Aggiornato il 16.06.2023
La dopamina è un neurotrasmettitore e appartiene alla famiglia delle catecolamine. E’ un messaggero chimico dei neuroni coinvolto in molti processi a livello del sistema nervoso centrale e periferico, tra cui:
La dopamina ha un ruolo centrale in varie patologie come il morbo di Parkinson, la sindrome da deficit di attenzione (ADHD), la schizofrenia/psicosi, comportamenti compulsivi e dipendenza da cibo e gioco, droghe e farmaci.
Secondo alcuni studi scientifici, inoltre, la dopamina sarebbe responsabile del dolore che si manifesta in alcune patologie come la fibromialgia e la sindrome delle gambe senza riposo. Anche sintomi come nausea e vomito sono sotto il suo controllo.
La dopamina è prodotta dai neuroni dell’area dopaminergica (che comprende varie sedi dell’encefalo, come la substantia nigra e un’area del mesencefalo) e agisce in base al tipo di recettore dopaminergico presente sulla membrana delle diverse cellule nervose. Dalla dopamina si ricavano altri due neurotrasmettitori della famiglia delle catecolamine: la norepinefrina (o noradrenalina) e l'epinefrina (o adrenalina), ormoni che aumentano la concentrazione in situazioni di pericolo e stress.
La dopamina viene rilasciata quando il cervello si aspetta una ricompensa: la semplice anticipazione di una sensazione di piacere può essere sufficiente per aumentarne i livelli. La sensazione di piacere può essere legata a diverse cause, come un cibo particolare, attività sessuale o altro. Il cervello può rilasciare la dopamina, per esempio, quando si sente il profumo di cibo appena sfornato. Quando poi si mangia questo cibo, la dopamina viene rilasciata in grande abbondanza, rafforzando questo desiderio. E’ una sorta di ciclo: desiderio, soddisfazione e rinforzo. Questo meccanismo spiega lo sviluppo della dipendenza dall’elemento che genera il piacere della ricompensa, come è anche il caso delle sostanze stupefacenti.
La dopamina svolge numerose funzioni soprattutto a livello del sistema nervoso, sia centrale che periferico. La dopamina è un neurotrasmettitore coinvolto in vari processi:
Alcune abitudini e comportamenti sono importanti per stimolare la produzione di dopamina:
Spesso, chi è dipendente da sostanze stupefacenti ha un basso livello di dopamina endogena e per questo ricerca il piacere che attiva il meccanismo di gratificazione attraverso l’assunzione di alcune sostanze. La cocaina e l’ecstasy, per esempio, impediscono il naturale riassorbimento della dopamina (reuptake) e ne aumentano il livello in circolo nel sistema nervoso centrale. Anche la Cannabis ha azione psicotropa: scatena una sindrome che altera la percezione della realtà e, nelle persone predisposte, aumenta il rischio di disturbi psichiatrici come la schizofrenia.
La nicotina, l'alcool, alcune droghe e farmaci, il gioco d’azzardo, sono in grado di creare dipendenza perché attivano il ciclo della dopamina innescata dal meccanismo della ricompensa.
Queste sostanze possono causare una forte concentrazione della dopamina, che si manifesta con un senso intenso di soddisfazione tale da desiderare di rivivere la stessa sensazione.
Quando si innesca questo sistema, si genera un'abitudine che il cervello controlla riducendo la quantità dopamina circolante: serve quindi una quantità più elevata di sostanza per raggiungere lo stesso livello di piacere. L'iperattivazione colpisce anche i recettori della dopamina riducendo interesse per altre cose e favorendo comportamenti compulsivi. Di conseguenza diventa sempre più difficile resistere all'uso di queste sostanze.
Chi ha necessità di assumere una certa sostanza, ne diventa dipendente e se si prova interromperne l’assunzione si possono verificare sintomi fisici ed emotivi di astinenza.
La giusta quantità di dopamina di solito si accompagna al buonumore, favorisce l'apprendimento, la pianificazione e la produttività. La dopamina contribuisce a renderci più vigili, concentrati, motivati e appagati. Un alto livello di dopamina può provocare una temporanea sensazione di euforia.
Basse concentrazioni di dopamina abbassano il tono dell’umore, riducono la vigilanza, la capacità di concentrazione, la motivazione e l’entusiasmo. A livello motorio una carenza di dopamina peggiora la coordinazione, per cui si fatica a svolgere alcuni movimenti. Bassi livelli di dopamina sono all’origine di vari disordini del movimento caratterizzati da tremori tra cui, uno dei più noti, è la malattia di Parkinson. Tra i sintomi psichiatrici, un deficit di dopamina si manifesta con depressione, tristezza, disturbi del sonno e, nel tempo, disturbi cognitivi come difficoltà a ricordare eventi recenti.
