Pro e contro dell'olio di palma: fa male o no?

Pro e contro dell'olio di palma: fa male o no?

Indice

Domande e risposte

Che cos'è l'olio di palma?

L’olio di palma è un grasso utilizzato in molti prodotti di consumo, soprattutto alimenti e cosmetici, che viene ricavato dalla polpa dei frutti della palma da olio (Elaeis Guineensis), un albero tropicale che cresce solo nelle zone equatoriali. Sebbene sia nativa dell'Africa orientale, oggi Indonesia e Malesia sono i principali paesi coltivatori e produttori di questa pianta.
I frutti di palma da olio sono rossi e ricchi di grassi, con dimensioni simili a quelle delle olive.
L’olio di palma si ricava dalla spremitura della polpa del frutto, mentre dal suo seme si ottiene l’olio di palmisto (molto più simile all’olio di cocco).
Questi sono oggetto di controversie per i loro effetti sulla salute ma soprattutto per motivi ambientali. Infatti, nonostante la palma da olio sia molto più produttiva di altre piante da cui si ricava olio, per espanderne la coltivazione spesso sono state incendiate foreste vergini, alimentando la crisi climatica e minacciando la biodiversità di aree prima incontaminate. Tuttavia, il tema è un po’ più complesso e merita un approfondimento.

Olio di palma: pro e contro

L’olio di palma è stato molto criticato e poi bandito dalle aziende alimentari, che si sono affrettate a comunicare che i loro prodotti non contengono più olio di palma. Sebbene a crudo l'olio di palma contenga vitamina E e B, con possibili effetti antiossidanti, questo grasso presenta diverse controindicazioni, spaziando dalla salute alla sostenibilità.


Olio di palma e malattie cardiovascolari

I cosiddetti oli tropicali, come olio di palma e olio di cocco, sono molto ricchi di grassi saturi, che fanno aumentare la produzione di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo) e quindi sono correlati all’insorgenza di malattie cardiovascolari. In effetti, l’olio di palma contiene ben il 50% di grassi saturi, anche se l’olio di cocco e l’olio di palmisto ne contengono addirittura l’85%. I grassi saturi sono impiegati nell’industria alimentare soprattutto perché a temperatura ambiente tendono a solidificare, risultando più adatti per esempio a realizzare creme spalmabili. Infatti, la struttura delle molecole dei grassi saturi è più rettilinea rispetto ai grassi insaturi, quindi si compattano meglio tra loro.

Quindi l’olio di palma non è il massimo per la salute: è preferibile assumere grassi insaturi, come l’olio extravergine di oliva. Ma, se assunti con moderazione e all’interno di una dieta sana ed equilibrata, i grassi saturi non sono da demonizzare. 

Da evitare sono invece i grassi saturi trans, che oltre ad alzare il colesterolo "cattivo" abbassano anche i livelli di quello "buono". Principali rappresentanti di questi grassi sono i grassi insaturi idrogenati, che si trovano soprattutto negli oli vegetali resi solidi (come la margarina) spesso presenti negli snack, e si possono trovare in dosi inferiori anche negli oli lavorati industrialmente e nei cibi fritti.

Immagine che rappresenta una persona che sta facendo un esame per malattia cardiovascolare


Contaminanti dell'olio di palma 

Un problema relativo all’olio di palma è legato alla trasformazione che subisce durante la lavorazione industriale. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha illustrato che il vero problema per la salute non sarebbe l’olio di palma di per sé, ma la presenza di alcune sostanze che si formano durante la sua lavorazione. Infatti, il trattamento degli oli vegetali sfrutta temperature elevate (200 °C), formando alcune sostanze che si accumuleranno nel prodotto alimentare:

  • Glicidil esteri degli acidi grassi (GE);
  • 3-monocloropropandiolo (3-MCPD);
  • 2-monocloropropandiolo (2-MCPD);
  • Relativi esteri degli acidi grassi.

L’EFSA, che valuta le dosi consigliabili di molecole ad uso alimentare per prevenire problemi di salute, ha stabilito che i GE costituiscono un rischio per la salute in quanto cancerogeni e genotossici, ovvero in grado di modificare e danneggiare il DNA e provocare tumori. Per evitare questo problema, la Commissione Europea ha emanato il Regolamento 2018/209 che definisce i limiti massimi di esteri glicidil esteri in oli e grassi vegetali che possono essere contenuti nei prodotti alimentari. L'industria alimentare deve quindi monitorare e limitare la presenza di tali sostanze negli alimenti immessi sul mercato. Per esempio, Ferrero Group lavora l'olio di palma presente nella sua celebre crema spalmabile con processi a temperature controllate e basse, in modo che non rilascino GE. 

Oggi il contenuto di questi contaminanti nell'olio di palma è basso ed è molto difficile che si possano assumere quantità così elevate di olio di palma perché possa avere effetti cancerogeni.


