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Domande e risposte
Il parto: un momento centrale nella vita di una donna
Il parto rappresenta un momento essenziale della vita di una donna.
Diventare madre segna un giro di boa, un cambiamento emblematico e totale. Per questo, come ribadito anche dall’OMS,
Organizzazione Mondiale della Sanità è giusto che ogni donna abbia la possibilità di partorire in un luogo che sente sicuro; secondo le modalità che ritiene più opportune.
I numeri del rapporto CeDAP
In passato il parto, per quanto importante, veniva percepito come un fenomeno naturale, fisiologico nella vita di una donna, per cui si affrontava nel privato delle proprie mura domestiche, circondate da levatrici o da altre donne in grado di aiutare la puerpera.
Oggi, come segnalato dal più recente
rapporto CeDAP, Certificato di assistenza al parto, Analisi dell’evento nascita Anno 2022, nonostante (o forse proprio per) il miglioramento generale delle condizioni igieniche e il calo della mortalità, la maggior parte delle donne, l’89,0% preferisce partorire in ospedale, o in Istituti di cura pubblici ed equiparati; il 10,8% nelle case di cura e solo lo 0,15% altrove.
Sicuramente oggi, anche in ospedale, la tendenza è quella di demedicalizzare l’evento parto, favorendo l’intimità e il comfort, aumentando il
contatto pelle – pelle tra mamma e bambino, l’allattamento al seno; e, parallelamente cercando di evitare un eccessivo ricorso al taglio cesareo che tende ad aumentare, con una media del 31,0%, nel 2022, arrivando a un picco del 48.6% in Campania. Tuttavia, la maggior parte dei medici ed ostetriche tende a sconsigliare questa pratica, che, invece, come registrato dal rapporto CeDAP, risulta in lieve aumento, dallo 0,12% del 2021 allo 0,15% del 2022.
Per quanto il numero esatto delle donne che scelgono di partorire a casa sia sconosciuto,
si stimano circa 1000 parti all’anno a domicilio o in casa maternità, quindi lo 0,2% dei poco più di 400.000 nati ogni anno.
In Italia, la pratica del parto in casa è particolarmente diffusa in
Emilia-Romagna, dove, sempre secondo il citato rapporto, nel 2021 sono state ben 242 le donne che hanno deciso di partorire fuori dall'ospedale. Di cui il 65% a domicilio e il 35% in casa di maternità. Di queste 174 hanno concluso il percorso senza trasferimento in ospedale per la madre e/o neonato, né durante il travaglio-parto né nel post-partum.
Secondo uno studio condotto dall'Istituto Mario Negri nel 2019 che ha coinvolto
424 donne italiane, la ragione principale per cui si sceglie partorire in casa è la ricerca di una maggiore intimità, oltre che un maggiore coinvolgimento del compagno o di altri membri del nucleo famigliare.
Parto in casa: le linee guida
Oggi il parto in casa è soggetto a regole e linee guida.
L’assistenza delle ostetriche
La prima regola del parto in casa è che deve essere eseguito alla presenza di due ostetriche professioniste, con cui la donna o la coppia deve prendere contatto entro la 32° settimana della gravidanza per valutare tutte le caratteristiche del caso e l’effettiva possibilità di effettuare in totale sicurezza il parto nell’intimità delle mura domestiche. L’assistenza prevede la reperibilità delle ostetriche h24 a partire dalla 37° settimana, fino alla 41°; la presenza di entrambe durante il travaglio, il parto, oltre che visite quotidiane nelle ore e nei giorni successivi.
La presenza delle ostetriche
In generale, prima del parto le ostetriche tendono ad intervenire il meno possibile, con visite ogni 3 o 4 ore. Dopo il parto, posizionano il neonato sul seno della madre per favorire il contatto pelle a pelle e provvedono, dopo circa un’ora o anche di più, in base alla salute di mamma e bambino, al taglio del cordone ombelicale. Le ostetriche rimangono con la coppia madre – bambino dalle 3 alle 5 ore successive al parto per monitorare lo stato di salute di entrambi. Controllando in particolare: l’assenza di emorragie e il corretto attaccamento al seno.
