Aggiornato il 18.07.2024
Il microbiota è l’insieme dei microrganismi – batteri, virus e funghi - che popolano il nostro tratto digerente, non solo l’intestino. Si conta che ogni persona ne abbia oltre un chilo e mezzo nel proprio intestino, per un totale di 1.000 patogeni diversi. Il microbiota ci aiuta a stare bene, se in equilibrio, cioè se i batteri, virus o funghi sono presente in quantità fra loro proporzionata di modo da cooperare virtuosamente per far funzionare questo nostro “secondo cervello”.
Spesso però questo sistema non è in equilibrio e si parla in tal senso di disbiosi: alcuni i patogeni importanti sono in quota ridotta mentre altri “cattivi” proliferano. Ce ne accorgiamo perché il nostro intestino inizia a manifestare sintomi che qualcosa non va: mal di pancia, irritazione, stitichezza o diarrea, nausea, stanchezza, cattiva digestione e via dicendo. Questo può avvenire anche per una riduzione della diversità batterica.
L’aspetto positivo è che possiamo fare qualcosa, per esempio prendendoci cura del nostro microbiota personale seguendo un’alimentazione adatta a noi. Ed è qui che casca l’asino, perché dal momento che ogni persona ha il proprio microbiota, non esistono regimi alimentari che valgono per tutti allo stesso modo.
Nemmeno due gemelli hanno un microbiota uguale! Ciascun essere umano ha un microbiota e un microbioma unico, diverso da quello di chiunque altro, con dei tratti in comune. Le variazioni da persona a persona dipendono dall’età, dallo stile di vita – alimentazione ma anche attività fisica, fumo e consumo di alcol - ed eventuali malattie infiammatorie croniche.
Ci sono tre strade che connettono l’intestino e il cervello:
L’analisi del microbioma, ovvero del genoma associato al nostro microbiota può avvenire in due modalità a partire da un semplice campionamento delle feci.
È possibile oggi anche acquistare kit per l’analisi del microbiota da fare da soli a casa, sempre a partire dal campionamento delle nostre feci, ma è bene fare attenzione a che prodotto stiamo acquistando perché non tutti sono davvero utili.
“Premettendo che ancora ci è difficile identificare un microbiota univoco della popolazione sana, l’analisi del microbiota al momento ci dà delle indicazioni su una possibile disbiosi di un soggetto, ovvero di quanto si discosta dalla cosiddetta popolazione sana e di se una determinata condizione patologica potrebbe essere la conseguenza o la causa di una disbiosi. Tuttavia, siamo ancora in difficoltà nell’interpretazione dei cambiamenti e su come agire per riportare quel microbiota ad una eubiosi (ovvero una composizione del microbiota del soggetto sano)” continua Rescigno.
L’analisi del microbiota quindi può essere uno strumento utile ad alcuni professionisti per valutare se un soggetto effettivamente soffre di disbiosi, ma come interpretare queste differenze è ancora oggetto di studio. Tuttavia, più analisi si faranno, più interventi mirati si compiranno sulla base di queste analisi e più ci avvicineremo a collegare dei rapporti di causa-effetto sulla modulazione del microbiota ad opera di interventi alimentari, integrazione con prebiotici, probiotici o postbiotici.
“Consiglio quindi di fare l’analisi del microbiota solo se c’é uno specialista in grado di interpretarla ed intervenire.”
Si sente spesso parlare di batteri “buoni” e quelli “cattivi”, ma in realtà sono termini impropri, perchè un batterio è dannoso o meno a seconda della persona specifica, e della presenza di altri battei o virus con cui deve essere in equilibrio. In ogni caso ci sono dei batteri che portano più vantaggio e altri che tendono a compromettere l’equilibrio intestinale.
Posto che ogni persona dovrebbe farsi analizzare il microbioma in modo personalizzato, specie in presenza di malattie croniche, ci sono dei consigli generali per la maggior parte delle persone che aiutano a mantenere l’intestino sano:
L’analisi del microbioma, ovvero del genoma associato al nostro microbiota può avvenire in due modalità a partire da un semplice campionamento delle feci.
Si si esegue il test privatamente, dipende da quale test si esegue e da dove lo si esegue. Privatamente, cioè aquistare un kit a casa per eseguire il test delle feci autonomamente, si parla di un costo che va dai 100 ai 300 euro, a seconda del servizio.
L’esame si può fare privatamente a casa propria contattando le aziende che offrono questo servizio, anche online, e facendosi inviare il kit, oppure recandosi direttamente nelle cliniche che offrono il servizio. Può anche essere effettuato stramite una prescrizione medica, che può essere del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) oppure a carico del paziente (ricetta bianca), a seconda della valutazione del medico in relazione a un quesito terapeutico.
Dipende se vi sono patologie sottostanti. Ogni terapia deve essere personalizzata. Vi sono comunque dei consigli generali per la maggior parte delle persone che aiutano a mantenere l’intestino sano:
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