A livello farmacologico la sostanza più utilizzata per aumentare la dopamina è la levodopa, oltra alla carbidopa. La somministrazione di questi farmaci è alla base della cura per la malattia di Parkinson e nella depressione.
La dopamina è impiegata anche in altre condizioni cliniche molto gravi, come shock causati da infarti, operazioni a cuore aperto, scompenso renale o cardiaco cronico, traumi e setticemia. In questi casi si ricorre alla somministrazione di dopamina direttamente tramite flebo.
La dopamina, provocando vasodilatazione e aumentando il flusso sanguigno renale e urinario evita gli effetti nefasti sugli organi. Dalla somministrazione si raggiunge l’effetto desiderato entro 5 minuti, perché il farmaco si distribuisce rapidamente nell’organismo. La dopamina è metabolizzata dal fegato e dal rene e viene eliminata in gran parte con le urine entro 24 ore. La dopamina è disponibile in fiale, per infusione endovenosa e la dose deve essere calcolata in base al peso del paziente. Come ogni farmaco, anche la dopamina (e gli agonisti dopaminergici) possono provocare effetti indesiderati, tra cui sonnolenza, stanchezza o astenia, ma anche problemi legati all’assunzione del cibo (nausea, vomito, anoressia, aumento o calo ponderale), problemi nervosi (agitazione, allucinazioni, insonnia) e cardiovascolari (ipotensione ortostatica e tachicardia).
Livelli molto elevati di dopamina possono scatenare sindromi psicotiche come mania, allucinazioni e deliri. La dipendenza da alcol e fumo o da sostanza stupefacenti possono causare livelli di dopamina eccessivi. Alcuni studi scientifici confermano che queste sostanze possono portare a condizioni cliniche anche gravi come schizofrenia e psicosi, causando alterazioni del comportamento, incapacità di pensare in maniera coerente e di comprendere la realtà.
La cura di condizioni psicotiche scatenata da un eccessivo livello di dopamina richiede l’uso di farmaci antipsicotici. Generalmente, gli antipsicotici calmano e riducono le allucinazioni e stabilizzano l'umore nei pazienti affetti da psicosi. Poiché però causano importanti effetti collaterali, il loro uso dovrebbe essere limitato solo al trattamento di disturbi psicotici molto gravi, come la schizofrenia. Uno degli antipsicotici più noti è l'aloperidolo.
Gli effetti collaterali indotti dagli antipsicotici sono dovuti al fatto che questi farmaci non riducono solo l’attività della dopamina e della serotonina, ma interagiscono anche su altre funzioni del sistema nervoso centrale causando sedazione; ipotensione, disturbi gastrointestinali, problemi agli occhi, alla vescica e disturbi sessuali. Si possono verificare anche effetti simili ai sintomi del morbo di Parkinson.
I livelli di dopamina si possono misurare tramite un’analisi delle urine, che misura l’escrezione delle catecolamine (adrenalina, noradrenalina, dopamina, dobutamina), ormoni rilasciati dalle ghiandole surrenali in situazioni di stress.
Alcuni studi scientifici evidenziano come l’amore tra madre e figli sia associato ad alti livelli di ossitocina e di dopamina. In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha esaminato i cervelli di 19 madri per capire cosa le spingesse a prendersi cura dei propri figli. Si è così visto che i livelli di dopamina aumentavano quando le madri giocavano con la propria prole, mentre lo stesso non accadeva con i figli di altre donne. Le madri con più alti livelli di dopamina erano anche quelle più attente alle esigenze dei piccoli. Questa scoperta può avere ripercussioni importanti nel trattamento della depressione post-partum, per esempio.
La dopamina, insieme a serotonina ed endorfine, è coinvolta anche nelle sensazioni di benessere scatenate dal bacio e infatti vari studi evidenziano la valenza terapeutica del bacio come antidolorifico e antistress.
Non tutti i baci sono uguali, ma gli effetti che si producono sotto il profilo psicologico sono molto simili. La zona della bocca sviluppa per prima i recettori del piacere, come testimonia il neonato che si attacca al seno materno per ricevere nutrimento fisico e affettivo. Il bacio e l’abbraccio in un contesto di lutto, per esempio, in cui si fanno le condoglianze, è un potente antidoto contro la depressione.