Per le ore successive si fissa anche la
visita con il pediatra e il
test per lo screening delle malattie metaboliche.
Nei giorni successivi le ostetriche
visitano quotidianamente madre e bambino per valutarne i parametri clinici e supportare emotivamente e fisicamente la neo mamma nella gestione del neonato.
I parametri da valutare
Chiaramente, prima di accettare l’impegno le ostetriche devono valutare alcuni parametri clinici, sanitari e logistici. Dalla distanza tra il proprio domicilio e quello della coppia, alla presenza degli strumenti necessari – come garze, lenzuola, asciugamani - fino, chiaramente, alla valutazione del benessere materno-fetale.
Una gestazione fisiologica:
Come stabilito dalle linee guida internazionali, il requisito fondamentale per partorire in casa è che la gravidanza sia fisiologica, ovvero priva di qualunque patologia che possa mettere in pericolo la salute del feto o della gestante.
In particolare le patologie da escludere per partorire a domicilio sono:
- patologie che costituiscono un ostacolo nel parto vaginale (ad esempio il distacco di retina);
- patologie gravidiche come la preeclampsia (sviluppo o peggioramento di ipertensione, accompagnata dalla presenza di un eccesso di proteine nelle urine) o altre cardiopatie a rischio di scompenso;
- problemi fetali, ovvero difetti di crescita (iposviluppo o macrosomia) o malformazioni che richiedono assistenza specialistica neonatale dopo il parto;
Altri fattori da evitare:
Altre condizioni che impediscono questa scelta sono: l’eventualità di un parto gemellare o di inserzioni anomale della placenta.
Inoltre, casi particolari, come
diabete gestazionale o di
tampone vagino-rettale positivo per lo streptococco di gruppo B, richiedono una visita specialistica prima di una decisione definitiva.
Poi, se nel corso della gestazione emergessero altri fattori di rischio, la possibilità del parto in casa andrebbe esclusa.
I fattori da valutare durante il travaglio:
Tra i fattori da valutare durante il travaglio, oltre la posizione del feto che è dirimente e che, per consentire il parto in casa deve essere necessariamente cefalica, subentrano:
- la presenza di liquido amniotico limpido;
- la valutazione del battito cardiaco (BCF) del feto per escluderne alterazioni del benessere;
- la stabilità della temperatura materna che deve essere al di sotto dei 37,5 °C;
- la stabilità della pressione della stessa, che deve essere inferiore a 140/90 mmHg.
Naturalmente la gravidanza deve essere “a termine” ovvero deve avvenire fisiologicamente tra la 37° e la 41° settimana; altrimenti la puerpera deve essere trasferita in ospedale per verificare le ottimali condizioni del feto.
La sicurezza:
Per quanto, nei casi di gravidanze a basso rischio i pericoli siano minori, le ostetriche che intendono seguire la coppia devono informarla che si tratta di una pratica che non è mai del tutto priva di rischi o complicanze. Nella misura in cui, pur essendo un evento naturale e fisiologico è altrettanto delicato e denso di variabili che, anche solo un imprevisto, può trasformalo in un evento patologico.
Inoltre va sempre tenuto presente che il livello di rischio è basso per le donne che non sono alla prima gravidanza, mentre è più alto per le gestanti alla prima esperienza. Anche se è vero che le puerpere che scelgono di partorire in casa sono psicologicamente pronte a farlo ed estremamente convinte della loro scelta, tanto da escludere a priori l’idea di ricorrere a un’anestesia epidurale.
Le complicanze più frequenti:
In particolare, come spiegano le ostetriche, tre sono le complicanze più frequenti che potrebbero compromettere l’esito del parto:
1. La distocia della spalla che viene diagnosticata quando la testa fetale viene liberata, ma poi si ritrae contro il perineo materno (segno della tartaruga) e quindi la spalla anteriore non viene liberata nonostante la lieve trazione verso il basso sulla testa fetale. Circostanza che richiede un tempestivo intervento chirurgico.
2. Emorragia post partum. Una copiosa perdita di sangue che potrebbe derivare:
- Dal mancato secondamento (espulsione) della placenta, e conseguente mancata chiusura dei vasi sanguigni dell’utero che non si è contratto correttamente.
