regionali.
La metastasi è il fenomeno con cui le cellule tumorali si spostano dalla zona in cui si sono formate a un’altra parte del corpo, dove formano un nuovo tumore. Per arrivare alla loro nuova destinazione, le cellule metastatiche devono viaggiare nel sangue o nei vasi linfatici.
Il linfonodo filtra le cellule neoplastiche, ma se non riesce a distruggerle può diventare esso stesso sede di un tumore secondario.
La frequenza dei tumori linfatici secondari a carcinomi che si sono sviluppati primariamente in varie sedi è in media del 69%. Le correlazioni più significative vengono osservate con i tumori del polmone (93%), dello stomaco (89%), della mammella (80%) e i tumori epidermidi della testa e del collo (80%).
Se le cellule tumorali vaganti ostruiscono la rete linfatico-linfonodale, può verificarsi un’embolia linfatica retrograda. 

Domande e risposte

A cosa serve il sistema linfatico?

La funzione del sistema linfatico è duplice. Da un lato le sue componenti (vasi, linfonodi, dotti collettori) costituiscono l’apparato che mantiene la circolazione della linfa. Dall’altro, con gli organi linfoidi, contribuisce alla formazione delle difese immunitarie.

Quali sono le malattie linfatiche?

Le malattie del sistema linfatico possono essere classificate in base all’effetto che provocano in malattie da ostruzione, da infezione o tumori.
Fra le malattie da ostruzione, la principale è il linfedema, che causa accumulo di linfa nei tessuti degli arti, con edema duro, non comprimibile e di consistenza fibrosa. Il linfedema può essere dovuto a postumi di chirurgia, di radioterapia, a insufficienza venosa o a cause genetiche. Viene trattato con l’esercizio fisico, l’elastocompressione ed il linfodrenaggio. 
Alcune infezioni, come la mononucleosi, possono causare linfoadenopatia, con rigonfiamento dei linfonodi. Le linfoadeniti si verificano, invece, quando sono gli stessi linfonodi ad essere infettati dai microbi. 
I tumori più comuni del sistema linfatico sono i linfomi, causati dalla proliferazione incontrollata dei linfociti. Varie neoplasie possono produrre metastasi a livello dei linfonodi locali o regionali, causando l’insorgenza di tumori secondari. 

Come avviene la circolazione linfatica?

I capillari linfatici drenano dai tessuti periferici la linfa, che poi passa nei vasi (di diametro maggiore) e viene portata fino ai dotti collettori, due grossi vasi che la riversano nella circolazione venosa, in particolare nelle due vene succlavie (destra e sinistra). Le vene succlavie confluiscono tra loro per formare la vena cava superiore, una grande vena diretta al cuore.

Cosa succede se non funziona il sistema linfatico?

Se il sistema linfatico non funziona, le conseguenze macroscopiche sono due. La prima è il ristagno della linfa, responsabile della formazione di edemi. La seconda è la deficienza immunitaria, correlata ad una maggiore suscettibilità alle infezioni e ad un rischio più elevato di sviluppo di tumori.

Come risvegliare il sistema linfatico?

Mentre il sangue circola nei vasi grazie alla pressione esercitata dalla gittata cardiaca, la linfa si muove solo grazie all’azione di fattori linfocinetici. Il principale è rappresentato dalle contrazioni della muscolatura scheletrica. Hanno effetto linfocinetico anche i movimenti prodotti dalla respirazione, le pulsazioni delle arterie adiacenti, i cambiamenti posturali e la compressione passiva dei tessuti molli. Per prevenire fenomeni di reflusso, inoltre, i vasi linfatici sono dotati di valvole unidirezionali simili a quelli delle vene, ma qui presenti in numero maggiore. 

Le informazioni presenti in Micuro hanno scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono in alcun modo un mezzo di autodiagnosi e automedicazione. Per qualsiasi dubbio sull'uso di un farmaco, rivolgersi al proprio medico.

La riproduzione o l’utilizzazione dei contenuti pubblicati su Micuro è strettamente riservata. Il riutilizzo del materiale su riviste, giornali, radiodiffusione o generica messa a disposizione al pubblico viene concesso solo previa esplicita richiesta e autorizzazione obbligatoria.