Il bacio e l’abbraccio a un figlio o a un nipote sono anche particolarmente benefici per gli anziani, perché costituiscono una forte rassicurazione affettiva.
Anche le manifestazioni di affetto da parte degli amici a quattro zampe sembrano avere effetti terapeutici.
Il bacio aumenta i livelli di dopamina, agendo positivamente sul circuito della ricompensa, il sistema che sovrintende ai comportamenti adattativi in risposta a stimoli esterni.
Baciarsi aumenta la sintesi delle endorfine, un gruppo di molecole prodotte dal cervello dalla struttura chimica molto simile alla morfina e ai suoi derivati (“oppioidi endogeni”). L’esercizio fisico è una delle condizioni che ne stimola la produzione e favorisce lo stato di euforia e potenza prolungata che caratterizza gli atleti durante le competizioni, per esempio.
Le sensazioni positive scatenate dalla liberazione di endorfine vengono amplificate nel bacio dalla produzione di serotonina, la molecola che ci permette di adattarci a nuove circostanze emotive e fa parte anche dei circuiti che regolano il movimento. La serotonina regola l’umore, l’appetito e le funzioni legate alle emozioni e ha un ruolo centrale nella comunicazione fra circuiti neuronali.
Baciarsi stimola l’ipofisi (una ghiandola situata alla base del cervello) a liberare ossitocina, un importante mediatore, i cui effetti a cascata sull’assetto emotivo spingono ad abbassare le difese. L’ossitocina ha un ruolo strategico durante il parto, quando i suoi livelli aumentano sia nella mamma che nel bambino, favorendone il legame reciproco.
Contestualmente all’aumento della concentrazione di serotonina, endorfine e dopamina, il bacio determina la caduta dei livelli di cortisolo, abbassando così le barriere e le tensioni e favorendo i legami tra persone.
Nei neuroni di un’area specifica del cervello, a livello dei nuclei della base del mesencefalo e, in misura minore, nelle ghiandole surrenali (o surreni). Dalla dopamina si ricavano altri due neurotrasmettitori della famiglia delle catecolamine: la norepinefrina (o noradrenalina) e l'epinefrina (o adrenalina)
La dopamina è coinvolta in moltissime funzioni: dall'umore, all’assunzione di cibo, al processo decisionale, dal movimento ai disturbi psichiatrici. La dopamina ha un ruolo centrale in malattie come il Parkinson, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la schizofrenia/psicosi e la dipendenza da alcune droghe (cannabis, cocaina) e da alcuni farmaci (anfetamine). Secondo vari studi scientifici, sarebbe responsabile del dolore che si manifesta in alcune patologie come la fibromialgia e la sindrome delle gambe senza riposo. La dopamina ha un ruolo fondamentale anche nello sviluppo di disturbi del comportamento e nelle dipendenze (droghe, fumo, gioco d’azzardo, ecc). La dopamina alimenta il desiderio di novità, spinge a provare la sensazione di piacere di fronte ad alcune situazioni, come durante il rapporto sessuale, dopo un lauto pranzo e dopo l’assunzione di cocaina oppure di anfetamine. Motiva gli esseri umani a ricercare quello che li fa stare bene e rilascia la sensazione di piacere quando l’hanno trovato.
Oltre all’impiego di farmaci dopaminergici (levodopa e carbidopa), la dopamina può essere aumentata con l’assunzione di alimenti ricchi di aminoacidi come la fenilalanina e la tirosina. Un altro modo naturale per aumentare la concentrazione di questo neurotrasmettitore è l’attività fisica: è sufficiente praticare un’attività aerobica o una camminata quotidiana di almeno 30-40 minuti per favorire una piacevole sensazione di benessere.
Basse concentrazioni di dopamina, oltre a ridurre il tono dell’umore, riducono la vigilanza, la capacità di concentrazione, la motivazione e l’entusiasmo. A livello motorio una carenza di dopamina abbassa la coordinazione, per cui si fatica a svolgere alcuni movimenti. Bassi livelli di dopamina sono all’origine di vari disordini del movimento caratterizzati da tremori tra cui, uno dei più noti, è la malattia di Parkinson. Tra i sintomi psichiatrici, un deficit di dopamina si manifesta con depressione, tristezza, disturbi del sonno e, nel tempo, disturbi cognitivi come difficoltà a ricordare eventi recenti.
Tramite l’alimentazione si può aumentare l’assunzione di fenilalanina e tirosina. I farmaci invece favoriscono l’aumento della levodopa.
Il cibo può stimolare in maniera indiretta la produzione di dopamina.
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