- Espulsione della placenta senza contrazione dell’utero.
- Lacerazione del collo dell’utero o di un altro tessuto.
3. Mancato secondamento della placenta che va quindi eseguito chirurgicamente.
Gestione delle complicanze:
All’inizio del travaglio le ostetriche allertano il reparto di ostetricia a ginecologia più vicino, situato ad un massimo di 30 minuti di distanza, in modo che, in caso di emergenze l’unità operativa preposta possa intervenire tempestivamente.
Costi
Fatta eccezione per alcune realtà pubbliche come
l’ospedale Sant’Anna di Torino e
l’AUSL di Reggio Emilia e di Modena che lo offrono come servizio gratuito, il parto in casa è a pagamento e i costi variano da Regione in Regione a seconda di eventuali rimborsi previsti. In
Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Lazio e
provincia Autonoma di Trento, sono previsti rimborsi, fino all’80% delle spese.
In linea di massima il costo parte dai 2.300 - 2.500€, per aumentare anche a seconda del compenso delle ostetriche che, in quanto libere professioniste, non hanno costi fissi. Chiaramente tale cifra non comprende tutto il materiale necessario e le visite specialistiche post e pre-parto.
Il parere della SIN
La
Società Italiana di Neonatologia, si è pronunciata nel 2019 sulla pratica del parto a domicilio con un parere nettamente contrario, dal momento che inevitabilmente, come mostrano le statistiche comporta un aumentato rischio di mortalità e morbilità materna e neonatale,
“Perché – ha spiegato il prof. Fabio Mosca, Presidente della SIN - a casa non è possibile controllare adeguatamente parametri clinici e strumentali e, in caso di emergenza, è più complicato intervenire tempestivamente”.
“Uno studio israeliano – ha proseguito l’esperto - lo conferma, dimostrando che con il parto in casa il rischio di complicazioni per mamma e neonato si triplica e la possibilità di mortalità neonatale è 2,6 volte maggiore rispetto ad un parto in ospedale. La maggior parte delle donne sane va incontro ad una gravidanza a termine senza problemi e ad un parto fisiologico, che nella gran parte delle nascite potrebbe realizzarsi senza la necessità di interventi medici. Esiste, però, una percentuale di rischio, in particolar modo nelle primi-gravide, che si verifichino complicanze improvvise e non preventivabili e che richiedono un intervento medico, del ginecologo e/o del pediatra-neonatologo, nonché attrezzature e strumentazioni che solo un ospedale può garantire”.
Inoltre, ha precisato il presidente della
SIN:
“Anche in casi di parti conclusi con successo, a casa non è possibile effettuare tutti i controlli sul nuovo nato, come lo screening metabolico allargato; lo screening per le cardiopatie congenite; lo screening audiologico; il test del riflesso rosso; la valutazione ed il monitoraggio dell’iperbilirubinemia e ipoglicemia; calo ponderale che richiedono una struttura ospedaliera ed un’équipe multidisciplinare altamente qualificata e specializzata”.
In generale, dunque la
Società Italiana di Neonatologia (SIN), in accordo con molti altri organismi internazionali, sconsiglia vivamente la scelta di partorire a domicilio, poiché anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere con certezza complicazioni per la salute di mamma e neonato. A cui devono essere comunque garantiti tutti i controlli necessari nelle ore successive al parto.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Scopri tutte le strutture sanitarie che effettuano Parti e come sono valutate
Domande e risposte
A chi rivolgersi per partorire in casa?
Le regioni, come la Regione Lazio, mettono a disposizione l’albo delle ostetriche per contattarle direttamente.
Cosa serve per partorire in casa?
Asciugamani molto morbidi per accogliere il nascituro, almeno 2 o 3; garze; una bilancia pesa bambino (si può affittare); pannolini di taglia minima; abbigliamento adeguato alla stagione (compreso di cuffietta e calzini).
In genere quanto dura un parto naturale?
Per la prima gravidanza in genere il travaglio dura dalle 12 alle 14 ore circa ma può variare da donna a donna. In caso di gravidanze successive è più breve e generalmente non supera le 7 ore. Di norma, meno intense sono le contrazioni, maggiore è la durata del travaglio.