Olio di palma e sostenibilità

L’olio di palma copre circa un terzo della domanda di olio mondiale: viene impiegato nell’industria alimentare, nella produzione di cosmetici e detergenti, nei biocarburanti. Così, il suo consumo e la sua richiesta mondiale crescono di anno in anno. Oggi produciamo più di 30 volte l’olio di palma che producevamo negli anni Settanta. Ciononostante, le palme da olio occupano soltanto il 9% dei terreni dedicati alle coltivazioni di piante da olio. Infatti, le palme da olio sono molto efficienti: per esempio, da questa palma si ricava 7 volte l'olio prodotto dai girasoli a parità di terreno occupato dalla coltivazione. Quindi, la palma da olio è molto efficiente ed è quindi una scelta che ottimizza le risorse e gli spazi: il problema deriva da dove e come è stato coltivato. 

Per produrre più olio di palma, specialmente nel Sud Est asiatico, i coltivatori locali hanno spesso incendiato porzioni di foreste tropicali per trasformarle in monocolture di palme da olio. Un processo che ha prodotto inquinamento atmosferico e sacrificato la fauna e la flora del luogo, compromettendone la biodiversità e rendendo alcune specie a rischio di estinzione. Pessime anche le condizioni di vita dei coltivatori di questi campi, sfruttati per la loro necessità di lavorare per sopravvivere.

Istituzioni e industrie hanno preso delle misure per contrastare indirettamente il fenomeno, come la riduzione dell'uso dell'olio di palma negli alimenti e nei biocarburanti e il tracciamento di questa risorsa. Oggi, la deforestazione per la coltivazione di palma da olio si è molto ridotta e si prevede che si arresterà nei prossimi anni, ma sono ancora necessari passi per ripristinare gli ecosistemi distrutti nei decenni passati.

Olio di palma: cosa fare?

L’ideale è variare l’alimentazione, assumendo grassi da fonti diverse e preferendo gli oli vegetali insaturi come l’olio di lino o quello extravergine d’oliva, meglio se a crudo. Attenzione, quindi, alle etichette, che possono mostrare se nel prodotto sono presenti oli idrogenati e altri grassi poco salubri. In effetti, occorre prestare attenzione ai prodotti che dichiarano di non contenere olio di palma, perché al suo posto possono avere olio di cocco o burro di cacao, ugualmente ricchi di grassi saturi e quindi da assumere in dosi ridotte. 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

L’olio di palma fa male o no?

L'olio di palma ha pro e contro: a crudo, sembra fornire vitamina E e B, con effetti antiossidanti e altri benefici per la salute. Tuttavia, il processo a cui viene sottoposto per l'estrazione e il trattamento possono contaminarlo con sostanze cancerogene, anche se in quantità trascurabili. Il problema principale legato all'olio di palma è la deforestazione dovuta alla domanda crescente per la produzione di biocarburanti, che ha favorito la crisi climatica e la perdita di biodiversità.

Perché l'olio di palma non fa bene? 

L’olio di palma è costituito per il 50% di grassi saturi, che possono provocare problemi cardiovascolari per cui sono da preferirsi i grassi insaturi. Tuttavia, il vero problema per la salute sono i contaminanti che si possono produrre nel corso del trattamento industriale degli oli vegetali, che hanno effetti cancerogeni. Attualmente, però, i processi industriali sono regolamentati e queste sostanze si trovano a livelli così bassi che un consumo moderato di olio di palma non espone a rischi.

L’olio di palma è cancerogeno?

Il trattamento industriale degli oli vegetali utilizza alte temperature che possono portare alla produzione di sostanze potenzialmente cancerogene. Tuttavia, la regolamentazione sul tema e i conseguenti adattamenti delle industrie hanno fatto sì che il contenuto di questi contaminanti nell'olio di palma sia talmente basso da non costituire un problema, perché occorrerebbe assumerne quantità molto elevate.

Che benefici ha l'olio di palma?

Secondo alcuni studi, l'olio di palma contiene vitamina B ed E, ha effetti antiossidanti e può abbassare i livelli di colesterolo cattivo nel sangue. Tuttavia, l’olio di palma ha pro e contro: è ricco di grassi saturi, che possono favorire malattie cardiovascolari; inoltre, l'estrazione dal frutto e altri processi industriali che subisce prima di arrivare al nostro piatto lo deprivano di parte di queste sostanze nutritive e possono contaminarlo con molecole insalubri.

Dove si usa olio di palma?

L’olio di palma viene impiegato soprattutto nella produzione di alimenti, come dolci, prodotti da forno e oli da cucina. Un quarto è utilizzato in cosmetici e detergenti o altre applicazioni industriali. Infine, una piccola parte (il 5%) è destinata alla produzione di biocarburante per i trasporti, l'elettricità o il calore.

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